«Se non realizzeremo una transizione ecologica vera, alle prossime generazioni resteranno solo i debiti». Franco Salcuni e la Next Green Generation di Festambiente Sud

by Antonella Soccio

Next Green Generation, la transizione ecologica è oggi il tema centrale delle azioni di Legambiente.

Ecco perché FestambienteSud, giunto alla sua XVII edizione, riflette quest’anno sul bivio epocale, che stanno vivendo le Greta Thumberg di tutto il pianeta, in modo da “consegnare ai giovani e alle prossime generazioni un nuovo modello di sviluppo finalmente sostenibile, capace di sostituire quello novecentesco che ha mostrato tutti i suoi limiti”.

“Cambia il ruolo delle Grete e di Legambiente, dobbiamo vigilare sugli impegni scritti su carta nel Recovery Plan affinché siano realizzati”, afferma a bonculture Franco Salcuni direttore e anima di FestambienteSud.

Già nel 2018 il Festival verde nato a Monte Sant’Angelo aveva iniziato l’avventura di festival del territorio, con concerti e incontri in Foresta Umbra e a Vieste, la regina del turismo pugliese.

Negli anni pre pandemici il festival di territorio era andato molto bene, abbiamo fatto esperienze importanti. 7 giornate su Vieste con 13 concerti, abbiamo vissuto un buon clima, con un’ottima accoglienza dei turisti e degli operatori. A Vieste ci troviamo benissimo e storicamente ci siamo radicati”, spiega il docente e ambientalista, da sempre operatore culturale sul Gargano.

L’idea di radicamento trova la sua intuizione geniale nella Green Cave, aperta a Monte nel dicembre del 2018. Con la Green Cave FestambienteSud trova finalmente una casa stabile, in una grotta di 250 metri quadri a 50 metri dal Santuario dell’Arcangelo Michele e sul corso principale della città dei due siti Unesco.

“La Green Cave è uno spazio multifunzionale, abbiamo una galleria d’arte, una libreria, una sala multifunzionale per gli eventi e un laboratorio educativo, tutto in grotta. La sala ha ospitato eventi di ogni tipo, abbiamo fatto formazione, presentazione di libri, concerti. C’è anche la possibilità di un piccolo teatro in grotta con 60 posti a sedere. Nel 2019 abbiamo avuto 100 eventi, con ben 15mila presenze, con un lavoro fatto quasi essenzialmente solo d’inverno. Quando siamo entrati in quel luogo che è diventata la Green Cave ci siamo accorti che c’era la geotermia, ci sono 15 gradi, anche lo sforzo economico ed ecologico per riscaldarla è bassissimo”.

Anche quest’anno FestambienteSud replicherà gli spazi più gestibili dell’edizione dello scorso anno, con un protocollo Covid rigoroso. “I festival in piazza sono finiti per ora, perché la piazza non la controlli”.

Franco Salcuni, direttore di FestambienteSud

Come è cambiata la voglia di cultura? Baricco in un suo articolo parla di uno straniamento nel condurre la vita pre pandemica, tra cinema, teatri, concerti e vernissage coi calici in mano: sembra anche a te che siano trascorsi 5 anni in uno?

“C’è un cambiamento di passo, ma il bisogno di cultura e di socialità non muore, anzi in qualche maniera va esaltato. C’è una fase di passaggio, sono curioso di vedere questa trasformazione dove ci porta”.

E dove ci porta?

“Io credo che alla fine di tutto questo periodo di emergenza sanitaria, sociale la riflessione ci porterà o ci ha già portato ad un rivalutazione delle cose che contano: le relazioni essenziali, la famiglia, un certo tipo di organizzazione che abbiamo trascurato. Ma noto che in questo anno tanti hanno sentito un bisogno formativo, tanti hanno ripreso a studiare, c’è una urgenza di crescere, di capire, vedo emergere queste necessità. Chiaramente è un bisogno di cultura, è difficile prevedere come ci si organizzerà, ma non vedo una crisi di questo settore nel futuro, cambieranno i linguaggi e le logistiche, le piattaforme. Non necessariamente ci sarà sempre lo streaming, noi ci stiamo attrezzando con una web tv, ci dotiamo di strumenti misure flessibili, con un portale della Green cave e uno shop online, ci stiamo attrezzando a gestire una dimensione di trasformazione che tutti dobbiamo accettare. Ma credo che lo spettacolo, la cultura e la socialità organizzata non moriranno”.

Da sempre sei un fautore per territori come il Gargano di un turismo di prossimità, capace di destagionalizzare i flussi. Ora con le estati del Covid la prossimità è diventata l’unica sola possibilità di gita fuori porta e di turismo: anche per FestambienteSud non si possono vendere pacchetti turistici. Qual è il sentimento attuale?

“L’anno scorso già abbiamo avuto un turismo tutto italiano, ma il festival va verso l’internazionalizzazione. Chiara Civello è una star in Brasile, il progetto originario con cui abbiamo lavorato con Chiara era quello di portare a Monte e a Vieste sonorità nuove. Oggi non hai certezza sugli spostamenti, abbiamo ancora sospeso un certo tipo di turismo internazionale, ma resta per noi l’idea di una internazionalizzazione, che è una rottura dell’autoferenzialità sul piano culturale.

Se poi questo si possa tradurre in flussi esteri lo vedremo nei prossimi anni, è questa una dinamica che sfugge al controllo attuale. Ma nella la dimensione dell’interzionalità dobbiamo stare tutti. L’altra cosa è avere la freddezza e la lucidità di comprendere che un territorio non può reggersi solo sul turismo balneare, inevitabilmente vanno create altre occasioni. Sono anni che cerco di lanciare il messaggio del turismo di prossimità, intercettando le aree metropolitane vicine. C’è tutto il bacino del napoletano che non viene sul Gargano, lo stesso da Roma. Ci stiamo perdendo anche il bacino di utenza di Bari che va a Matera o nel Salento o addirittura nella Murgia. Noi dobbiamo capire che il nostro lavoro deve rivolgersi a quei 12 milioni di persone che vivono nelle grandi aree metropolitane a noi vicine”.

Nasce da questa volontà anche la collaborazione con Vieste? È più facile che un napoletano vada a Vieste per un concerto che non a Monte, no?

“In realtà le giornate di Vieste si rivolgono ad un bacino che è già presente su Vieste. La cultura si fa con la costanza, solo se c’è costanza un attrattore turistico può accreditarsi anche una località culturale”.

E Vieste con la partnership col Libro Possibile ci sta lavorando….

“Certo, il lavoro che stanno facendo è molto interessante, perché si vedono delle altre linee turistiche prima impensabili. La gente comincia a percepire Vieste anche come una città d’arte e di cultura, grazie ad una strategia ben precisa”.

Questo tempo pandemico sembra aver interrotto una consapevolezza, a tratti anche positivamente rivoltosa, di natura ambientalista cominciata con Greta Thumberg, e prima ancora con il no alle Trivelle in Adriatico. Oggi cosa significa parlare di ambiente? A che punto siamo?

“Siamo al punto che quelle cose che dicevamo in piazza sono diventate istituzione. Alcune politiche green sono diventate di governance, col new deal. Viviamo la transizione ecologica. Cambia il ruolo delle Grete e di Legambiente. Il nostro ruolo in questa fase cambia, dobbiamo vigilare affinché gli impegni presi dai Governi vengano realizzati sul serio. Il nostro tema è Next Green Generation: se non realizzeremo una transizione ecologica vera, alle prossime generazioni resteranno solo i debiti di un periodo di grande spesa pubblica. Dobbiamo cambiare l’economia che abbiamo ereditato e che non serve più”.

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