Covid-19, arriva la app per il sesso a distanza. Il sessuologo Scaringello: “Nulla sarà più come prima, il virus banco di prova per le coppie”

by Lia Mintrone

Il sesso al tempo del coronavirus. C’è chi potrebbe farlo e non lo fa perché non si desidera, c’è chi si desidera ed è impossibilitato a farlo per la distanza. Mala tempora per le coppie, per quelle che vivono insieme come fratello e sorella con il tempo scandito da pranzo, cena e pennica pomeridiana e per quelle messe a dura prova perché non vivono sotto lo stesso tetto o si amano clandestinamente.

Qualche esperto ha già sentenziato che dopo questo tragico periodo, gli unici che vedranno impennarsi i le parcelle professionali saranno i matrimonialisti. Perché se la vita ordinaria ante virus portava le coppie a condividere al massimo le due, tre ore serali davanti alla tv prima del bacio fraterno sulla fronte che induce al sonno profondo meglio di trenta gocce di Xanax, la vita che si fa da una quindicina di giorni a questa parte è a prova di nervi, insofferenza e di voglie represse. Ma attenzione, non tutto è perduto per chi, nonostante tutto, ha voglia di stare insieme.

Mentre alle coppie che non si desiderano più ci penserà l’avvocato, a quelle che ancora fremono ci pensa la tecnologia.  Eccoli sul mercato dei giocattoli sessuali interattivi, una specie di play station per le coppie focose, che consentono loro di fare l’amore a distanza. I sex toys per lui e per lei sono perfettamente sincronizzati e reagiscono seguendo i movimenti del partner. Tutto questo è possibile grazie a una app da scaricare sullo smartphone. Dei sensori permetteranno che si attui quella famosa legge della fisica secondo cui ad ogni azione corrisponde una reazione. Il tutto ovviamente sinergica e a distanza. Rigorosamente touch. Chi li ha inventati dispensa anche consigli, tra cui quello di iniziare a scaldarsi con la ormai classica videochiamata su whatsapp ma anche su messanger. E una volta infoiati al punto giusto, un due tre, via. Inizia la maratona.  Basta spingere il tasto e, voilà, il segnale arriva dall’altra parte dello schermo. Perché se Florentino e Fermina, indimenticabili personaggi de ‘ L’amore ai tempi del colera’ hanno aspettato 51 anni, 9 mesi e 4 giorni per consumare il loro unico e irripetibile amore, le coppie di oggi preferiscono godersi la vita. Perché, forse, il miglior modo per sconfiggere la paura, è rispondere con l’amore. O no?

Lo abbiamo chiesto al dott. Luigi Scaringello, Ginecologo- Psicoterapeuta- Sessuologo clinico di Bari

Dottor Scaringello, la paura scatena l’amore e la passione?

Il primo elemento di tipo psicanalitico a cui penso è il richiamo di sempre, thanatos che richiama eros, perché il binomio morte ed eros è un binomio inscindibile ed è sempre esistito. L’idea di un incombente pericolo mortale se in alcuni soggetti predispone a un atteggiamento depressivo e di resa, in molti altri invece funge da miccia che innesca la voglia di eros, come per godere fino in fondo in un ipotetico breve tempo rimasto, quello di cui magari non si è mai goduto o che forse si ritiene di aver diritto a godere

Parliamoci chiaro, però. Ci sono anche coppie che ancora prima del coronavirus avevano appeso al chiodo ogni passione

E sì, perciò non è possibile una risposta univoca per tutti. Diciamo che, questo forzato ritrovarsi per molte ore al giorno, apre vari scenari.  E questa situazione, tempi dilatati in piccoli spazi, porta inevitabilmente, a far arrivare i nodi al pettine. Pertanto, se prima il poco tempo condiviso permetteva dinamiche di tipo elusivo, questo non è più possibile

E quindi?

La situazione auspicabile forse sarebbe quella di una coppia che ritrova nei piccoli gesti della quotidianità una comunicazione che forse si era persa nel vortice della nevrosi giornaliera. Condividere piccole faccende domestiche o aspetti culinari può aiutare in questo senso. Ma comunque richiede lo sforzo della comunicazione e dell’accettazione della diversità dell’altro. La premessa è che tutto ciò è estremamente faticoso e non facile. Perché siamo autocentrati, ciascuno di noi è portato in maniera autoreferenziale a ritenere la propria visione della cose la più giusta. Lo sforzo dell’amore fondamentalmente è, ed è anche la sua ricchezza, riuscire a vedere il mondo con gli occhi dell’altro. In questo l’amore è un atto rivoluzionario e creativo.

Il sessuologo Luigi Scaringello

Non semplice

Infatti, è il motivo per cui gran parte delle coppie si trova, in maniera più o meno acrobatica, a gestire relazioni extraconiugali in una così difficile situazione. Come si diceva all’inizio, la tecnologia in questo frangente risulta essere strategicamente fondamentale. Dalla banale chat whatsapp passando per la videochiamata si arriva alle ultime tecnologie dei sex toys che prevedono la possibilità di stimolare la partner mediante un cosiddetto dildo comandato a distanza grazie a una specifica app installata sul proprio telefono. Ovviamente c’è la possibilità di guardarsi sul proprio cellulare. Ed ecco che quel piccolo oggetto onnipotente, ormai immancabilmente presente nelle nostre mani, lo smartphone, si dilata fino a diventare la camera del B&B che prima accoglieva i due amanti, senza nemmeno l’imbarazzo del proprietario che porgeva le chiavi.

Non si corre il rischio che l’idea di un sesso virtuale appagante possa bastare da solo a sostituire una relazione senza legami e senza fisicità?

