Come riconoscere le personalità tossiche e imparare a difendersi: l’intervista a Thomas Erikson

by Claudia Pellicano

Thomas Erikson è uno dei maggiori esperti di una materia che avremmo dovuto apprendere dalla più tenera età e che non si insegna in nessuna scuola: come riconoscere in tempo una personalità tossica e salvaguardare, così, il nostro benessere fisico e mentale. È autore di Surrounded by psycopaths, un testo che indaga la manipolazione psicologica e le conseguenze di un’interazione inconsapevole con un’identità psicopatica; ha di recente tenuto un webinar in inglese condiviso su Youtube.

È possibile tracciare l’identikit di uno psicopatico? Fortunatamente possiamo individuare degli schemi, dei tratti caratteriali e comportamentali ricorrenti:

  • il fascino: tendono a porsi in modo gradevole;
  • la manipolazione: sono estremamente bravi a confondere e ingannare;
  • la falsità: sono bugiardi patologici e si approfittano della naturale tendenza della gente a credere. Mentono per capire quanto possono andare lontani, è una cosa che dà loro energia;
  • l’assenza di coscienza morale;
  • uno stile di vita parassitario- se andassimo a pranzo con loro, scopriremmo che dimenticano sistematicamente il portafogli.

Una caratteristica comune è il narcisismo esasperato: non tutti i narcisisti sono psicopatici, ma ogni psicopatico presenta un ego fortemente narcisista, che lo autorizza a commettere qualunque azione senza provare alcun rimorso. Rendere infelici gli altri rientra nel suo diritto: si accorge di quando e quanto fa soffrire, ma non gli importa, perché è sprovvisto di empatia. È un fenomeno potenzialmente molto preoccupante, poiché espone a delle personalità prive di giudizio etico.

Capita a tutti di incontrare individui senza tatto, privi di dimestichezza con le regole sociali, a cui non importa di ferire, perché non sentono quello che sentono gli altri. Allora è fondamentale identificare determinati leitmotiv di comportamento; se, ad esempio, ci scopriamo forzati a fare qualcosa che normalmente non faremmo, è probabile che ci stiano manipolando.

Erikson si addentra nelle differenze tra psicopatia e sociopatia. Psicopatici si nasce, rileva una forte componente genetica, quindi ereditaria. L’amigdala, il centro emozionale del cervello, in uno psicopatico è meno attivo, ed è per questo che, almeno al momento, non c’è possibilità di guarigione. Negli esperimenti di cura la situazione è peggiorata, perché ha dotato soggetti disturbati di nuove informazioni utili. Sociopatici, invece, si può diventare in seguito a un abuso o a un evento particolarmente traumatico.

Secondo le stime, la percentuale mondiale di individui psicopatici si attesterebbe tra il 2% e il 4%, il che è un’enormità se pensiamo che, nella migliore delle ipotesi, parliamo di almeno 170 milioni di persone. La ricerca scientifica, inoltre, sostiene che il 75% sia composto da uomini.

Confrontarsi con uno psicopatico è un’esperienza sterile e frustrante, perché non ci si sfida sul terreno della logica. Se possibile, è consigliabile allontanarsi; in caso contrario, bisogna riconoscere la tipologia e tenere a mente i propri punti deboli. Per difenderci, oltre a individuare i tratti distintivi di una personalità tossica, dobbiamo imparare a conoscere noi stessi. Le nostre debolezze, infatti, ci espongono alla manipolazione di soggetti senza scrupoli: non tutti siamo manipolati o manipolabili allo stesso modo, e più ci comprendiamo, più siamo vigili sulle nostre fragilità. Diversamente, diventiamo vulnerabili. A volte non è sufficiente prestare ascolto alla propria intelligenza, bisogna ascoltare il cuore e fidarsi del proprio istinto. E, naturalmente, è fondamentale coltivare il rispetto per sé stessi.

Due sono le tecniche di manipolazione più utilizzate: una è il cosiddetto gaslighting, che consiste nel far dubitare la vittima della propria capacità di giudizio. Uno psicopatico mente, tradisce e ferisce i sentimenti altrui senza assumersi alcuna responsabilità per le proprie azioni, ma, al contrario, spesso addossando la colpa agli altri, negando ogni evidenza e perfino atteggiandosi a vittima. È particolarmente insidioso: insinua che il problema sia negli altri e che siano loro a essere sulla difensiva.

