Saverio Mazzone e la vocazione culturale di Manfredonia. “POP per riscoprire il pensiero umano e l’anima della città”

by Michela Conoscitore

Manfredonia deve riscoprire e coltivare la sua vocazione culturale, questo è lo scopo che si è posto una nuova associazione, da poco nata nella città del Golfo: POP – Officine Popolari, che ha avviato le sue attività nel gennaio di quest’anno, si è vista travolgere come molte altre realtà dalla pandemia da Covid-19, ma i suoi componenti non si sono persi d’animo, continuando a creare e motivare i cittadini sipontini anche durante il lockdown con numerose iniziative di successo.

I progetti sono molto ambiziosi, quelli di POP hanno grinta e forza di volontà di lottare per un ambito, quello culturale, che è stato sempre un po’ il tallone d’Achille della città. bonculture ha intervistato Saverio Mazzone, anima di POP – Officine Popolari, per scoprire gli obiettivi che si sono posti per il rilancio culturale di Manfredonia:

Dottor Mazzone, può illustrare il progetto di POP – Officine Popolari?

Sostanzialmente POP è una community, un gruppo di persone unite da un comune sentire e dalla voglia di sperimentare insieme nuove possibilità. Mi piace pensare a degli esploratori in una terra che probabilmente si immagina conosciuta nei suoi angoli più reconditi, ma che in realtà non siamo ancora riusciti a cogliere appieno.

Quali obiettivi vi siete prefissati voi di POP?

Durante il periodo di lockdown siamo riusciti a riappropriarci di un ritmo più umano, che all’inizio magari ha disorientato poi ci si è abituati, e per molti è stato anche positivo. Ci ha fatto comprendere che non riusciamo più a concentrarci, anche per pochi minuti, su singoli fatti. Multitasking, multivision, si finisce per fare tantissime cose, perdendone di vista altre, più importanti. Come se l’uomo avesse perso la capacità di pensare, meditare su questioni fondamentali. Questo è l’obiettivo di POP: riscoprire il pensiero umano e l’anima della città. La nostra stella polare, quella che guida il nostro percorso, è sicuramente rafforzare la politica culturale a Manfredonia.

Chi forma la community di POP?

La community di POP si è costituita un po’ come le canzoni di Vasco Rossi, “vengono fuori già con le parole”: siamo un gruppo che si è formato circa due anni fa, grazie al lavoro presso l’Agenzia del Turismo di Manfredonia, che io ho amministrato. Ci siamo ritrovati, e abbiamo deciso di intraprendere un percorso comune, orientato verso le politiche culturali.

POP è relativamente giovane come progetto…

Sì, l’incubazione di POP è iniziata lo scorso anno. Poi il progetto ha visto la luce a gennaio 2020, giusto in tempo per essere colpiti dalla pandemia. Però anche a distanza, rivedendoci poi in questi giorni, ci siamo resi conto che siamo riusciti a creare pure durante la quarantena.

Può parlarci del contributo di POP nel periodo di lockdown a Manfredonia?

Abbiamo sentito l’esigenza di fare qualcosa a beneficio del territorio in cui viviamo, così abbiamo avviato una raccolta fondi per l’ospedale di Manfredonia. In quel periodo si è toccato con mano quanto sia importante avere un presidio sanitario che è il primo riferimento quando accade qualcosa che colpisce la salute. Un presidio territoriale di base che offre pochi servizi, certo, ma comunque utili e necessari. La pandemia da Covid-19 ha fatto comprendere che la prima assistenza deve essere presente sul territorio, è indispensabile. La raccolta è andata benissimo, ed è servita per dotare l’ospedale della nostra città di essenziali dispositivi sanitari. Ha superato le nostre aspettative, siamo riusciti a raccogliere 14 mila euro che sono serviti ad acquistare mascherine, visiere protettive e calzari. Gli artisti di Manfredonia, con POP, hanno contribuito con una rivisitazione della canzone Viceversa di Francesco Gabbani, e in seguito con la cantante Silvia Mezzanotte, hanno reinterpretato Messaggio d’Amore. Il primo video ha registrato un riscontro incredibile, con 50 mila visualizzazioni. Questo è POP, unisce la creatività all’arte. E poi essere creativi significa saper rispondere sempre con l’innovazione alle nuove esigenze.

La ‘battaglia’ che POP sta combattendo in questo periodo riguarda le stele daune, i reperti conservati presso il Museo Archeologico Nazionale nel castello svevo angioino. Cosa sta succedendo?