Io non credo che questo possa accadere, le chat hanno avuto anche funzioni positive. Non bisogna demonizzare la tecnologia, uno strumento non è mai cattivo in sé, la variabile è rappresentata dall’uso che noi ne facciamo. Perché dobbiamo pensare che un sesso senza legami sia di per sé negativo? Ci possono essere situazioni in cui l’aspetto ludico può essere appagante e fine a se stesso. In sessuologia non è importante la morale ma l’etica. Quindi non dobbiamo porci delle regole, ma puntare al rispetto delle persone. Ovvio che c’è il rischio che personalità insicure possano chiudersi nel bozzolo della tecnologia ed evitare ogni contatto reale con l’altro. Pertanto, l’elemento che ci fa comprendere se la cosa è patologica o no, è la persistenza e la pervasività.

Tuttavia resta una sessualità vissuta nella virtualità, la passione è fatta anche di odori, sensazioni e tanto altro

Domanda interessante e risposta vasta. Di fatto la nostra vita, per una buona parte, è fatta di atti virtuali. Prima, anche solo per acquistare una maglietta, entravamo in un negozio, parlavamo con la commessa, tenevamo in mano la maglietta, ne guardavamo la fattura, ne sentivamo perfino l’odore, la indossavamo e alla fine decidevamo se acquistarla o meno.  Adesso, invece, gran parte degli acquisti, specie nelle nuove generazioni, avviene tramite internet. Di fatto ci stiamo abituando alla mortificazione di alcuni canali sensoriali che, così come riportato nella domanda, sono prima di tutto l’olfatto e il tatto. Ma questa è un’operazione che è cominciata da tempi ancestrali, di fatto già quando la specie umana ha raggiunto il traguardo delle posizione eretta, quando ha iniziato a vestirsi per di più coprendo il proprio odore con unguenti e profumi, riducendo di molto ridotto l’importanza dei feromoni che sono gli odori sessuali. Questa operazione di civilizzazione ora sta raggiungendo i suoi estremismi che sono sia temporale che spaziale. Se prima dovevo scrivere materialmente una lettera, spedirla, attendere giorni affinché arrivasse   e altrettanti per ricevere una risposta, adesso il tempo è ridotto alla frazione di secondo che serve per schiacciare il tasto di invio. Lo spazio che prima era un elemento ineludibile, un ostacolo ineludibile all’incontro, ora non lo è più. Con questi nuovi mezzi virtuali essere nella stanza accanto o agli antipodi non fa alcuna differenza

Il rischio che tutto ciò risulti appagante è elevatissimo

Non esiste uno standard di sesso appagante, ma è come la persona lo vive. La singolarità dell’eros risiede proprio in questo, non è tanto importante la cosa in sé ma come il soggetto che la vive la interpreta, e la narra a se stesso e al partner.  Ancora di più per le personalità insicure alle quali, mi sia concessa la superficialità, la possibilità di una interazione erotico-sentimentale a distanza può dare quella tranquillità che, di persona, sarebbe improponibile. Ma questo lo osserviamo quotidianamente sui social dove persone che dietro una tastiera mostrano aggressività, verbosità e facilità di comunicazione, una volta incontrati personalmente si mostrano tutt’altro. In un certo senso, la tastiera è un disinibitore molto più potente dell’alcol. Una persona si spoglia molto più facilmente davanti a una web cam piuttosto che dal vivo. Il soggetto vive come la sensazione che gli agìti della second life (quella che ci costruiamo con gli strumenti tecnologici, ndr.) siano una faccenda puramente ludica e irrilevante nella vita reale. Ed è anche interessante una riflessione sulla second life perché, l’utilizzo di filtri di cui gli attuali mezzi sono ricchissimi, e il fatto che si possa rappresentare e raccontare di sé qualsiasi cosa senza un concreto riscontro, permette al soggetto di viversi come non è ma come vorrebbe essere, magari emulando personaggi famosi o di fantasia

Che idea si è fatto dell’effetto post coronavirus? Per molti è in atto una rivoluzione, una vera sliding doors che cambierà la vita di molte persone. Insomma, il redde rationem dei latini

Concordo con chi ci vede alle prese con una specie di spartiacque epocale. Tanti nodi verranno al pettine, non può essere una faccenda che si chiude banalmente. Certamente cambierà molto il nostro modo di vederci e di vedere gli altri. A maggior ragione, nell’ambito della relazione di coppia. Però va anche detto che la natura umana non è mai cambiata. Come nella tragedia greca, cosi nell’attualità, le persone si muovono con le medesime dinamiche. Piuttosto, il quadro che intravedo in questa tragedia epocale pandemica è il rischio di una maggiore solitudine camuffata nella pizza confinata insieme o nella canzone cantata sul balcone. Perché è questo il rischio che si corre se ci si ferma solo a queste esteriorità. Ripeto, a mio modo di vedere, le due chiavi per un reale cambiamento sono la comunicazione di coppia e l’accettazione della diversità dell’altro. E su questo permettetemi di aggiungere un elemento a me molto caro, quello del perdono, del perdonare a se stessi e all’altro quello che si è sbagliato. È l’unica via di uscita dalla tragedia del vivere umano

Secondo lei, scoppieranno o no tutte queste coppie, così come pronosticato?

Non si può rispondere in maniera univoca, ma non sarà il coronavirus a portare queste coppie a scoppiare. Esistono coppie che pur non amandosi più, anzi ferendosi reciprocamente, continuano a vivere insieme, per dirla alla Nanni Moretti, continuando a farsi del male. Sarò più chiaro, queste coppie arriveranno a esplicitare questa fallita unione in seguito a molteplici fattori di tipo personale, ad esempio insicurezza o comodità, se non di tipo economico. Il coronavirus è un banco di prova totale per la maggior parte delle coppie, spetta a entrambi i partner giocarsi la partita.  In bocca al lupo a tutti noi .

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