“Il numero di positivi è destinato a salire e sarà molto consistente”. L’analisi statistica dell’Università di Padova

by Michela Conoscitore

In occasione del World Statistics Day 2020, il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Padova ha organizzato una diretta su Facebook per fornire delucidazioni in merito ai dati, finora disponibili, sulla pandemia da Covid-19 nel nostro Paese e provare a spiegare i nuovi sviluppi. A presentare l’evento la direttrice del Dipartimento, la professoressa Giovanna Boccuzzo che ha introdotto i colleghi Davide Risso, Laura Ventura e Francesca Bassi i quali hanno provveduto ad illustrare non soltanto la cronologia della pandemia, al momento della sua diffusione tra febbraio e marzo del 2020, ma messo in evidenza quanto i dati statistici forniscono direttive preziose per contenere il contagio.

Il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova non soltanto è un’eccellenza, indicata dal MIUR per il quinquennio 2018/2022, ma è anche al primo posto in Italia in questo ambito e tra le prime al mondo, secondo il ranking pubblicato lo scorso giugno dalla Shangai Ranking Consultancy che ha esaminato oltre quattromila università di novanta paesi per disciplina. Quindi un’eccellenza che mette a disposizione le sue menti più brillanti per comprendere la pandemia ancora in atto nel nostro Paese e nel mondo.

Con il dato dei contagi giunto ad undicimila nella giornata del 20 ottobre, l’incontro è entrato nel vivo con il contributo del professor Risso sull’analisi cronologica della diffusione del virus, utilizzando l’albero filogenetico, un diagramma attraverso il quale ha illustrato i dati con cui si è analizzato non soltanto la provenienza geografica dei malati, a partire da febbraio, ma soprattutto il sequenziamento del virus poiché si sono analizzati quattromila casi, provenienti da tutto il mondo, che hanno permesso di capire come il Covid-19 abbia subito una mutazione del proprio RNA, dando vita così a due versioni differenti di esso, quello di Wuhan in Cina e quello francese, ovvero la variante europea. Se tutto è nato in Cina, come evidenziato dal professor Risso, il vero snodo della pandemia da marzo in poi è stata l’Europa da cui, velocemente, il Covid si è espanso in tutto il mondo.

La professoressa Ventura ha sottolineato l’importanza dei dati da processare, in merito alla pandemia, che sì devono essere interpretati ma forniscono strumenti essenziali per monitorare il virus e aiutare le strutture sanitarie ad organizzarsi. Ovviamente, per quanto riguarda il nostro Paese, i sistemi sanitari regionali e i tracciamenti seguono traiettorie differenti ma, quel che è emerso dagli studi dei gruppi di ricerca statistica dell’Università di Padova è che il patogeno era presente in Italia già nel gennaio di quest’anno. La professoressa Ventura ha inoltre affermato che siamo di fronte ad un aumento significativo dei decessi, e di conseguenza, alla seconda ondata il cui inizio non è da rintracciare nelle ultime settimane ma bensì in estate. Adesso stiamo vivendo la sua fase esponenziale, e il numero di positivi è destinato a salire e sarà molto consistente.

Rispetto a marzo, tuttavia, Ventura ha sottolineato l’aumento dei tamponi e il conseguente tracciamento dei malati, anche degli asintomatici, e ha auspicato possibili lockdown locali, delle chiusure temporanee, per scongiurare un’eventuale ripetizione di chiusura nazionale.

In ultimo, l’intervento della professoressa Bassi che ha fornito un dato molto interessante: la probabilità di ammalarsi per le donne nella fascia d’età compresa tra i 60 e i 79 anni è più bassa. Tale evidenza potrebbe essere frutto di comportamenti più cauti rispetto alla fascia giovanile, ma potrebbe avere anche origine ormonale.

L’identikit dei pazienti Covid, oggi, rispetto agli scorsi mesi è cambiato: l’età media si è abbassata, e quindi si è rafforzata la risposta al virus e di conseguenza diminuita la letalità della malattia, comunque le curve percentuali riguardanti le terapie intensive, illustrate dalla professoressa Bassi durante l’incontro, indicano una crescita evidente e continua. Finora il 9% della popolazione italiana, corrispondente a circa cinque milioni di abitanti, ha contratto la malattia. Con comportamenti adeguati e rispettando le misure di contenimento della pandemia, dovremmo provare tutti a non far aumentare quella percentuale.

Per ulteriori delucidazioni in merito alla pandemia, il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova ha provveduto a fornire dei ‘fondamentali’ per districarsi nella mole di dati e cattiva informazione sul Covid-19.

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