V-Day, tutto quello che c’è da sapere sul vaccino anti covid-19

by Andrea Giotta

Il 27 dicembre 2020 è una data  che di dritto entrerà  nei libri di storia. Questo giorno verrà ricordato come V-day, l’inizio della campagna vaccinale anticovid19 in tutta Europa.

In Italia si partirà dall’Istituto Spallanzani di Roma l’infermiera ventinovenne Claudia Alivernini, insieme con un operatore socio sanitario impegnato nei reparti covid, due medici e una ricercatrice, sarà la prima a essere vaccinata.

Raggiungeranno l’Istituto nazionale per le malattie infettive sito a Roma  9750 fiale, conservate alla temperatura di meno  75 gradi. Successivamente saranno ripartite  in 21 siti predisposti dalle regioni. La speranza è quella di arrivare al milione di fiale nel primo mese dall’inizio della campagna.

Dietro la produzione di questo vaccino vi è una storia di riscatto sociale, partita dal basso. Era il secondo lustro degli anni Sessanta quando Ugur Shain, un bambino di 4 anni, insieme alla sua famiglia lasciò la Turchia, sua terra natia, per partire alla volta di Colonia, in quella che allora era la Germania dell’Ovest.

Il padre di Ugur trovò lavoro in una fabbrica della città, mentre il figlio espresse il desiderio di frequentare la facoltà di Medicina. A Homburg, dove svolge il dottorato post laurea, conseguita nella stessa Colonia, la vita di Ugur cambiò radicalmente. Nella città del Saarland  conobbe Ozlem, anche lei medico, con specializzazione in immunologia, nata nella Bassa Sassonia da una famiglia di origini turche. I due dopo essersi sposati, nel 2008 decidono di fondare la BioNtech, una società di ricerca tedesca che si occupa di immunoterapia, soprattutto nei confronti di forme tumorali. Protagonista degli studi dei laboratori dell’azienda fondata dai due medici è l’mRNA, l’RNA messaggero, vero e proprio trasportatore dell’informazione genica contenuta nel DNA che, veicolata nei ribosomi, degli organelli cellulari in cui avviene la sintesi proteica, viene quindi letta e codificata per la produzione delle proteine.

Proprio l’mRNA è stato la chiave per lo sviluppo del vaccino che la BioNtech ha messo a punto insieme al colosso farmaceutico americano Pfizer.

Grazie al lavoro incessante  di 400 ricercatori, in tempi record è stato possibile aggredire il virus lavorando sul suo genoma. In questo assume un ruolo fondamentale l’RNA messaggero che riconoscendo e codificando i geni della proteina spike è in grado di farla produrre alle cellule dell’organismo in cui viene iniettato il vaccino. Una volta prodotta la proteina può essere inoculata nel nostro organismo, ma privata della sua tossicità, per quella che in immunologia è nota con il nome di immunità attiva. Entrata nel nostro corpo questa glicoproteina di membrana spike innesca la produzione di anticorpi che sono dotati di una memoria immunologica così da proteggere l’organismo anche nei confronti di ripetute esposizioni al virus, garantendo una risposta immunitaria duratura.

Quali sono i costituenti di questo vaccino? Essenzialmente quattro. Oltre all’mRNA, c’è il saccarosio, un composto organico che evita l’aggregazione delle molecole di grasso a basse temperature necessarie per la conservazione del vaccino. Fondamentale la componente lipidica, ci sono infatti 4 diverse molecole di grasso che proteggono l’mRNA nel suo percorso e nella sua funzione. Ultimi, ma non gli ultimi, i sali. Anche qui ci sono 4 varietà che stabilizzano il pH del vaccino così da fargli assumere gli stessi valori di quello del nostro corpo.

Come rende noto l’Agenzia Italiana del Faramaco il vaccino, non contenendo virus attivi, ma solo un’informazione genica, tramite l’mRNA, che porta nel soggetto ricevente l’informazione per produrre gli anticorpi in risposta alla proteina spike, non provoca malattie. L’mRNA, dopo alcuni giorni, così come è sua natura, si degrada.

La somministrazione avverrà attraverso una prima iniezione intramuscolo nella parte superiore del braccio, dopo un periodo di 21 giorni sarà necessaria una seconda iniezione.

Gli studi hanno rilevato che l’efficacia si riscontra dopo una settimana dalla seconda dose, mentre non è ancora del tutto accertata la durata della protezione immunitaria, ma le conoscenze su altri tipi di Coronavirus suggeriscono che la protezione immunitaria coprirebbe dai 9 ai 12 mesi.

Con questo vaccino siamo difronte a un vero e proprio miracolo scientifico messo a disposizione della popolazione europea e mondiale, visti i tempi ristrettissimi con i quali è stato messo a punto.

Lo studio clinico che ne ha supportato l’efficacia ha contato oltre 40.000 pazienti. A circa metà di questi è stato somministrato il vaccino, mentre la restante parte ha ricevuto un placebo, un prodotto identico al vaccino, ma privo di attività. Si è potuto constatare come il numero di soggetti con sintomatologia da covid19 a cui è stato dato il vaccino si è ridotto del 95%, rispetto a coloro ai quali è stato dato il placebo. Nonostante nelle ultime settimane siano state scoperte delle varianti del Sars-Cov-2, queste sembrano non inficiare sul lavoro svolto dal vaccino nell’impedire  che l’infezione virale abbia la meglio. Infine, oltre agli operatori sanitari e paramedici, i soggetti a cui sia darà la priorità nella vaccinazione saranno coloro che convivono con malattie croniche e cardiovascolari, diabete, patologie tumorali.

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