Lucio e Francesca, il gossip e il rischio del ballatoio

by Enrico Ciccarelli

La vicenda del matrimonio di Francesca Catapano e Lucio Fares, con l’articolo anonimo e urticante che ha voluto dedicargli un quotidiano locale foggiano, mi spinge a qualche riflessione. Voglio saltare a pié pari ogni considerazione di merito: mi onoro di essere amico di Francesca e Lucio, condivido l’indignazione pubblica del mio amico e collega Claudio Botta e penso che l’articolo sia decisamente scadente sotto ogni punto di vista. Ma a me non pare che il punto sia questo.

La mia opinione è che sulla scala dell’informazione locale il gossip sia un genere giornalistico impraticabile. Non importano le intenzioni o i bersagli: è una questione di prossimità. L’articolo che parla del ritorno all’amore fra Jennifer Lopez e Ben Affleck ha senso perché i due protagonisti sono dei divi, parola che anche nel suo significato letterale li qualifica come esseri di un altro pianeta e di un’altra dimensione. E lo stesso dicasi per i pettegolezzi dei tabloid britannici, con tetta d’ordinanza a pagina due, a proposito dell’articolata popolazione di Buckingam Palace e dintorni, o per i diversi articoli che rovistano nei cassonetti (talora fisicamente, talora metaforicamente) di questo o quel vip.

Non ritengo affatto che questo giornalismo sia “minore” e che chi se ne occupa sia uno scribacchino senza arte né parte: spesso la confezione dei giornali di gossip è un’opera d’arte, consistente com’è a volte nel formulare didascalie interpretative sulle immagini dei paparazzi (per cui sulla testata A la medesima espressione della starlette è definita “innamorata” e sulla testata B “irritata”) senza contare i patti di sottobosco con le agenzie, che fanno costruire uno scandalo, un abbandono o un lieto fine per ravvivare il botteghino di un film o gli ascolti di un reality.

Ma ha senso se l’oggetto dell’attenzione è, sia pure in sedicesimo, un portatore di carisma, un personaggio che attira su di sé passioni, affetti, abitudini di larga risonanza. Il gossip su Pio e Amedeo, per fare un esempio, è accettabile: quello su Francesca e Lucio no, anche se Francesca è una donna molto intelligente, bella e talentuosa e Lucio un professionista di chiara fama e per qualche tempo presidente del Foggia Calcio.

Perché su scala locale o localissima il gossip, indipendentemente dall’eleganza con cui si fa, decade a pettegolezzo da ballatoio, materia da fruttivendoli o portinaie. La grana spessa e maleodorante di molti commenti che hanno corredato l’articolo sulla pagina facebook del giornale non è casuale: è il perfetto pendant di quel testo, la sua ovvia e banale conseguenza. Perché se inneschi un pettegolezzo pieno di allusioni più o meno larvate, come vuoi che il troglodita di turno non lo traduca nella battutaccia volgare?

Significa che non è consentito sui giornali locali parlare di matrimoni, fidanzamenti, nascite? È ovvio che si possa. Ma –piaccia o meno- lo si deve fare con i canoni standard dei pezzi encomiastici, quelli che cominciano con “Nella splendida cornice di…”, nei quali lo sposo è sempre elegante e la sposa sempre radiosa, il menu ottimo, gli ospiti felici. Pezzi di circostanza, che rimangono giustamente al di qua delle aree sensibili, non segnalano l’improvvido cascare nel bicchiere della dentiera dell’anziano nonno, né l’eventuale alitosi delle damigelle d’onore o la tremenda stecca del cantante. Perché manca a questi aspetti (che saranno rinnovellati, per l’appunto, nei pettegolezzi più o meno divertiti degli invitati) qualsiasi statuto di notiziabilità, come dicono quelli che parlano bene.

È successo che un uomo e una donna si sono sposati. In un bel posto. Circondati dall’affetto di tanti amici, alcuni dei quali noti. Fine. È una notizia interessante solo per chi, come me, vuole loro bene e augura loro tanta fortuna e felicità. Anche se non è stato invitato. Ma non per questo vuole fare l’Enzo Miccio o la Guia Soncini dei poveri.

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