Staffette per l’aborto, la rete delle donne per il diritto troppo spesso negato

by Luana Martino

Su una rete in cui soltanto il 64 per cento di ospedali in Italia ha reparti per la legge 194, con una obiezione di coscienza che supera il 70 per cento di medici, anestesisti e paramedici, la pandemia con il relativo lockdown, vissuti negli ultimi mesi, hanno mandato al collasso un sistema già fragile.

Tante le difficoltà che si sono acuite negli ultimi tempi: chiusi i reparti, respinte le donne e consultori fermi. In Italia abortire è diventato quasi impossibile, la crisi del Covid-19 ha mandato in pezzi quello che, faticosamente, si era giunti ad avere. Molte le azioni che si stanno compiendo e molte le notizie che si susseguono e che riguardano le grandi problematiche affrontate dalle donne e dalle varie dinamiche che si ritrovano ad affrontare nelle diverse regioni.

Proprio negli ultimi giorni l’associazione Pro-choice, rete italiana contraccezione e aborto, è scesa in piazza, davanti al ministero della Salute a Roma, per chiedere l’interruzione di gravidanza farmacologica in day hospital e la contraccezione sicura e gratuita.
Come accennato anche le differenti dinamiche affrontate a livello regionale, non fanno che peggiorare l’instabilità della situazione. La Toscana, ad esempio, è la prima Regione in Italia dove si può fare l’aborto farmacologico anche in ambulatori fuori dagli ospedali. Mentre in Umbria, per citarne una,  la giunta leghista ha abolito la possibilità di somministrare la Ru486 in day hospital, ritornando all’obbligo di ricovero di tre giorni previsto dalle linee guida del ministero.

Anche in Puglia le dinamiche per l’accesso all’aborto non sono semplici e nascono gruppi di sostegno come ‘Staffette per l’aborto’ perché nonostante la crisi sanitaria in atto, l’aborto rientra nelle prestazioni sanitarie non differibili e ha carattere d’urgenza e deve essere garantito.

Abbiamo incontrato le donne di ‘Staffette per l’aborto’ che supportano il diritto di scelta in ambito riproduttivo, attraverso il proprio tempo e le proprie conoscenze fornendo un supporto informativo, logistico ed emotivo sul territorio di Bari.

Cos’è ‘Staffette per l’aborto’?

Siamo un gruppo di donne, attiviste nell’ambito di genere (donne, soggettività lgbtqi) e crediamo che ciascuna di noi debba essere libera di fare le scelte migliori per la propria vita sentimentale, sessuale e riproduttiva, come ad esempio, se e quando avere una relazione, con chi averla, e debba avere accesso a tutte le informazioni che riguardano la salute sessuale (conoscenza del proprio corpo e del proprio piacere, quali tipologie di contraccettivi esistono e come usarli, quali sono le strutture pubbliche a cui rivolgersi in caso di bisogno). Crediamo inoltre che ogni persona debba essere libera di decidere se avere figli e quando averli.

Come nasce ‘Staffette per l’aborto’?

Staffette per l’aborto nasce dal desiderio di dare un aiuto concreto a tutte coloro che vogliono avere informazioni precise sulla contraccezione, di emergenza (pillola del giorno dopo o pillola dei 5 giorni dopo) e non, e sulle modalità di accesso all’interruzione volontaria e terapeutica di gravidanza (aborto farmacologico, aborto chirurgico) a Bari.

In Italia la L.194/78 disciplina l’accesso all’aborto e al contempo riconosce la possibilità, per il medico che dovrebbe effettuare l’aborto, di astenersi, dichiarandosi obiettore di coscienza. Negli anni il tasso di obiezione è esponenzialmente cresciuto, arrivando ad oggi nella media italiana al 70% del personale sanitario (tra ginecologhe/gi, anestesiste/i, ostetriche/ci e infermiere/i), rendendo molto difficile l’accesso all’aborto nei tempi consentiti dalla legge.

In questo contesto l’obiezione di coscienza viene esercitata anche da chi non ne ha diritto, come ad esempio dal personale sanitario che non partecipa direttamente alle procedure di aborto o ancora dai farmacisti che si rifiutano di vendere la contraccezione di emergenza. A questo proposito è nato un progetto che si chiama Obiezione Respinta, che offre una mappa di tutta l’Italia in cui poter segnalare riscontri positivi e negativi sulle strutture ospedaliere e sulle farmacie, in modo da permettere a tutte di condividere la propria esperienza e al tempo stesso di sapere a chi rivolgersi.

Come supportate le donne per l’accesso all’aborto?

Diamo informazioni sulle due tipologie di IVG, ovvero farmacologica e chirurgica, in modo che ciascuna sia libera di scegliere il metodo che preferisce, e informiamo sulle modalità di accesso ai centri di pianificazione familiare a Bari. Offriamo supporto logistico ed emotivo, sia per coloro che abitano in città sia per chi viene da altre città a causa dell’obiezione di coscienza, che in molte province del Sud Italia riguarda oltre l’80% delle/i ginecologhe/gi.

