Scuola e Covid, il pediatra Antonio Di Mauro: “Le linee guida si scontrano con le tempistiche lunghe per l’esecuzione dei tamponi”

by Andrea Giotta

La campanella sta per tornare prorompente a riecheggiare nei corridoi delle scuole che hanno riaperto i battenti dopo mesi di stop forzato dal covid19. Già proprio lui però preoccupa un po’ tutti. Genitori, alunni, insegnanti, ma anche e soprattutto i pediatri i cui telefoni, nell’ultimo periodo, non conoscono il riposo date le tante richieste di chiarimento da parte dei genitori.

Come stanno vivendo questo periodo i pediatri? Lo abbiamo chiesto al dottor Antonio Di Mauro. Classe ’84, laureatosi presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Bari, ha poi conseguito la specializzazione in Pediatria, con un Dottorato di ricerca in Scienze Biomolecolari Farmaceutiche presso lo stesso ateneo. Un’ estesa esperienza in campo pediatrico arricchita da pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali e partecipazioni, come relatore a svariati congressi.

Siamo estremamente preoccupati – esordisce Di Mauro – assistiamo famiglie che ci chiedono percorsi lineari e rapidi ma le linee guida ricevute si scontrano con i cavilli della burocrazia e – soprattutto – con le tempistiche lunghe per l’esecuzione di tamponi”.

Secondo le linee guida proposte dall’Istituto Superiore di Sanità, il “caso sospetto Covid” può presentare uno tra questi sintomi: febbre, tosse, cefalea, nausea, vomito, diarrea mal di gola, raffreddore, congestione nasale, difficoltà respiratorie, mialgie, rinorrea. Una bella “gatta da pelare” se si considera che, quelli elencati, sono sintomi molto comuni tra i bambini.

Lo stesso Istituto ha previsto che, all’esordio di uno di questi sintomi, i pediatri, tempestivamente debbano avviare una segnalazione al Dipartimento di Prevenzione di competenza, così da eseguire un tampone per poi procedere con una diagnosi differenziale.

In attesa di tampone, il bambino “sospetto” viene valutato dal proprio medico curante e ovviamente resta a casa. Nessun bambino con sintomi può recarsi a scuola, o se i sintomi insorgono a scuola, nessun bambino può restarci.

La principale preoccupazione dei genitori è cosa succede se il proprio figlio/a risulti positivo.

Fortunatamente, dal punto di vista strettamente assistenziale, il covid non è aggressivo con i bambini come lo è con gli adulti e gli anziani. Rari sono i casi di bambini finiti in terapia intensiva. In caso di positività il bambino viene posto in quarantena e si attiva il processo di “contact tracing”, il tracciamento dei contatti stretti. I Dipartimenti di Prevenzione ricostruiranno le relazioni sociali del bambino positivo e predisporranno altri tamponi per i contatti stretti, in modo da arginare, con le quarantene, gli eventuali altri positivi.

Per il rientro a scuola, si aspetta la guarigione clinica e due tamponi consecutivi risultati negativi. Il certificato di guarigione spetta al dipartimento di protezione perché deve essere interrotta la quarantena”.

Come ci si comporta se il tampone è negativo?

Se il tampone è negativo, si aspetta la guarigione clinica, come è sempre stato in epoca pre-covid. Sarà poi il pediatra a far rientrare a scuola il bambino, attestando che è stato effettuato il percorso diagnostico-terapeutico e di prevenzione per Covid-19.

Ovviamente se i sintomi persistono, sempre a giudizio del pediatra, sarà possibile richiedere anche un secondo tampone”.

Il punto cardine è: saremo in grado di eseguire e processare tutti questi tamponi in tempi rapidi?

Noi pediatri chiediamo postazioni dedicate, anche drive-in, magari per ogni distretto, che diano priorità ai bambini. In alternativa, si rischia la paralisi della scuola e delle famiglie”.

Quali misure cautelative deve prendere la scuola?

Le scuole devono essere in contatto diretto con i pediatri di famiglia. Il ruolo del pediatra in questo frangente è molto importante, è necessario affidarsi a questa figura perché conosce i suoi piccoli pazienti e può valutare meglio il da farsi”.

L’uso della mascherina ha effetti collaterali? Il tampone è invasivo? Sfatiamo questi tabù.

Sono molto preoccupato – prosegue Di Mauro – dopo i no-vax, adesso abbiamo i no-mask e i no-tamp. Sento cose assurde, dall’uso della mascherina che causa il tumore al tampone che raggiunge e danneggia il cervello. Nel primo caso, basterebbe pensare ai sanitari che indossano le mascherine ore e ore al giorno, da sempre. In secondo luogo il tampone non è una misura invasiva, si tratta solo di un bastoncino con dell’ovatta. Nel naso può dare fastidio sì, può dare anche epistassi, ma le diagnostiche invasive sono decisamente altre. Non scherziamo”.

L’app Immuni è un po’ croce e delizia degli italiani, non tutti però l’hanno installata. La Puglia risulta, stando ai dati, fanalino di coda nello scaricamento dell’app. Come mai a suo parere?

Da un lato c’è il timore di perdere la privacy ma, molto spesso, chi ragiona in questi termini utilizza altre applicazioni – spesso ludiche – che richiedono gli stessi dati di Immuni. Tutto questo risulta essere un controsenso. In secondo luogo si ha paura, una volta venuti in contatto con un soggetto positivo, di dover restare in quarantena. Io personalmente, rivolgendomi ai decisori politici, proporrei da un lato di massimizzare la promozione dell’app e, in secondo luogo, di consentire una priorità a tamponi rapidi a chi risulta aver avuto contatti con un soggetto positivo segnalato dalla stessa app Immuni”.

Infine tre appelli.

Alle famiglie dico di rispettare le normative ministeriali e affidarsi ai pediatri di libera scelta.

Alle istituzioni politiche chiedo di mettere noi medici in condizioni di fare diagnosi da esclusione di covid in tempi rapidi. Lunghe attese per l’esito di un tampone, con il ritorno a Scuola, paralizzano l’intera Società.

A tutta la popolazione dico di implementare la cultura dei vaccini. Quello che ci aspetta è un inverno pieno di incognite. Al Covid si aggiungerà l’influenza. E nessuno conosce come potrebbe reagire il nostro corpo, in caso di una possibile coinfezione. Proteggiamoci per quello che possiamo”.

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