Un’altra è il love bombing, l’arbitraria dispensazione di critiche e lodi. Chi ne è oggetto non sa se e quando arriverà un complimento o un insulto, e questo gli crea grande insicurezza. Molti psicopatici, i più sofisticati, usano entrambi gli stratagemmi. Esistono sicuramente psicopatici stupidi, ma la maggior parte ha un quoziente intellettivo alto e sa portare l’altro a fare il proprio gioco senza che la vittima se ne renda conto. Tanti raggiungono perfino posizioni apicali, di potere, di leadership, spesso politica.

bonculture ha intervistato Tomas Erikson.

Ha un’idea del perché la maggior parte degli psicopatici sia composta da uomini?


Statisticamente, sembra che siano il 75%. Le ricerche, tuttora in proseguimento, non sanno ancora dirci perché. Possiamo comunque azzardare un’ipotesi: è possibile che il numero di donne che manipolano sia maggiore del 25%, e che i casi che le coinvolgono semplicemente emergano meno. Questo perché le donne hanno meno inibizioni nel riconoscere di essere state ingannate, mentre l’ego maschile spesso impedisce un’ammissione del genere. Tutto quello che sappiamo è che uomini e donne con psicopatie si comportano in modo diverso, le donne usano soprattutto il sesso per manipolare.

Gli psicopatici si innamorano? Provano mai sentimenti autentici nei confronti di qualcuno?


No. L’amigdala, responsabile delle emozioni, è meno sviluppata negli psicopatici, che non riescono a provare autentici sentimenti verso l’altro. Come esempio possiamo citare un fatto legato al neuroscienziato James Fallon a cui, durante un’intervista, venne chiesto se amasse la moglie. Lui rispose che erano sposati, il che non è la stessa cosa. Dalla scansione del cervello di Fallon si riscontrò che l’amigdala era effettivamente meno attiva della norma. Gli psicopatici comprendono, astrattamente, il concetto d’amore, ma non provano emozioni. Possono soltanto mimarle.

Soffrono? Se, per ipotesi, subissero quello che fanno agli altri, capirebbero, vedrebbero quanto male fanno?


No, capiscono il concetto di emozione, ma non la provano. Quello che possono avvertire sono solo emozioni negative, odio, che spesso scaturisce anche dal diritto a ferire che sentono di avere. Se restituissimo loro un torto questo non gli farebbe comunque aprire gli occhi, al massimo esaspererebbe il loro desiderio di vendetta.

Durante il suo seminario, mi è venuta in mente Maria Antonietta di Francia e il tristemente noto episodio in cui avrebbe consigliato al popolo affamato di mangiare brioches; è possibile che alcuni individui siano viziati fino al punto di diventare indifferenti al dolore altrui?


È possibile che un’educazione particolarmente indulgente crei degli individui dalla personalità narcisista e autoreferenziale. Un bambino viziato diventa un adulto particolarmente problematico, specie nel mondo industrializzato dove l’avere, il consumismo, la competizione e il desiderio di far colpo su persone di cui neanche ci importa sono notevoli.

Oggi vediamo un proliferare di bullismo, specialmente (ma non esclusivamente) tra i giovani. Uno degli aspetti più drammatici è che questo fenomeno spesso è perfino giustificato da famiglie e genitori; l’empatia può essere insegnata?

In uno psicopatico, sfortunatamente no. Gli si può spiegare cos’è l’empatia, ma non la proverà mai. Soltanto per fare un esempio, possiamo paragonare la psicopatia al daltonismo: è possibile spiegare a un daltonico la differenza tra i colori, ma non sarà in grado di distinguerli. I genitori, comunque, non dovrebbero convalidare comportamenti narcisistici.

A me la stima del 2%-4% sembra ottimistica, se ci limitiamo anche solo alle notizie di cronaca o sperimentiamo delle interazioni umane su base giornaliera. È la percentuale di soggetti pericolosi, malati a livello patologico? Esistono svariati gradi di psicopatia? 

La scienza non è unanime, alcuni dicono il 2% (che è comunque una percentuale altissima), altri pensano che sia di più. Al di là di queste percentuali di psicopatici in senso stretto ci sono senz’altro molti individui che presentano tendenze narcisistiche, altri disordini della personalità non diagnosticati.

Tutto piuttosto inquietante. Se ci si sente confusi, la psicologia suggerisce di tenere a mente tre categorie di persone: chi ci ha aiutato in un momento difficile; chi ci ha abbandonato in un momento difficile; e chi ci ha messo in un momento difficile. E, nell’ultimo caso, se possibile, fuggire.




PH CREDITS Gabriel Liljewall

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