Comincia da Manfredonia l’attacco ai diritti. I crociati di Pro Vita raccolgono il Tally-ho! del Governo Meloni

by Enrico Ciccarelli

Era da prevedersi. Non si era ancora asciugato l’inchiostro sulla firma del Capo dello Stato in calce al decreto di nomina di Giorgia Meloni a presidente del Consiglio che gli omofobi e gli oscurantisti, quasi come mute di cani da caccia che abbiano ascoltato il Tally-ho della caccia alla volpe, hanno lanciato o rilanciato le proprie offensive.

È accaduto a Manfredonia, dove l’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, nota per le sue posizioni oltranziste sui diritti lgbtq e considerata vicina al movimento politico Forza Nuova, ha diffuso un comunicato stampa ripreso da alcune testate sipontine in cui parla di una «delibera shock» assunta dall’Istituto Comprensivo «Giordani-De Sanctis». Una delibera finalizzata all’istituzione della «carriera alias», che cambierebbe i dati anagrafici di bambini e ragazzi –citiamo- sulla base di una presunta identità di genere auto-percepita.

Quindi, ad onta dell’aspetto gentile e bonario e dei modi garbati, la dirigente scolastica dell’Istituto, Lara Vinciguerra, sarebbe non solo un agente segreto dell’ideologia gender, mai abbastanza esecrata, ma anche una falsificatrice di dati e documenti anagrafici. Al demoniaco zoccolo caprino in evidenza si dovrebbe aggiungere la palla al piede con cui vengono abitualmente disegnati i detenuti sui giornali di enigmistica. E naturalmente questa prava manovra di flagrante illegalità –chiosa Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita- sarebbe parte di una colonizzazione ideologica di cui sarebbero vittime, ça va sans dire, le famiglie, espropriate della loro libertà educativa.

In pratica, secondo i crociati di Pro Vita, tutte le mattine le tenere allieve e i teneri allievi dell’Istituto vanno in Presidenza e sulla base del capriccio di giornata dicono «Oggi non mi chiamo Pasqualino ma Rebecca» nella disperazione dei genitori che si chiedono se non sia il caso di chiamare l’esorcista.

Piccolo dettaglio: non è vero. Sia perché la delibera supposta scandalosa è stata assunta all’unanimità da un organismo collegiale con ampia rappresentanza delle famiglie, sia perché non sono i gaglioffi seguaci del gender ad attivare motu proprio la carriera alias, ma i genitori a chiederlo. Perché? Perché la realtà è più complessa e contradditoria di quella che i Coghe del pianeta vorrebbero farci credere, sicché accade che il sesso anatomico di qualcuno sia diverso da quello cromosomico e da quello auto-percepito.

Come trattiamo questo iato, questa differenza e i disagi che ne possono derivare? Possiamo impiparcene, che è il caritatevole comandamento di questi cattolici alle vongole: trattarli come capricci d’infanzia destinati a non lasciare traccia, e quindi dire al bambino Pasqualino che adora mettersi le gonnelline rosa, le bambole e i trucchi, che sono cose terribilmente sbagliate e abitudini da correggere, e lo stesso per la bambina Martina a cui piacciono le gare di rutti (scusate gli stereotipi, servono solo a rendere l’idea).

Così facendo li consegniamo allo stigma, all’idea di essere scherzi di natura, individui erronei. E forniamo una specie di licenza di bullizzare a tutti quegli altri bambini che dubbi non ne hanno, o più probabilmente li hanno e ne hanno paura. L’alternativa è prevedere, attraverso un regolamento interno (che ovviamente non ha nessun impatto sull’anagrafe e sullo stato giuridico dei destinatari), che nella scuola, su richiesta esclusiva ed esplicita della famiglia, si chiameranno in un modo più confacente al genere a cui sentono di appartenere.

Li si indirizza così alla transizione di genere, li si rende transessuali a dieci anni? Naturalmente no. Il grande rimescolamento di carte dell’adolescenza potrà confermare o ribaltare le identità, potrà riconciliare la loro percezione con la loro anatomia o meno. Ma li si protegge. E protegge le loro famiglie da un’angoscia che solo chi l’ha provata può descrivere.

Pro Vita intende portare la questione sul tavolo del ministro Valditara, e ne siamo felici. Perché speriamo che il ministro renda onore alla nuova dicitura del suo Ministero ed entri nel merito. Ci permetterà di capire quale rispetto abbia dell’autonomia scolastica, in quale considerazione tenga la Costituzione della Repubblica e se le famiglie da difendere siano quelle concrete, reali, effettivamente esistenti, o il vuoto simulacro immaginario dei sanfedisti. Uno stress test il cui esito tutti noi, molto allarmati dell’avvento al potere della destra radicale (a ciò legittimata da un voto libero e indiscutibile, intendiamoci) attendiamo con impazienza.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.