Covid-19 dall’imprevedibile e tardiva evoluzione. “Il peggioramento può manifestarsi anche dopo una settimana dal ricovero”

by Daniela Tonti

In questi giorni di quarantena da Covd-19 ci sono dei concetti che sono ormai scolpiti nella nostra coscienza e nella nostra capacità di recepire messaggi scientifici complessi. Eppure il virus, per l’eccezionale rapidità del contagio al Nord, rimane ignoto, misterioso. Si diffonde con le goccioline? Basta davvero il distanziamento? Quanto è aggressivo negli ambienti chiusi?

Abbiamo rivolto alla professoressa Teresa Antonia Santantonio, Direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria “Ospedali Riuniti” di Foggia, le domande che tutti si pongono e su cui ancora non c’è unanimità nell’opinione pubblica.

Prof.ssa, quanti pazienti Covid sono ricoverati al momento nel reparto di malattie infettive?

Presso il nostro reparto sono ricoverati 21 pazienti con malattia lieve moderata.

Sono più donne o uomini? Il più giovane quanti anni ha?

Prevalgono gli uomini, il paziente più giovane ha 19 anni

Glielo chiediamo perché pare essere una patologia che colpisce e degenera in misura minore nelle donne.

E’ ancora  troppo presto per trarre conclusioni

Supponiamo ci siano anche ricoverati con altre patologie, giusto? Il Covid può convivere a livello di organizzazione logistica con altre patologie, in che modo?

In questo momento noi abbiamo ricoverati soltanto pazienti con COVID-19, quindi non ci sono pazienti ricoverati per altre patologie. Se invece la domanda è come gestire un paziente COVID che dovesse presentare nel corso della degenza un’altra patologia (per es. infarto, ictus…) la risposta è: il paziente seguirà il percorso COVID definito per quella patologia

Come decorre questa malattia?

La maggior parte dei pazienti, 70%, presenta una malattia lieve o di moderata gravità, il 25% forme gravi ed il 5% forme molto gravi che richiedono il ricovero in rianimazione.  L’evoluzione è imprevedibile ed il peggioramento può essere tardivo e manifestarsi dopo una settimana dal ricovero. I fattori di rischio per la progressione della malattia sono l’età avanzata e le malattie croniche concomitanti come diabete, cardiopatia, epatopatia, BPCO (broncopatia cronica ostruttiva), malattie renali, tumori, immunosoppressione.

Lei ha avuto modo di osservare pazienti guariti o in via di guarigione?

Sì abbiamo già dimesso diversi pazienti guariti clinicamente ovvero con risoluzione dei sintomi e segni della malattia, ma ancora positivi al test. Questi pazienti, una volta dimessi rimangono in isolamento domiciliare obbligatorio e vanno monitorati fino all’esito di 2 tamponi negativi.

Riguardo l’altissima contagiosità ci sono ancora pareri scientifici molto contrastanti. In un primo momento sembrava fossero le goccioline di saliva e quindi un contatto ravvicinato invece piano piano sta venendo fuori che il virus resta nell’aria e ha una vita anche molto lunga sugli oggetti. È verosimile? Può aiutarci a fare chiarezza?

La principale modalità di trasmissione del virus SARS-CoV-2 è attraverso le goccioline di saliva/secrezioni respiratorie emesse con i colpi di tosse, gli starnuti o semplicemente parlando, così come accade per i virus influenzali o altri patogeni respiratori. Il numero elevato di persone infettate indica una efficiente trasmissione da persona a persona.  La fonte dell’infezione sono i soggetti sintomatici, tuttavia i dati della letteratura dimostrano che il virus può essere trasmesso prima della comparsa dei sintomi. L’infezione trasmessa da individui asintomatici giustifica l’assenza di esposizioni identificabili in molti casi confermati.

Il virus può anche sopravvivere per diverse ore sulle superfici come tavoli e maniglie delle porte, in questo caso la trasmissione del virus può avvenire toccando con le mani contaminate (non lavate) naso, bocca o occhi. Rimane controversa la trasmissione del virus per via aerea. Con questa modalità piccole goccioline cariche di virus potrebbero essere spostate dai flussi d’aria e depositate a distanza. I dati finora disponibili indicano che il virus può rimanere vitale e infettivo negli aerosol per alcune ore, ma in condizioni limitate e che la trasmissione avviene prevalentemente con le goccioline di saliva e non come aerosol.

Un’altra domanda riguarda uno studio inerente l’assunzione di ibuprofene o di antifiammatori che pare avvantaggino l’attecchimento del virus nell’organismo. Lei che ne pensa?

Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’EMA (Agenzia europea per i medicinali) sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia.

Per quanto riguarda gli antibiotici che ricordo sono attivi contro i batteri ma non contro i virus, sarà il medico a valutare se in un paziente con COVID-19 è richiesto l’uso di antibiotici per combattere eventuali infezioni batteriche concomitanti o sovrapposte.

State sperimentando il farmaco anti artrite reumatoide?

Si

Come vi state organizzando in reparto? Quanti posti letto ha?

Sicuramente la nostra vita è cambiata ed è notevolmente aumentato il carico di lavoro. Oltre al reparto di malattie infettive già esistente, sono in corso di allestimento due reparti sovrastanti al nostro allo scopo di aumentare il numero di posti letto per i pazienti COVID positivi.

Professoressa un’ultima domanda. Sappiamo che ci sono parecchie persone positive al Covid in quarantena a casa. Il dato non è stato diffuso ma si sa che è un numero comunque superiore agli ospedalizzati e che si tratta di pazienti che sostanzialmente stanno bene. Come si svolge questa quarantena? Siete chiamati a dei consulti telefonici?

I pazienti infettati ma asintomatici o con sintomatologia lieve devono rimanere a casa in isolamento domiciliare. Il medico di medicina generale viene avvisato della quarantena del suo assistito, così come il servizio di prevenzione del territorio. Ogni giorno la persona in isolamento domiciliare dovrà effettuare la misurazione della temperatura due volte al giorno, agli stessi orari, annotarla e comunicarla al proprio medico di famiglia o all’operatore del servizio di prevenzione, ai quali segnalerà anche l’insorgenza di sintomi respiratori (tosse, dispnea…). Se il soggetto diventa sintomatico viene organizzato il ricovero in ospedale. 

Lei ha avuto modo di vedere le proiezioni sulle curve di contagio? Cosa prevede?

Le proiezioni sono preoccupanti, non essere preoccupati sarebbe andare contro l’evidenza. Ma ciascuno di noi può contribuire alla riduzione dei contagi rispettando alcune semplici regole di comportamento come il lavaggio delle mani e rimanere a casa. Difficile fare previsioni sul tempo necessario per uscire dall’emergenza, tuttavia l’esperienza cinese indica che con il contributo di tutti questo è un traguardo raggiungibile.

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