«L’evento raro della gravidanza» e la giusta attenzione del ginecologo su anemia e coagulopatie della gestante: intervista al direttore Lorenzo Lo Muzio

by Antonella Soccio

Focus su Anemia e Coagulopatie in Gravidanza” è stato il titolo dell’importante convegno foggiano sul tema dell’anemia, delle emoglobinopatie e delle patologie della coagulazione in gravidanza, che ha inaugurato sabato 23 ottobre il ciclo di incontri finalizzato anche ad instaurare future collaborazioni con altre cliniche ostetriche sul territorio regionale pugliese e nazionale per adottare linee guida comuni.

A fare gli onori di casa il dottor Lorenzo Lo Muzio, Referente Scientifico dell’evento e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia ed Ostetricia Ospedaliera del Policlinico Riuniti di Foggia, a presentare il congresso.

Insieme a lui i Presidenti del Congresso Prof. Luigi Nappi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia Universitaria del Policlinico Riuniti di Foggia e il Prof Ettore Cicinelli, Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia II del Policlinico di Bari.

I lavori scientifici sono stati aperti dalla lettura magistrale del Prof. Pantaleo Greco, Direttore della Scuola di Specializzazione di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Ferrara, dal titolo “Anemia in gravidanza e nel post partum: problematiche ostetriche”. A seguire, la Professoressa Giorgina Specchia, Professore Ordinario di Ematologia dell’Università degli Studi di Bari, ha relazionato sul tema “Anemia in gravidanza: inquadramento diagnostico e principi di terapia”. Infine la docente Elvira Grandone, Dirigente medico responsabile dell’Unità Operativa a valenza dipartimentale “Unità di Ricerca in Emostasi e Trombosi” dell’ IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo ha presentato una relazione su “Patologie della coagulazione nella gravidanza e nel puerperio”.

Nel corso della giornata di studio è emerso con nitidezza quanto sia noto che le donne gravide presentano un aumentato rischio di sviluppare tromboembolismo venoso, da 4-5 fino a 10 volte maggiore rispetto alle donne non gravide. Tale variabilità è giustificata anche dalla presenza contemporanea di altri fattori di rischio, tra i quali l’età della donna, l’obesità, precedenti episodi tromboembolici, stati trombofilici congeniti o acquisiti.

«Parto dal concetto che la gravidanza è un fatto ormai quasi raro, sta diminuendo in maniera drammatica soprattutto al Meridione per motivi sociali, economici, assistenziali. Per questo ad ogni gravidanza va dato il peso giusto, i vari aspetti vanno affrontati con molta professionalità per far sì che l’evento abbia un esito positivo», dice in esordio a bonculture il dottor Lorenzo Lo Muzio, Primario dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia ed Ostetricia Ospedaliera del Policlinico Riuniti di Foggia.

Anemia, coagulazione, diabete, ipertensione sono tutti rischi molti diffusi tra le donne incinte, che arrivano alla prima gravidanza sempre più in là con gli anni.

«Si arriva molto tardi alla prima gravidanza, spesso dopo i 35 anni, il Sud vive una contrazione della natalità, probabilmente per motivi economici. Prima le donne meridionali stavano a casa, ora studiano, si formano, devono collocarsi nel mondo del lavoro e arrivano più tardi a mettere al mondo dei figli. Noi ginecologi siamo chiamati ad una grande attenzione, perché le donne arrivano spesso più stressate e anemiche, con rischio gestosi, che oggi si chiama preclamsia, e complicanze, come il diabete gestazionale. C’è uno spostamento in avanti dell’età della gravidanza».

Con l’avanzare dell’età aumentano le possibili disfunzioni ematiche, l’alterazione della coagulazione, con possibile somministrazione di eparina a basso peso molecolare per prevenire il rischio trombotico.

Direttore Lo Muzio, quanto incide sul rischio trombotico l’eccessivo ricorso al taglio cesareo?

«Prima della pandemia avevamo iniziato un contenimento dei tagli cesarei, la media nazionale è sotto la soglia del 25%, noi in Puglia siamo oltre al 30%, al 32% e 33%, ma se pensiamo che la Campania è al 60%, stiamo messi ancora bene. Il cesareo è un po’ il modo migliore sia dalla parte della donna sia da quella del ginecologo di ridurre i rischi. Proprio perché la gravidanza è un evento raro, nell’ambito della rarità c’è una attenzione da parte del ginecologo affinché l’evento vada al meglio, questo non significa che i parti naturali siano più rischiosi, ma dobbiamo ricordare che un tempo il parto nella vita della donna era un evento naturale, che avveniva più volte nel corso della vita fertile, si partoriva in casa, oggi non è più così. Il parto subisce una medicalizzazione estrema perché la gravidanza è un fatto raro, è un evento da tutelare. È cambiato l’atteggiamento dell’ostetrica, ad ogni paura al minimo problema ci si rifugia nell’intervento cesareo. Senza la medicalizzazione aumenterebbe la mortalità neonatale, oggi ai minimi. Meglio un cesareo in più che un parto con esito drammatico. La mortalità neonatale è sempre più bassa, la percentuale si abbassa di anno in anno, così come la mortalità della madre, anche se sui testi nostri c’è scritto che la mortalità materna è un evento che non potrà mai essere sconfitto del tutto perché c’è uno sconvolgimento del corpo della donna che può comportare conseguenze non sempre prevedibili».

Cosa può far diminuire i casi di anemia e di coagulopatie? Come si possono prevenire tali problematiche nel corso della gravidanza?

«Sicuramente con un buono stile di vita, con la mancanza di fumo sigarette e alcol, sono molto più importanti degli integratori che possono essere somministrati. Oggi purtroppo osserviamo tra le donne un aumento significativo dell’uso di sostanze psicoattive».

Col Covid è aumentato il ricorso al taglio cesareo?

«Nella prima ondata la percentuale di donne con Covid non è stata eccessivamente alta, c’è stato un meccanismo di protezione importante tra le donne gravide. Quelle poche che per cofattori di rischi hanno avuto problemi coagulatori sono state subito portate in rianimazione. Nella seconda ondata, dalla fine del 2020 fino ai primi mesi del 2021, abbiamo sicuramente esagerato in sicurezza, programmando tagli cesarei già alla 38esima settimana, perché le complicazioni maggiori si verificavano verso la fine».

La gravidanza è un evento raro, come ha sottolineato lei dottore, e spesso quindi si programma: quale suggerimento può dare ad una donna che si accinge a vivere i suoi 9 mesi da gestante? Come deve arrivare a questo evento?

«Io penso che la donna arriva alla gravidanza così come ha condotto tutta la sua vita, se uno stile di vita sano, se non è sovrappeso, avrà una gravidanza più serena. Non consiglierei diete che appesantiscono la funzionalità renale, uno dovrebbe nella vita in generale fare una vita sana, per una donna è essenziale togliere le sigarette, ridurre i carboidrati e i grassi e fare una attività fisica regolare»

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