Pronto Soccorso e iper-afflusso, il dg Dattoli: “Con l’innalzamento della curva anagrafica dei contagiati, aumentano anche i ricoveri”

by Antonella Soccio

In Puglia il Pronto Soccorso del Policlinico di Foggia si è ritrovato la scorsa notte nella situazione limite che vivono le strutture ospedaliere delle grandi città, Roma e Milano in testa. Una fila interminabile di ambulanze in attesa di ingresso ha turbato la comunità di Capitanata.

Il dg Vitangelo Dattoli ha parlato di un “simbolo del plus valore”, perché ha spiegato, “quando una situazione difficile viene gestita con mezzi e personale in grado di governare anche lo ‘straordinario’, allora si può parlare a ragion veduta di una professionale risposta al bisogno di salute”. Il Policlinico ha già avviato il reclutamento di personale e continuerà ad attingere alla graduatoria per integrare gli organici e quindi posizionare il sistema sanitario per raggiungere entro il 30 novembre/1 dicembre un assetto impostato sul peggior scenario possibile di contagio.

Nel frattempo sono stati attivati altri spazi Covid, approvati dal presidente Michele Emiliano, a San Severo e Cerignola, che già da ieri stanno assorbendo circa 40 pazienti Covid. A questo si aggiunge la neonata Rsa Covid da 40 posti al Don Uva di Via Lucera a Foggia e a Bisceglie per il potenziamento dei posti letto per pazienti guariti o per pazienti paucisintomatici provenienti da altre strutture territoriali. Una scelta che darà respiro alla struttura di Viale Pinto.

Noi di bonculture abbiamo intervistato il dottor Vitangelo Dattoli per avere una maggiore chiarezza sulla situazione attuale e sui rischi che corre la cittadinanza se non applica la prudenza per contrastare i contagi.

Direttore, avere quel livello di pressione in Pronto Soccorso significa che non ci sono ambulanze libere per altri casi urgenti emergenti?

Le ambulanze sono tante, tant’è che arrivano efficacemente. Abbiamo una situazione di miglioramento continuo grazie alle dimissioni o a dei trasferimenti di pazienti nel loro luogo di cura, che è un nostro reparto. È un luogo di cura anche la Medicina d’urgenza, che non è solo il luogo di perfezionamento diagnostico. Si può essere trasferiti, si può essere dimessi, si può perfezionare una diagnosi.

Quanti pazienti Covid che arrivano in Pronto Soccorso ritornano a casa?

Se non vengono col sistema del 118, una percentuale superiore al 50-60% perché sono pazienti asintomatici e paucisintomatici. Se vengono col 118 nessuno, perché il 118 interviene per la gravità.

Nella seconda ondata sono molti i paucisintomatici che affollano il Pronto Soccorso?

Sì, all’inizio in maniera particolare, ora abbiamo numeri un po’ più tradizionali.

Questo significa che sta funzionando di più la medicina di territorio oppure c’è più consapevolezza dei sintomi?

Nessuna delle due cose, sulla medicina di territorio non ho né gli elementi né i dati per dire se sta funzionando.

Non ha elementi, ma qual è la sua percezione, direttore?

La Asl fa la sua attività di controllo con la medicina del territorio, ci sono dei medici competenti, si raccordano, non mi sento di fare valutazioni su casi specifici, noi abbiamo un rapporto ottimo, empatico con le strutture territoriali e con le altre strutture ospedaliere, sia della Asl sia con San Giovanni Rotondo. Non abbiamo la bacchetta magica, questo è un virus che presenta delle novità sul piano nazionale e planetario sia sulla stagionalità sia sulla soggettività delle reazioni. Stiamo vedendo dei numeri, che a livello nazionale sono ormai conosciuti, che segnalano una percentuale di casi di contagio e da questi una percentuale, che è sempre la stessa, di ricoveri. Più è alta la percentuale di contagi, più è alta la percentuale di ricoveri.

Il virus non ha perso virulenza e forza quindi?

All’inizio, durante l’estate, avevo la percezione che ci fosse una percentuale inferiore di ricoveri rispetto al numero di contagiati, ma probabilmente era una percezione viziata dal dato anagrafico. Ora che è salita la curva anagrafica, si sta attestando una percentuale tradizionale coerente col dato che conoscevamo dalla prima ondata.

Per situazioni come quelle della fila delle ambulanze al Pronto Soccorso, dobbiamo pensare che se arriva un infartuato o un incidentato aspetta anche lui il suo turno?

No, quella è la causa della coda. L’ambulanza segnala il livello di gravità del paziente che ha a bordo. Se arriva dopo un’ora un’ambulanza con un serio codice rosso, quella ha la precedenza sulle altre in fila.

Sempre?

Certo, chiaramente questo avviene in condizioni di iper afflusso. In condizioni normali due ambulanze vengono gestite contemporaneamente. In condizioni di iper afflusso, è evidente che c’è una sosta maggiore per quelle patologie che non hanno conseguenze e che possono essere gestite a bordo nella fase precedente al ricovero rispetto a chi deve andare in sala operatoria. Questo sistema risponde a precise procedure nel governo delle emergenze-urgenze, che prevedono una serie di casi, come quello della cura a bordo nel caso il paziente non possa scendere in Pronto Soccorso, oppure quanto tempo prima bisogna avvisare sul paziente che sta raggiungendo il Pronto Soccorso. Tra le tante cose nella notte della fila abbiamo visto una perfetta adesione ai protocolli, con una grande capacità di reazione di tutto il personale sanitario, non solo del Pronto Soccorso, ma anche della Radiologia, di tutto il sistema di emergenza urgenza. Certo, sotto stress, ma capace di rispondere ad una implementazione del flusso.