Il Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia col Parco Archeologico di Siponto, durante la prima riforma museale voluta dal ministro Franceschini, è stato inserito nel polo museale regionale, ovvero l’organismo regionale periferico del MIBACT che si occupava di gestire i principali beni culturali della Puglia, e la cui punta di diamante è Castel del Monte. Il Museo è chiuso al pubblico da cinque anni, e nessuno quindi da allora può ammirare le stele daune, il più grande lascito dei nostri progenitori. Ritornando al discorso sulla creatività, già loro ne hanno dato notevole prova con queste opere. Per via di vari interventi di valorizzazione che si sono succeduti, e che hanno portato al restauro di alcuni ambienti e al riallestimento delle sale, ci hanno portato alla situazione odierna: il museo chiuso. Durante il lockdown ci è venuta in mente una provocazione, proposta al direttore del Museo, Alfredo De Biase, che è sempre stato molto disponibile a portare avanti dei progetti insieme. Il permesso per la nostra idea doveva passare dall’ex polo, ora Direzione Regionale dei musei: durante la pandemia, volevamo riaprire le sale dove sono esposte le stele daune, e trasmettere attraverso una diretta streaming una visita al museo, con la sola presenza di un narratore, che poteva essere lo stesso De Biase. Avremmo pensato noi a tutta l’attrezzatura e le risorse umane per le riprese. Riaprire un museo nel momento in cui, in Italia, tutti gli altri erano chiusi, ci sembrava qualcosa di totalmente fattibile. Però ci è stato detto che non lo era, per problemi legati alla sicurezza e alla mancanza cronica di operatori museali. A breve riprenderanno gli ennesimi lavori di ristrutturazione e riallestimento, il castello tornerà ad essere nuovamente un cantiere. Le ricchezze di Manfredonia potrebbero dire la loro anche in una città dalle bellezze estreme, e se adeguatamente valorizzate, arricchirebbero un territorio che ha bisogno di aumentare la propria attrattiva. Pensare che tutto ciò rimanga nascosto ai cittadini, i veri proprietari di questi beni, ai visitatori e agli studiosi, credo cozzi con i proclami di Franceschini, quando parlava di patrimonio che deve essere reso fruibile. A Manfredonia sta accadendo l’esatto opposto.

Proseguirete in questo percorso o vi arrederete ai cavilli ministeriali?

No, non ci arrendiamo. Siamo sempre orientati al risultato. Se ti sei armato per una battaglia pacifica, sei anche responsabile verso quelle persone che ti hanno dato attenzione e credono in quello che stai facendo. Il nostro obiettivo è far arrivare la questione sul tavolo del ministro Franceschini, e poter arrivare ad un risultato minimo: che ci indichi una data di riapertura del Museo Archeologico di Manfredonia.

Dottor Mazzone, lei ha ricoperto la carica di direttore dell’Agenzia del Turismo di Manfredonia, adesso ha ideato POP: può raccontarci il legame tra Manfredonia e la cultura? Quest’ultima potrebbe fungere da volano per una ripresa economica?

Manfredonia, oggi, è una città dell’impero di periferia e le politiche culturali, in periferia, e nei territori depressi non sono portate avanti dagli enti pubblici o dal mecenatismo culturale, ma sono promosse da piccole realtà associative. Queste piccole realtà, però, non hanno la forza di farsi impresa e probabilmente non lo vogliono neanche, e non hanno la possibilità di accedere ai tanti finanziamenti previsti da bandi regionali. Il piano straordinario che la Regione Puglia sta varando, per far fronte alle emergenze di questo periodo, risponde anche alle necessità di queste piccole realtà che si fanno carico attraverso piccole iniziative di portare avanti le politiche culturali di una città. Stimolare le politiche culturali e far comprendere che possono creare un volano di natura economica. Il museo di un piccolo centro è difficile che possa chiudere in positivo, ma il valore generato dal museo e dalla cultura sta nell’indotto. Si dovrebbe creare un unicum tra siti culturali ed eventi, penso all’opera di Edoardo Tresoldi presso la Basilica di Siponto, che andrebbero a potenziare questo circuito virtuoso. POP ha questo obiettivo: provare ad essere lungimirante, costruendo un futuro desiderabile e individuare una vocazione, per la città e per noi stessi. Più che un obiettivo, è il nostro grande sogno.

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