Capodanno e la poesia ingenua e speranzosa sul tempo. Per difendere il proprio da ottusi e malvagi

by Enrico Ciccarelli

Buon anno, amiche e amici. Il combinato disposto della giornata festiva e della ricorrenza dà un destino obbligato alla nostra settimanale escursione nelle ampie radure e nelle intricate selve della poesia. Il primo giorno dell’anno è stato cantato da innumeri poeti, con accenti diversissimi. Se Giacomo Leopardi ne ha fatto l’oggetto dell’immortale e disperante «Dialogo tra un venditore d’almanacchi ed un passeggiere», se il vertiginoso Jorge Luis Borges lo ha reso occasione di una delle sue labirintiche riflessioni sull’enigma del tempo, sono stati in tanti a celebrarne la speranza e l’ingenuità. Sono questi, a ben pensarci, i numi tutelari della poesia d’ogni tempo. Non si può scrivere senza stupore o credendo di sapere già tutto. La poesia oracolare e iniziatica, che non casualmente serve più ad appartarsi che a condividere, ha poco della vera poesia. E quanto ad Elpìs, la Speranza, l’Ultima Dea, senza di lei non vi sarebbe di che poetare, né scrivere, né parlare. Si sia hegeliani o nietzchiani, si creda all’intima razionalità dell’esistente o al perpetuo contrasto fra il caos e la volontà di potenza, si scrive perché si spera, e si spera perché si scrive.

Le liriche che ho scelto per voi quest’oggi saranno quindi più colorate che grige, più luminose che cupe, non senza avervi fatti avvertiti che, per chi canta, la gioia è inseparabile dalla malinconia, dalla terribile consapevolezza che «tutto questo andrà perduto nel tempo come lacrime nella pioggia».

Cominceremo da Vivien Lamarque, ragazzina quasi ottuagenaria, venuta a Foggia di recente per i benemeriti uffici di Antonio Bux e Giuseppe Todisco (sapete, la rassegna «Fuori i poeti» alla Magna Capitana). Lamarque è poeta multiforme e sorprendente, la cui maestria produce versi inattesi, inconsueti, irriverenti. Questa sorridente poesia ne dà un assaggio.

BUON ANNO! BUON ANNO!

Ascolta bene,
bambina o bambino:
“Buon Anno!”, dice il prato
al suo fiorellino;
“Buon anno!”, dice il mare
al suo pesciolino
“Buon Anno!”, dice il cielo
al suo uccellino;
e anche il lettino al suo cuscino
e anche la tazza al suo piattino
e anche il panino al suo formaggino
e anche il cucchiaio al suo cucchiaino
e anche la sciarpa al suo berrettino
e anche la scala al suo gradino
e anche la casa al suo balconcino
e anche il sasso al suo sassolino…

e anche questa pagina
a te, bambina o bambino!

Pablo Neruda ha scritto poesie su praticamente ogni cosa, dando a volte l’impressione di imitare e talora parodiare se stesso. Poteva mancare una sua poesia su Capodanno? Certo che no! Eccola.

ODE AL PRIMO GIORNO DELL’ANNO

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli…
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.

Forse vi chiedete se si è espresso sul Capodanno Charles Bukowsky (quello vero, non l’apocrifo melenso inventato da Internet)? Ecco servito.

FOGLIE DI PALMA

a mezzanotte in punto
1973-74
Los Angeles
ha cominciato a piovere sulle
foglie di palma fuori dalla mia finestra
i clacson e i fuochi d’artificio
erano svaniti
e tuonava.

ero andato a letto alle 21.00
spente le luci
tirate su le coperte –
la loro letizia, la loro felicità,
le loro urla, i loro cappelli di carta,
le loro automobili, le loro donne,
i loro ubriachi dilettanti…

la notte di Capodanno mi atterrisce
sempre

la vita non sa nulla degli anni.

adesso i clacson si sono ammutoliti
e i fuochi d’artificio e i tuoni…
tutto è finito in cinque minuti…
odo soltanto la pioggia
sulle foglie di palma,
e penso:
non capirò mai gli uomini,
ma è andata
anche questa.

Naturalmente l’anno nuovo è fatto di brindisi. Questo è quello dell’ispido, passionale e raziocinante Erri De Luca.

PRONTUARIO PER IL BRINDISI DI CAPODANNO

Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,

a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,

a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.

D’accordo, ma che Capodanno è senza auguri? Io, benché la scelta sia abbastanza prevedibile, non ne ho trovato uno migliore di quello della tedesca Elli Michler che ci ha lasciato nel 2014, a 91 anni (vi ho mai detto che scrivere poesie allunga la vita?) dopo un’esistenza lunga e ben vissuta.

TI AUGURO TEMPO

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.

Io inorridisco al pensiero di quanti e quanto assiduamente cerchino di rubarci tempo: gli stupidi, i malvagi, i meschini. Tutti coloro che bruciano i loro giorni e le loro ore in opere insulse o nefande e pretendono che noi vi prendiamo parte. Gli avidi di cibo che non nutre, di luci che non illuminano: quelli che vogliono possedere, accumulare, controllare. Torvi zombie senz’anima. Difendete il vostro tempo, amiche e amici del mio cuore. Lo so, anche le mie fanfaluche inurili ve ne sottraggono un po’, e non sempre ne vale la pena. Ma è tempo dato solo in prestito, perché la Bellezza, di cui la poesia non è che una delle ancelle, restituisce ogni singolo attimo che le avrete dedicato. Buon Anno.

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