Telemedicina e Smartmews per affrontare la fase post Covid. Dattoli: “Valuteremo preventivamente gli score respiratori”

by Daniela Tonti

La telemedicina è la medicina del futuro. Sembra esserne convinto il direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia Vitangelo Dattoli, manager pugliese di lungo corso, che già in tempi non sospetti – prima quindi delle recenti linee guide europee e nazionali sulla medicina a distanza – ha sviluppato il modello di telecardiologia 118 di Bari, intercettando un finanziamento regionale e avviando un progetto divenuto poi un modello in questo segmento.

Era dunque inevitabile che nella fase di emergenza covid post-covid dove la parola d’ordine sociale e sanitaria è isolamento si ricorresse alla sperimentazione di nuovi approcci, nuove metodologie che consentono di abbattere al minimo gli spostamenti, ridurre il numero di contatti tra gli operatori sanitari e i malati e risparmiare sui consumi di dispositivi di protezione individuale.

È questo il senso della telecardiologia, presentata qualche giorno fa e che consente ai cardiologi di non recarsi in consulenza nei reparti per pazienti covid potenzialmente o altamente infettivi e di ricevere direttamente nel loro studio le immagini ecocardiografiche.

Ma non è tutto. Sulle potenzialità preventive della telemedicina è in fase di avvio un altro progetto che si chiama Smartmews, la telerianimazione del Riuniti. Il progetto prevede l’implementazione del monitoraggio multiparametrico da remoto delle malattie polmonari fino a poter prevedere eventuali peggioramenti. Tra i valori monitorati la saturazione arteriosa dell’ossigeno, il monitoraggio cardiografico e il controllo del parametri vitali con segnalazione di crollo del quadro clinico e di casi di ipossiemia che, specie nei pazienti covid, avviene in tempi molti stretti e in maniera improvvisa. Si tratta di postazioni che possono essere collegate ai ventilatori meccanici e che potranno essere utilizzate in Pneumologia e in Malattie Infettive.

Direttore partiamo dalla telecardiologia. A quali modelli vi siete ispirati?

Il sistema informatico e la piattaforma multimodale che il progetto ha previsto – e che è stato sostenuto dal gruppo dei cardiologi a cui noi abbiamo dato immediata adesione – è quello usato a Bari nel servizio di telecardiologia 118, che conosco benissimo.

È una piattaforma che fu realizzata anni fa, tra l’altro con un finanziamento regionale e che ha il pregio di essere molto implementabile per cui si possono attaccare tutti i dispositivi necessari senza limiti. E l’esperienza della piattaforma era quella di Bari.

Sarà estesa anche ad aree no covid?

Andremo avanti molto velocemente. Ora partiamo con la rianimazione covid ma siccome si è ridimensionata, con molta velocità si estenderà alle malattie infettive alla pneumologia e probabilmente anche alle aree grigie. E poi senza soluzione di continuità a tutto l’ospedale.

Se il cardiologo è in remoto quindi nel suo studio chi effettua praticamente l’ecocardiografia?

Il rianimatore, che ha fatto già un corso di due giorni.

Quali sono i vantaggi? Che il paziente non si sposta?

Non si sposta il paziente, non si sposta il cardiologo e si possono fare contemporaneamente dieci pazienti. Il problema logistico non è da poco perché per spostare un paziente ci vuole un’ora e invece in questo modo al cardiologo arrivano le immagini e possono arrivare anche dieci referti contemporaneamente. C’è il problema epidemiologico poi, solo di dispositivi di protezione abbiamo calcolato che ne risparmieremo 150 al giorno.

Giorni fa si parlava di un aumento del 40% di decessi per infarto rispetto allo stesso periodo dello scorso anno specie per le zone maggiormente colpite dall’emergenza covid.

Sì l’ho letto. Noi abbiamo garantito sempre la rete di immediato intervento tramite il 118 dei pazienti a cui veniva fatta la diagnosi di infarto. La Puglia ha il miglior sistema di telecardiologia del 118 cioè viene fatta la diagnosi già in ambulanza e le immagini vengono già trasmesse alla centrale il che consente di individuare il reparto in cui deve andare il paziente. La Lombardia ha avuto un periodo più lungo e intenso che ha bloccato molti ospedali e li ha trasformati in ospedali covid e molti ospedali non sono stati in grado di garantire lo stesso livello di efficienza produttiva e di intervento. Ed è pur vero che probabilmente la gente si è curata meno.

I dati della nostra provincia non sono ancora disponibili?

I dati sull’emergenza già ce li abbiamo e non c’è stata nessuna flessione o è impercettibile. Le urgenze, anche quelle ambulatoriali, sono state tutte evase. Sono stati rinviati gli interventi e le visite programmabili che hanno subito un certo ritardo.

Quando riprenderà l’attività ambulatoriale?

Da lunedì iniziamo a definire con quattro dipartimenti gli accordi per ripartire. Ripartiremo in maniera completa a partire dal 24.

Un macchinario smartmews

C’è poi un altro progetto che si chiama smartmews cioè il sistema di monitoraggio predittivo che serve a prevedere gli aggravamenti dei pazienti. Non lo avete ancora presentato, ci può anticipare qualcosa?

È un progetto centrato sulla Rianimazione per valutare preventivamente gli score cioè i gradi prevedibili dal punto di vista respiratorio dei pazienti ricoverati in malattie infettive e pneumologia, un domani anche estendibile ad altri reparti in modo da mettere in condizioni il rianimatore di essere pronto a intervenire in anticipo rispetto alla problematica ingravescente o di rischio di ingravescenza che possono avere i pazienti ricoverati.

Anche nelle zone grigie?

Certo partiremo con la telerianimazione il control room e device a distanza.

Quando partirete? E ci sono altri modelli?

A brevissimo, siamo pronti. C’è una realtà non espressa al Miulli di Acquaviva delle Fonti e ai due Enti Ecclesiastici però non in larga scala come la stiamo facendo noi. E mi fermo qui perché non posso dire altro per il momento a breve daremo altri dettagli.

Lei crede molto nella telemedicina?

Io credo moltissimo. Abbiamo tanti progetti per quanto riguarda ospedali e territori e non sono io che lo dico ma le linee guida e gli indirizzi nazionali ed europei.

È la medicina del futuro?

È una modalità efficace per razionalizzare risorse, ridurre i rischi, ridurre la mobilità nell’ospedale del paziente e anche aumentare la produttività che significa servizio alla persona da parte del sistema sanitario.

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