A questo proposito ricordiamo che è’ possibile contattarci attraverso la pagina facebook o alla email: staffettexlaborto@inventati.org

Per quanto riguarda la Puglia e Bari in particolare qual è la situazione odierna?

La situazione della Puglia rispecchia quella delle altre regioni del Sud Italia, con un tasso di obiezione di coscienza che si attesta al 79,4% fra le/i ginecologhe/gi, al 52,3% fra le/gli anestesiste/i e al 72,3% fra il personale non medico (rapporto del Ministero della Salute, tabella 28), creando la condizione per cui, nelle strutture ospedaliere, spesso diventa difficile trovare medici non obiettori. Alla corsa contro il tempo per usufruire di un diritto garantito dalla legge si aggiungono i maltrattamenti derivanti da atteggiamenti giudicanti che chi intende abortire spesso subisce quando si interfaccia con personale medico obiettore. Atteggiamenti che alimentano la stigmatizzazione dell’aborto, contribuendo a renderlo qualcosa di cui vergognarsi, per cui sentirsi in colpa e di cui non parlare.

A questo proposito, ci ispiriamo al lavoro di IVG, Ho abortito e sto benissimo che nasce con l’intento di creare una narrazione sull’aborto rispettosa di tutte le possibili esperienze che si possono fare in tal senso, puntando l’attenzione sul fatto che non tutte viviamo dolorosamente l’interruzione di una gravidanza indesiderata o non programmata. Dare all’aborto la dignità di una scelta consapevole per il nostro benessere, né dolorosa o traumatica, al pari di numerose altre scelte che ci capita di fare nella nostra vita, restituisce la dimensione personale che ciascuna di noi ha nella relazione con il proprio corpo e con il proprio percorso di vita. Spogliare l’aborto dallo stigma, alimentato anche dal tabù sul corpo e sulla sessualità della donna, è un passo fondamentale per scardinare la retorica anti-abortista.

A Bari vige una situazione piuttosto virtuosa rispetto alle altre province pugliesi, grazie alla presenza di due centri di pianificazione familiare che lavorano a fianco dei consultori laici, assicurando l’IVG, sia farmacologica che chirurgica. Inoltre questi centri, in cui lavora solo personale non obiettore, forniscono le informazioni e le cure necessarie anche nella fase successiva all’aborto, mentre i consultori della ASL Bari forniscono a chi ha effettuato l’IVG la contraccezione gratuita per tutto il resto della vita fertile.

Quanto le problematiche già presenti si sono enfatizzate nel periodo di lockdown? In questo periodo ne sono nate di nuove?

La fase di lockdown ha esasperato i limiti già presenti nella L.194/78, primo tra tutti quello dell’obiezione di coscienza.

Come già detto, l’alta presenza di personale ospedaliero obiettore fa sì che in molte zone d’Italia non sia possibile abortire. Questo porta molte donne a doversi spostare in cerca di un ospedale che pratichi l’IVG, con importanti conseguenze economiche legate ai costi del viaggio, alla necessità di doversi assentare dal lavoro (e non per tutte ciò è possibile) o dagli impegni familiari (la maggior parte delle donne che interrompe una gravidanza ha già figli). Durante il lockdown alcuni servizi all’interno degli ospedali sono stati momentaneamente interrotti per assistere i malati di Covid-19, con reparti e personale medico completamente dedicati. Questa situazione ha reso ulteriormente complesso accedere all’aborto, nonostante l’IVG sia una prestazione medica non differibile, per cui non rimandabile, a differenza di altre prestazioni mediche. Ancora, abbiamo assistito in molte regioni ad un abuso da parte del personale obiettore, che talvolta ha addirittura negato la prestazione di IVG, causa Covid-19, non solo creando un disservizio, ma mentendo a moltissime donne, costrette a cercare chi le aiutasse in una situazione sanitaria molto critica. Inoltre, in alcuni ospedali si è deciso di negare l’aborto farmacologico, in un evidente controsenso rispetto alle necessità del momento di crisi sanitaria allora in atto. A questo proposito, l’Italia si è mossa in controtendenza rispetto a paesi come il Regno Unito, dove, proprio in virtù del lockdown e del pericolo di infezione negli ospedali, si è deciso di permettere l’assunzione della RU486 (la combinazione di farmaci che si utilizza per il processo abortivo) in telemedicina, ovvero attraverso il monitoraggio del processo abortivo in via telefonica, con l’assunzione dei farmaci a casa propria.

A cosa auspicate?

Il nostro desiderio è innanzitutto quello di condividere informazioni corrette e complete, perché sia possibile fare scelte più consapevoli per le nostre vite.

Inoltre vogliamo ampliare la nostra rete e renderla più efficiente, specie nel Sud Italia dove i centri per accedere all’IVG sono pochi e spesso molto distanti gli uni dagli altri.

Ma ancor di più vogliamo comunicare alle donne che incontriamo che non sono sole in questo percorso, e che qualunque scelta facciano è giusta e non deve essere sottoposta ad alcun giudizio.

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