“Dal plasma iperimmune avremo un vero e proprio farmaco specifico contro il Covid-19”. Il dg Vitangelo Dattoli illustra la sperimentazione pugliese

by Antonella Soccio

Il Policlinico di Bari e il Policlinico di Foggia in Puglia hanno approvato la sperimentazione sul plasma iperimmune per la cura del Covid-19 in pazienti ospedalizzati. La terapia antichissima e tra le prime della storia delle pandemie sta dando buoni risultati a Pavia e a Mantova, con minima tossicità.

Secondo il virologo Guido Silvestri, docente della Emory University di Atlanta, tra i vantaggi del trattamento, “oltre alla promettente efficacia”, ci sono “il costo basso e la grande sicurezza”. Tuttavia “i limiti principali del trattamento sono la virtuale impossibilità di standardizzazione (vista la variabilità da donatore a donatore) e, durante la prima fase della pandemia, la scarsa disponibilità di donatori”.

Nella regione governata dal presidente Michele Emiliano, che è anche assessore alla Sanità, dopo l’ozonoterapia, c’è molto entusiasmo per la sperimentazione sul plasma. Ne abbiamo parlato col direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia Vitangelo Dattoli per conoscere gli steps dell’indagine e del protocollo medico scientifico.

Dottor Dattoli, quando comincerete a somministrare plasma ai malati Covid?

È una sperimentazione, quindi c’è un protocollo molto rigido, i due comitati etici che hanno approvato il protocollo sono il Comitato interprovinciale del Policlinico di Bari e il Comitato etico interprovinciale del Policlinico di Foggia. Per la sperimentazione è obbligatorio che ci sia il parere dei comitati etici, non perché sia dannosa, ma qualsiasi procedura passa dal Comitato etico, è previsto per legge. I 2 comitati si sono espressi: il Policlinico di Bari ha il coordinamento del Laboratorio di Padova, che in questo momento è l’unico che ha una ricerca su quel tipo di anticorpi cosiddetti neutralizzanti. Una ricerca che da noi in Puglia farà l’Istituto Zooprofilattico. Questo per quel che riguarda la ricerca laboratoriale, per la ricerca sulle sacche i servizi monotrasfusionali hanno organizzato un team di cinque persone tra cui il Primario, che parteciperà alla ricerca delle sacche che poi diventano un vero e proprio farmaco, come è stato per la Sars.

Ma la ricerca del plasma è autoctona? Ogni ospedale Covid si occupa della sue sacche o ci saranno degli scambi?

Ogni ospedale Covid ha i suoi malati e conosce i suoi potenziali titolari di anticorpi, di conseguenza ogni ospedale selezionerà i casi in base a certi parametri, che sono il titolo degli anticorpi.  

Avete già cominciato a prelevare plasma dai pazienti Covid? Avete privilegiato solo i guariti o anche chi è ancora positivo?

I guariti. C’è un protocollo molto affinato che indica a chi chiedere e quali anticorpi ricercare. Abbiamo fatto un approccio di studio, il San Matteo di Pavia lo sta sperimentando da appena 3 settimane, ma lì c’è grande ottimismo per i risultati. Io credo che avremo a breve un vero e proprio farmaco specifico a disposizione, come è stato per la Sars e nel Novecento in altre esperienze pandemiche.

Tuttavia alcuni virologi, penso alla professoressa Ilaria Capua, hanno anche messo in guardia rispetto ai rischi del plasma.

Noi seguiremo i protocolli nazionali col CNS, che la prima cosa che dice è di verificare l’azzeramento dei rischi. Da medico dico, anche se non ho l’autorevolezza del virologo, di un clinico o di un trasfusionista, che siccome siamo di fronte ad un siero iperimmune vengono trasmessi gli anticorpi e non più il virus, con gruppi sanguinei compatibili. Non riesco a vedere alcun rischio; ci sono degli studiosi che si assumono la responsabilità gestionale di studio e di applicazione per cui siamo sicuri. Lo stanno utilizzando sia in Italia sia all’estero, ho letto dei report, senza ancora i dati consolidati, ma sta andando molto bene.

Quanti sono i guariti Covid-19 attualmente?

Al Policlinico di Foggia?

Sì, al Policlinico.

Circa 100.

A tutti e 100 è stata fatta la richiesta della “donazione”?

No assolutamente, sono reclutati in base a certi criteri, abbiamo tutti i dati, c’è una particolare procedura, che prevede l’individuazione. C’è ancora uno studio da fare, è proprio questo l’oggetto dello studio, che tiene conto delle esperienze maturate dal San Matteo e dai laboratori di ricerca esteri.

Il dg del Policlinico di Foggia ed ex dg del Policlinico di Bari

Pensate di somministrarlo solo a particolari pazienti o a tappeto?

Non è un farmaco, che si può dire si prende prima o dopo i pasti. L’oggetto dello studio sta proprio in questo, nell’individuare sia i donatori sia il target. Non siamo in grado di dire ora se va somministrato ai pazienti in Rianimazione o a quelli di Pneumologia o di Malattie Infettive.

Glielo chiedevo perché secondo alcuni virologi il plasma è l’extrema ratio, da somministrare quando tutti gli altri mix di farmaci hanno fallito.

Mi permetto di dire, anche se sono cauto, che dai report non emerge questo elemento, ma saranno i clinici a studiare l’applicazione.

A che punto siete invece con i test sierologici?

Ne abbiamo fatti 1/3, su 1500 il 3% di pazienti ha immunoglobuline IgA e IgG. La notizia ufficiale la daremo alla fine dei test. Come risultato intermedio, abbiamo un 3%. Tutti tamponati il giorno dopo, con risultati negativi.

Questo dato cosa racconta? Il virus ha circolato poco?

La presenza degli anticorpi racconta la presenza del virus, il 3% è la percentuale che noi ci aspettavamo. Nessuno di questi ha la malattia, perché tamponati il giorno dopo sono risultati negativi. Questo significa che o il contatto è stato insufficiente per sviluppare la malattia oppure sono diventati non contagiosi, dopo settimane di asintomaticità. Lo stiamo studiando. La percentuale che ci aspettavamo era questa, in un ambiente tra l’altro molto selezionato come l’ospedale.

Questo dato allontana anche la paura di parte dell’utenza nell’approcciarsi all’ospedale?

Certo, la sierologia noi la useremo quando riapriranno tutte le strutture commerciali e le industrie torneranno a pieno regime. Non è una metodologia diagnostica, quella è data dal tampone, ma il tampone così lo si fa solo a chi ha gli anticorpi. Lo fai in maniera mirata.

Direttore, come sta vivendo l’interrogazione parlamentare sui DPI dell’onorevole Marcello Gemmato dei Fratelli d’Italia?

Mah…il parlamentare Gemmato ha voluto delle informazioni sui due casi che sono stati ampiamente sviluppati e sui DPI. Noi manteniamo degli standard elevatissimi, addirittura upgradati rispetto alle previsioni della legge. Lo sanno tutti e l’abbiamo documentato e trascritto. Mi pare che abbia avuto risposte anche dai responsabili del suo stesso partito. Detto questo, noi siamo qui a disposizione dei parlamentari, abbiamo ricevuto anche il parlamentare dei 5 Stelle, l’onorevole Lovecchio, che si è complimentato. Per carità, grande rispetto, ognuno ha le sue opinioni, ma i documenti che abbiamo sono molto robusti.

Per quanto tempo ritiene di dover mantenere in piedi l’area grigia?

Le aree grigie saranno, non in questa dimensione, anche in futuro il baluardo del periodo Covid.

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