Grillo e Conte, la fine (?) di un equivoco

by Enrico Ciccarelli

Se il Movimento Cinquestelle fosse un cartone animato, ci sarebbe solo da congratularsi con autori, sceneggiatori e disegnatori. Difficile non trovare impagabile il Grillo che rimarca in modo impietoso (e con ragione) i limiti di cultura politica e di preparazione manageriale di Giuseppe Conte dimenticando non solo di averlo indicato lui per la leadership del Movimento Cinquestelle, ma anche di averlo proposto per ben due volte alla guida del Governo del Paese.

Ma anche il Conte che ciancia di democrazia dopo avere elaborato in solitudine uno statuto ritagliato su sua misura e poi offerto a una semplice operazione di ratifica, neanche stessimo parlando di Charles De Gaulle.
Sentire poi le elucubrazioni morotee dei vari Toninelli, Fico e Rocco (e in sede locale della valente Rosa Menga), con le varie acrobazie dei miracolati di Grillo-Casaleggio, disposti a tutto pur di salvarsi la ghirba e la poltrona, conferma un ovvio principio: nessuna sbronza populista, nessun “esperimento” alla Negroponte, nessuna fantasmagoria comunicativa trasformerà mai una pagliacciata in una cosa seria e una congrega di disperati malvissuti in una classe dirigente.
La politica, non solo come tecnicalità e saper fare, ma anche come tentativo di senso, spinta visionaria, afflato ideale, è altrove. E non è che un fondale farlocco da teatrino malmesso la finta divisione fra una presunta ortodossia delle origini e una pericolosa deriva eretica: la banale verità è che si voleva sfruttare la presunta popolarità di Conte per fargli fare da presunto leader quello che ha fatto per due anni da premier, cioè il Galleggiatore senza idee e senza qualità. Una faccia gradevole appiccicata al nulla.

Lui, il cicisbeo, quello che solo Nicola Er Saponetta poteva scambiare per un punto di riferimento dei progressisti, sperava di fare il colpo del cucùlo: prendere un soggetto politico costruito da altri e metterlo al servizio delle proprie personali ambizioni di potere. Lasciando al cosiddetto Garante (di cosa? Mistero! Visto che ha “garantito” di tutto e di più) ruoli ornamentali. Beppe Grillo sarà anche fuori come un balcone, ma divenire il nonno rimbambito ospite mal sopportato nella casa da lui costruita era troppo chiedergli.
Ci sarà una scissione? Probabile, ma non sarà una scissione come quelle in casa Pd di Articolo Uno e Italia Viva, cioè una lacerazione su basi politiche: sarà solo un derby di camarille, con schieramenti determinati da motivazioni assai poco nobili, a cominciare dal desiderio di evitare il ripristino della “tangente Rousseau”. Renderà meno stabile il Governo Draghi?

Non penso proprio. Oltre ai fuoriusciti che andranno, come in passato, a infoltire i ranghi della Lega, il primum vivere la farà da padrone: e siccome almeno i due terzi della ciurma pentastellata sono del tutto certi di non tornare a rivedere non solo le stelle, ma nemmeno i broccati, i velluti e gli stucchi del Parlamento, cercheranno di godersi la cuccagna il più a lungo possibile. È solo la lungamente attesa fine di un clamoroso, sordido, tragicomico equivoco.

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