Giuseppe Conte, i Cinquestelle e la tigre vegana

by Enrico Ciccarelli

Confesso di non essere molto interessato all’evoluzione del Movimento Cinquestelle, alla sua eventuale trasformazione in forza moderata e liberale, all’ingresso possibile dei suoi eurodeputati, fra i più raminghi e transumanti della storia, nel gruppo del Partito Socialista Europeo.
Non lo sono perché la mia umilissima opinione è che il Movimento Cinquestelle sia stato e sia solamente una setta, nata dall’intuizione a suo modo geniale di Gianroberto Casaleggio, e incarnata nel talento affabulatorio di Beppe Grillo. Le sette non si evolvono: sorgono e scompaiono, prosperano e muoiono sulla base della capacità dei loro profeti di interpretare uno stato d’animo.

A questa stregua, nell’ultimo decennio, il Movimento Cinquestelle è stato il perfetto interprete, l’eroe eponimo dell’Italia del rancore, come la chiama il Censis, l’alfiere di un bisogno di protezione sociale che la modernità non riusciva più a garantire, il paradossale motore di una rivolta contro la modernità che si serviva in modo spregiudicato degli strumenti della modernità, perché non c’è dubbio che sia l’abilità e la competenza di Casaleggio, sia l’intrinseca natura rancorosa, alibistica, superstiziosa dei social network sono stati i pilastri del successo pentastellato.
Non è strano che i movimenti populisti e reazionari ricevano in Italia abbondanti consensi: basti citare il boom dell’Uomo Qualunque nelle elezioni per la Costituente, o quello del Movimento Sociale Italiano fra 1970 e il ’72. La società liquida e post-ideologica ha portato a un’inedita dimensione e un’inedita durata della sbronza. Che probabilmente anche per questo lascerà postumi significativi.
Se capisco bene le declinanti fortune politiche ed elettorali dei Cinquestelle passeranno per un cambio di connotati e l’affidamento a un Sommo Pontefice nuovo di zecca, l’ex-presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Tanti anni fa il terribile Giancarlo Pajetta sfotteva Enrico Berlinguer dicendo che si era iscritto giovanissimo alla direzione del Pci, per indicare che non aveva fatto gavetta. Conte sta per surclassarlo iscrivendosi direttamente alla guida del Movimento.

Il professore, a quanto scrivono i giornali avrebbe richiesto carta bianca (e non è difficile, visto ed espresso l’intenzione di ancorare il Movimento al centrosinistra, ma con una caratteristica di “sano populismo”. Cercherò di capire meglio e di approfondire prima possibile. Per il momento mi basterà dire che a mio sommesso parere il sano populismo non esiste, come non esiste un autoritarismo liberale, una tigre vegana, una pestilenza salutare. Non siamo nella figura retorica dell’ossimoro, della contraddizione apparente, ma in quella dell’antinomia. Il populismo è insania per storia, definizione e costituzione. Ne parleremo meglio. Alla prossima.

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