Mario Draghi, discorso sovrano

by Enrico Ciccarelli

Non mi sento all’altezza di commentare il discorso tenuto in Senato dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Lo hanno fatto colleghi assai più prestigiosi, con accenti generalmente molto positivi e talora, per il mio gusto, eccessivamente laudativi. Anche per questo ho apprezzato il ruvido articolo di Vittorio Feltri, quasi sempre urtante, a volte ignobile, ma in questa occasione prezioso nel ricordarci che i primi ministri non si giudicano né dalle pochette né dalle buone intenzioni, ma dalla capacità di tradurle in atti concreti. A me pare ci sia stato un deciso salto di qualità; ma sarà sui provvedimenti che dovremo valutare.

Nel discorso di Draghi, però, c’è un punto che penso sia da sottolineare: a mia memoria non era mai accaduto che un presidente del Consiglio davanti al Parlamento dicesse a chiare lettere che l’Italia dovesse cedere quote di sovranità nazionale per recuperare quote di sovranità condivisa, cioè europea. Una verità fattuale, che personalmente condivido pienamente, ma che finora nessuno aveva enunciato con tanta chiarezza.

Perché esiste ancora una larga fetta di opinione pubblica che è convinta che l’Unione Europea e il settantennio di pace che ha garantito ci abbiano sottratto qualcosa, ci abbiano resi meno liberi in casa nostra, meno sovrani. È un’illusione ottica. La sovranità nazionale italiana è stata perduta l’8 settembre del 1943, nella data che il professor Galli della Loggia chiama della morte della Patria.
Perché in quel giorno non fronteggiamo solo le disastrose conseguenze della guerra in cui ci avevano trascinato Mussolini e il Fascismo, ma anche la dissoluzione dello Stato, il generalizzato “rompete le righe” che lasciò il nostro popolo solo e nudo in mezzo alla tempesta, con modalità che non conobbero l’eguale negli altri Paesi sconfitti.

Per questo Alcide De Gasperi sapeva di dire la verità, quando, alzandosi a parlare alla Conferenza di Pace di Parigi disse “tutt o in questo luogo è contro di me, tranne la vostra personale cortesia”. E chissà come sarebbe andata se la Guerra Fredda non avesse convinto l’Occidente e gli Stati Uniti a occuparsi di noi. È con l’Europa Unita che abbiamo ricominciato a poter dire la nostra, a divenire, da sudditi che eravamo, alleati. Ed è grazie all’Europa e solo con l’Europa che possiamo giocare il nostro ruolo nella competizione planetaria, nella quale gli altri attori sono per geografia e demografia, infinitamente più grandi e robusti degli staterelli del Vecchio Continente.

L’Europa è il nostro destino manifesto per usare l’espressione di James Monroe: irreversibile e senza alternative. Più ce ne rendiamo conto e la smettiamo di frignare contro la Germania cattiva e la Francia arrogante e l’arcigna Olanda, meglio sarà. Personalmente mi fa piacere che ci sia finalmente un presidente del Consiglio che parla a noi come agli esseri adulti che dovremmo essere e spesso non siamo. Alla prossima.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.