Io accuso. Atto di indignazione civica contro una politica imbelle, codarda e dimentica di se stessa

by Enrico Ciccarelli

Lo so, Bonculture ha solo una pallida parentela linguistica con l’Aurore. Le elezioni comunali di Foggia 2023, le più disperate e tristi che io ricordi, non hanno nessuna somiglianza di scala con quel misto di militarismo, antisemitismo e bellicismo che diede vita all’Affaire Dreyfus, pietra miliare del giornalismo d’inchiesta e della grafologia forense. Soprattutto, l’intero me stesso non vale l’unghia del dito mignolo del piede di Emile Zola, lo scrittore aurore della «Lettre au president de la Republique» passata alla storia come il J’accuse.
Faccio avvertite le persone di buona volontà che vorranno leggere che so di non disporre di alcun titolo etico e di non essere o sentirmi in alcun modo superiore a coloro che saranno bersaglio della mia critica e delle mie accuse. È solo che la vecchiaia, fra i tanti inconvenienti, ha i suoi privilegi: fra essi quello di poter parlare da semplice cittadino, privo di ambizioni e velleità, motivato dal solo desiderio che il suo ancor giovane figlio possa crescere in una comunità che, senza essere perfetta o angelicata, viva il senso del proprio destino, non mandi in soffitta l’impegno, non ceda alla rassegnazione. Per questo
IO ACCUSO le donne e gli uomini che formano la rappresentanza politica della nostra città, di avere per codarda insipienza inflitto un’ultima maramalda pugnalata alla schiena a una città rantolante e sopraffatta da preponderanti nemici interni ed esterni;
IO ACCUSO le forze politiche della nostra città e i loro esponenti a ogni livello di avere ancora una volta svenduto gli interessi di Foggia ad astratte logiche baresi e romane, evitando ogni gesto di responsabilità o di semplice dignità, facendo dei candidati propostisi, proposti o ventilati un insulso album di figurine, disertando ogni occasione di pubblico confronto;

IO ACCUSO queste persone, da un capo all’altro dello schieramento politico, du avere perpetrato il preciso e venefico disegno di sabotare il ritorno della città alla fisiologia democratica, baloccandosi con insulsi scaricabarile o penosi rinvii con il preciso scopo di favorire la disaffezione alle urne, confermando l’infame teorema per cui il popolo foggiano «sbaglia a votare» e quindi deve esercitare questa facoltà nel modo più limitato possibile.
IO ACCUSO davanti all’avvenire tutti costoro perché hanno regalato all’illegalità e alle mafie il più disastroso certificato di incapacità e di incompetenza che i clan potessero desiderare.

Due anni di commissariamento non sono in alcun modo serviti a rigenerare una politica avvitata su se stessa, incapace sia di dire che di ascoltare, priva di idee e soprattutto intenta a impedire che ne avessero altri.
IO ACCUSO questa disastrosa classe dirigente di avere fatto tutto quanto poteva per dimostrare la propria inutilità, anzi, la propria evidente nocività. L’unico rammarico è per quelle ottime persone che, non so quanto volontariamente, si sono trovate coinvolte in questo indegno teatrino.
Eccedo in pessimismo? È una caratteristica dei vecchi: ma racconto questa città da ci nquant’anni, ormai, e non l’ho mai vista giunta a un così devastante punto di degrado, con alcuni partiti che sembrano passare di qui per caso e altri che giocano a rimpiattino. Né credo all’alibi dell’incapacità. A Foggia, anche in politica, ci sono tante vivaci intelligenze. Si comportano così perché hanno smarrito la bussola, o perché hanno paura. Legittimo, ma in questo caso si facciano da parte.
Chiedo scusa a chiunque si sia sentito offeso sul piano personale- So che dalle nostre parti «accuso» è soprattutto un termine da tressette. Per il suo «j’accuse» di 125 anni fa, Zola rischiò il carcere e dovette riparare in esilio. Io rischio al massimo che qualcuno mi tolga il saluto. E soprattutto il plumbeo silenzio che in questa città è regolarmente riservato agli argomenti scomodi.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.