Ebselen, il composto che blocca l’infezione da Sars-Cov-2. La ricerca al Politecnico di Milano

by Andrea Giotta

Blocca il Sars-Cov-2 sul più bello. Lega il virus e non lo fa più proliferare. Chi è ? È Ebselen, un composto chimico con grandi proprietà antivirali.

Il suo compito, nell’ambito dell’infezione da Sars-Cov-2, è stato appurato da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” del Politecnico di Milano, guidati dal professor Giuseppe Resnati.

Questa molecola funge da gosthbuster, quello che fa non è altro che riconoscere il virus e impedirne la replicazione. Come? Grazie all’atomo di selenio che ha dentro di se. Proprio questo elemento infatti individua la proteina Mpro del Sars-Cov-2 e la lega, impedendo al virus di invadere la cellula ospite (quella infettata) e replicare all’interno di essa.

La scoperta, eseguita su 10.000 campioni, fatta dal team di ricercatori è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista di caratura internazionale The New Journal of Chemistry.

Ebselen, si attiva al cospetto di numerosi virus che utilizzano come materiale genetico l’RNA, tra questi annoveriamo oltre il Sars-Cov-2 anche il virus dell’epatite e quello dell’hiv.

Il succo della questione, in termini prettamente chimici, si deve rintracciare nel legame calcogeno tra il selenio e la proteina Mpro. Ma cosa è un calcogeno, cosa si intende per legame calcogenico, come avviene?

Con il termine calcogeno, proposto nelle aule dell’Università di Hannover, negli anni Trenta dal professor Werner Fischer, si indicano tutti gli elementi della tavola periodica appartenenti al gruppo 16. Quindi Ossigeno, Zolfo, Selenio, Tellurio e Pollonio. Un legame calcogenico è dunque un’interazione tra due elementi del suddetto gruppo. Nello specifico il cuore di Selenio di Ebselen riconosce residui ossigenati o azotati presenti nella proteina Mpro, che a sua volta è espressa sulla membrana esterna del Sars-Cov-2. Mpro nello specifico è una proteasi, e può essere paragonato ad un amo di una canna da pesca: aggancia la proteina da infettare e facilita l’invasione dell’ospite e la trascrizione all’interno di esso delle sequenze virali.

Inizialmente il composto chimico era stato studiato in correlazione alle patologie causate da stress ossidativo, una condizione per la quale si rompe un equilibrio fisiologico e i radicali liberi agiscono indisturbati creando danni alle cellule dell’organismo. Una conseguenza di tutto ciò può essere il processo infiammatorio, ed è per questo che la funzione di Ebselen era stata appurata in inizialmente studiato in patologie infiammatorie come l’epatite C. In questo caso la sua funzione si esplica nella  capacità di inibire la proteina non strutturale 3 (NS3) propria della struttura dell’ Hepatite C virus (HCV) che  ne facilita la trascrizione. Mentre nell’ immunodeficenza umana tipo 1 (HIV-1) Ebselen ha come bersaglio il capside dell’omonimo virus, una struttura esterna, che avvolge il virus proteggendolo dall’ambiente esterno.

In prospettiva potranno essere sintetizzate e prodotte molecole anche più efficaci del suddetto composto che avranno la capacità di bersagliare le proteine Mpro del virus impedendone la replicazione.

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