La Sanità privata è pronta per l’emergenza Covid-19. “Fummo d’aiuto già col colera”

by Antonella Soccio

In Puglia l’Aiop (l’Associazione Italiana Ospedalità Privata) rappresenta 12 Case di Cura, 6 Centri di Riabilitazione, 5 fra Residenze Sanitarie assistite e Residenze Socio Sanitarie Assistite per un totale di 3639 posti letto accreditati. L’Aiop fornisce diagnosi, interventi e terapie qualificate in regime di ricovero o di day service, svolge attività di riabilitazione, di assistenza socio sanitaria e domiciliare in favore di migliaia di cittadini pugliesi.

In tempi di Covid-19 in tanti si sono affrettati a far retorica positiva e condivisibile sull’eccellenza della sanità pubblica, specialmente nelle regioni più colpite dal virus, focolaio d’Italia. Si continua a ripetere che negli States il solo tampone per il Coronavirus sarebbe un miraggio, per via della privatizzazione spinta delle cure e delle diagnosi. Tuttavia anche la sanità privata potrebbe presto essere interpellata sia in Lombardia sia in Veneto per dare un supporto alle strutture ospedaliere pubbliche. I medici pensionati, che in larga parte operano e visitano nelle cliniche private, potrebbero presto essere richiamati negli ospedali del Lodigiano.

“Accadde già per il colera del 1984 a Bari, quando io ero assistente universitario al Policlinico di Bari, i reparti di Chirurgia erano pieni di colera e la sanità privata aiutò con le sue strutture il Policlinico, offrendo i propri spazi per liberare i reparti pubblici, dove furono allestite le emergenze dell’epidemia”, ricorda a bonculture il dottor Potito Salatto presidente dell’Aiop Regione Puglia e patron del Gruppo Salatto con diverse cliniche nel Mezzogiorno.  

Per l’arrivo di Papa Francesco a Bari l’Aiop con una lettera accorata ha evidenziato quali sono i drammi della sanità meridionale e di quella pugliese in particolare.

“Non possiamo non denunciare- ha scritto il presidente Salatto- che i nostri cittadini migrano anche per necessità di salute, Santo Padre. Migranti dei viaggi della speranza, migranti sofferenti, migranti condannati ad una assistenza che viene percepita come diseguale. Non è giusto che il diritto alla salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione sia garantito in modo diverso a seconda del luogo in cui si è nati. Il nostro più vivo desiderio è essere messi in condizione di alleviare e attenuare queste diseguaglianze. Per questo vorremmo che i nostri rappresentanti in Parlamento, particolarmente quelli del Sud, sappiano farsi valere per i diritti dei nostri cittadini”.

Al momento, come spiega il dottor Salatto, per il Coronavirus non c’è stata una richiesta da parte dell’ospedalità pubblica alle cliniche e ai medici della sanità privata.

“Viviamo quest’aria sospesa. Accreditati per 100 si continua a pagare 70, nella logica della spesa storica, che è assai dissimile in Veneto rispetto alla Puglia. Al Nord quando non c’era ancora il titolo V ci furono regioni che furono molto brave al welfare e si indebitarono. Lo Stato ricoprì quelle regioni che si erano indebitate e si partì da una spesa storica 100. Al Sud o per incapacità o per alcuni blocchi o per politici poco attenti alla salute, ci si indebitò meno, da allora fatto 100 si va per spesa storica”.

A questo si aggiungono monopoli di diverso genere, che sono poi alla base delle varie inchieste di queste ultime settimane al Policlinico di Foggia.

Secondo il presidente Aiop l’emergenza Coronavirus si scontra con i differenti 21 sistemi sanitari regionali, che non fanno che creare confusione negli ospedali e nei vari protocolli. “Un governo che non è maggioranza nel Paese e che forse non è neppure maggioritario in Parlamento non riesce a governare l’emergenza”, è la certezza di Salatto.

Il presidente Aiop

In questi anni la sanità privata è riuscita molte volte a competere ad armi più che pari con quella pubblica. È il caso oggi delle colonscopie o della chirurgia bariatrica, che attira molti pazienti di altre regioni in Puglia e che ha livelli di prestazione e di efficienza di gran lunga più importanti delle strutture pubbliche, dove le liste d’attesa non smettono di accorciare i loro tempi. Sono 4 i mesi di attesa per un intervento di chirurgia nelle cliniche private. Nella sanità pubblica si va molto oltre i 6 mesi, quando va bene.

“Abbiamo sempre trattato l’obesità, che al Sud è molto sottovalutata ed è un tema carente nel nostro territorio: è una sconfitta per l’azienda universitaria ospedaliera chiamare per questo tipo di operazioni un chirurgo esterno di una casa di cura campana e fargli insegnare la sleeve gastrectomy, che è una resezione gastrica semplice. È possibile che un’Università non sappia fare una resezione gastrica, un’operazione commerciale che potrebbe attirare pazienti? Possibile che l’Unifg non è in grado di fare un intervento per obesità? Non ci posso credere, perché anche se non è in grado in tre mesi impara. Stiamo dando 10mila euro ad un chirurgo di una casa di cura del napoletano per fare obesità al Policlinico di Foggia. Una vergogna, a mio parere. Noi invece abbiamo sempre investito, ho assunto prima un chirurgo che è cresciuto con noi e adesso abbiamo un altro specialista. Anche la regola dei medici pensionati è illogica per più motivi. Il primo è che non tutti i medici settantenni sono uguali, a noi le loro ore non ci vengono conteggiate. In questa situazione di emergenza è logico che saranno richiamati nella sanità pubblica”.

Salatto addebita all’assessore alla Sanità Michele Emiliano uno scarso dialogo con i territori e con chi vive di sanità in quei territori.   

“Non si può pensare di essere governatori senza il dibattito politico, con le componenti di opposizione e di maggioranza, perché poi si rimane soli”.

Per il Coronavirus nel progetto di piano sanitario regionale le case di cura non hanno branche di infettivologia. “Lo Stato e la Regione Puglia hanno deciso che tutto ciò che è malattia infettiva va curato a livello statale- conclude il dottore- Come possiamo essere utili però? Se dovessero aumentare le necessità degli ospedali per i posti letto di infettivologia noi potremmo prenderci carico di quelle malattie che possono essere curate da noi. Si possono poggiare da noi, in modo che da loro si liberino spazi per le malattie infettive. Noi possiamo fare tante cose, ma dobbiamo sederci attorno ad un tavolo senza preclusioni”.

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