Le tante facce del Covid: per i malati di cancro al colon come Martina Luoni l’attività chirurgica viene sospesa

by Andrea Giotta

Il Covid ha tante facce. Tante quante sono gli spike che ha sulla sua membrana. Non solo emergenza sanitaria, non solo pandemia globale, non solo quarantena e restrizioni, ma anche solitudine, dimenticanze, fragilità.

Una di queste facce è quella di Martina Luoni, una ventiseienne milanese, che da tre anni fa a pugni con un cancro al colon.

Una storia analoga a quella del covid19: le parole di Martina partono dalla Lombardia, zona definita, dall’inizio della pandemia, come la culla del virus in Italia, e poco a poco, con una potenza virale, ma positiva, fanno breccia nelle coscienze di chi guarda il video. Sebbene la storia del Sars-Cov-2 sarà ricordata come una pandemia globale dovuta a un virus sbizzarritosi, è anche vero che le conseguenze che esso ha creato hanno avuto ripercussioni gravi soprattutto su chi già aveva una battaglia da combattere. Tra questi combattenti c’è Martina, che per raccontare, denunciare, diffondere e farsi sentire, si affida a Instagram. Se è vero che i dati giornalieri comunicati dai dipartimenti spaventano, se ci spaventa restare chiusi , se ci spaventa il silenzio tombale che pervade alcune città, quasi come un coprifuoco, deve spaventare come alcune situazioni, oggettivamente gravi, siano state dimenticate.

Attraverso poche parole Martina vuole fare capire, avendolo vissuto sulla sua pelle, quanto, dopo aver tanto corso, gli ospedali lombardi comincino ad accusare il colpo ma vuole anche dire “non scordatevi di noi, non possiamo essere lasciati da soli”. Noi, rappresenta una cerchia di persone che, convivendo con patologie il cui alleato è il tempo, necessitano di cure specialistiche e di essere seguite, in ballo c’è la vita.

Tutto comincia tre anni fa quando nella vita di una comune ventitreenne, irrompe come un incubo nel cuore della notte, un cancro al colon con metastasi al fegato. Interventi e chemioterapie, tra una corsia e l’altra degli ospedali cominciano a condire le giornate di una ragazza mai doma, poi dichiarata guarita. Ma nel dicembre 2019 rispunta la malattia che nel frattempo crea una linfoadenopatia. A marzo 2020 il lockdown frena tutto e con esso il sistema sanitario comincia a risentirne. La solitudine nelle visite specialistiche, la mancanza di supporto dei genitori e dei parenti, le difficoltà. Tutto è raccontato con un volto solare e una voce squillante che fanno da filtro narrante alle parole forti dette davanti a una telecamera. Di qui in avanti nasce un vero duello: difronte ci sono una ragazza che ce la mette tutta e una pandemia che ha tante teste quanti sono i problemi che causa.

La conservazione ovarica, richiesta da Martina, salta a causa della pandemia. L’attività chirurgica viene sospesa. Molti interventi, tra cui quello di Martina vengono annullati. Il cancro è una patologia che corre, prolifera e non sempre ha l’”accortezza” di aspettare.

La situazione è grave. Quando dite “è solo un’influenza, sono giovane”, pensate a un vostro parente, un vostro amico che possa necessitare di cure mediche, a prescindere dal covid. Il sistema sanitario non ce la fa”.

Come un guerriero che deve fronteggiare tante avversità Martina non si ferma e sfodera un’arma importante, la sua voce, che vuole dare voce a tutti coloro che sono nella sua stessa situazione, a tutti quei guerrieri che ce la stanno mettendo tutta. Come si può fare per cercare di essere accanto e prendere parte, seppur in maniera simbolica, a queste battaglie? Condividere la voce di questi guerrieri, magari rispettando le regole, indossando la mascherina, restando in casa e osservando le regole, permettendo così a medici e infermieri di avere tempo e spazio per tutti i malati, non solo quelli di covid.

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