Come cambiano i codici di accesso se cambiano?

Non cambiano, per tutti coloro che non hanno un tampone recente, vengono tamponati per verificare se sono asintomatici o comunque positivi. Questa è un ulteriore rallentamento nella fase di presa in carico da parte dell’Ospedale, perché dobbiamo capire se è Covid, non Covid.

L’attivazione dei punti Covid al Masselli Mascia di San Severo, al Tatarella di Cerignola e nella rsa Covid del Don Uva quanto alleggerirà il Policlinico?

È importantissima per il post acuzie.

Un anziano che viaggia sull’ambulanza va direttamente al Don Uva o passa ancora per il Pronto Soccorso del Policlinico?

Verrà sempre al Pronto Soccorso, per essere tamponato e stabilire il grado d’urgenza e il flusso. Il Pronto Soccorso, tutti i Pronto Soccorso, ma il nostro in genere, deve prendere in carico e definire l’approccio assistenziale e stabilire se è un Covid o no Covid. Questo è sicuro.

Questo passaggio non si può attivare nella Rsa Covid?

No, è vietato da tutte le leggi dello Stato, non solo italiane. Si potranno trasferire ma solo dopo che sono state definite le procedure d’urgenza, dopo che è stata fatta la diagnosi da qualche parte. Non arriva mai un paziente per approfondimenti diagnostici direttamente in Rsa, per ovvi motivi.

Ma se avesse già il tampone positivo, potrebbe andare?

Ma non c’è solo il tampone, ci sono altre valutazioni cliniche. Da qualche parte e in genere in Pronto Soccorso viene fatta questo tipo di valutazione.

La chiusura del Pronto Soccorso del Lastaria di Lucera era inevitabile?

In questo momento quel Pronto Soccorso non può reggere all’iperafflusso di pazienti a rischio Covid, tant’è che tutti gli episodi di contagio Covid nell’ospedale di Lucera hanno visto come porta d’accesso o di sosta i pazienti del Pronto Soccorso. Lucera diventerà come il D’Avanzo, più tutelato al Covid.

Non sarà più un ospedale Covid free?

Ora lo è ancora, se dovessimo attivare delle post acuzie come altri ospedali lo vedremo, ma per ora è Covid free. Per poter tutelare l’ospedale dovevamo agire in questo modo: il Pronto Soccorso è il gate principale di afflusso. In questo momento il Lastaria va tutelato e va sottoposto solo ai trasferimenti di pazienti non Covid che derivano dal Pronto Soccorso. I due o tre casi di contagio a Lucera sono stati ascrivibili al gate Pronto Soccorso.

Sul Deu ci sono molte polemiche politiche, sappiamo dalla Direzione dei Lavori che saranno attivati due reparti, c’era stato il sopralluogo per la Rianimazione. Ci può dire quali reparti saranno trasferiti e/o implementati per primi?

No, lo diremo nei prossimi giorni in un comunicato, che confermerà che ciò che non si vede è molto più importante di quello che si vede. Allestire dei reparti è propedeutico alla bandierina del paziente che arriva. Posso preannunciare che l’apertura è super imminente.

Ci sono stati molti contagi di medici nei vari reparti, come avete affrontato le quarantene, come li avete sostituiti? C’è stata una carenza di cura nei reparti?

Li abbiamo sostituiti con processi riorganizzativi, che per ora fortunatamente non sono mai stati necessari, abbiamo avuto dei micro processi riorganizzativi che ci hanno consentito di affrontare al meglio l’assenza. Le procedure sono state super collaudate e rispondono pienamente alle esigenze sia attuali sia future. Tendenzialmente abbiamo una risposta adeguata rispetto al rischio, chiamiamolo professionale.

Qual è? A quanto ammonta?

Non è quantificabile, non abbiamo un’analisi di questo tipo, c’è stato qualche caso al Policlinico e a Lucera, parliamo soprattutto di pazienti che si sono positivizzati dopo numerosi tamponi.

Ritiene che la chiamata dei medici pensionati o l’assunzione degli specializzandi potrebbe essere cruciale nei prossimi mesi?

Ma noi l’abbiamo già attuata per gli specializzandi, c’era una legge dello Stato con la finanziaria che prevede di assumere gli specializzandi all’ultimo anno di specializzazione. Per le pensioni in assenza di graduatorie c’è la possibilità di utilizzare la messa a disposizione.

Le avete ricevute?

Sì qualche caso. Di specializzandi ne abbiamo assunti parecchi, perché è una legge dello Stato presente già da un anno.

Le era mai capitato in vita sua nella sua esperienza da manager della sanità pubblica la fila della scorsa notte al Pronto Soccorso?

Sì, è capitato anche recentemente. Con un numero elevato di iperafflusso, anche per Covid. Ma anche per un disastro. Basta un incidente ferroviario o un tamponamento a catena che determina nei grandi Pronto Soccorso degli iperafflussi. In questo caso abbiamo avuto pazienti Covid o a rischio Covid, in altri casi ho assistito ad iperafflussi di traumatizzati. Io dirigevo il Policlinico di Bari quando avvenne l’incidente ferroviario di Corato. Ci sono stati altri casi a Barletta. L’iper-afflusso nei grandi Pronto Soccorso non è una rarità. È chiaro che bisogna essere attrezzati per affrontarlo, con molta tranquillità. E con molto stress chiaramente, grazie all’abnegazione degli operatori sanitari.

Qual è lo stato d’animo delle due Primarie, Caporaletti e Cinnella?

Le sento più volte, molte volte al giorno. Con la professoressa Caporaletti mi sono visto diverse volte in queste ore. C’è una assoluta coerenza con il livello di impegno.

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