Michele Emiliano? Lui può

by Enrico Ciccarelli

Salve. Questa è una puntata che ha intenzioni autocritiche. Volevo occuparmi delle critiche rivolte da diversi esponenti del Partito Democratico a Michele Emiliano per talune –chiamiamole così- disinvolture nella scelta di suoi collaboratori e per qualche manovra politica in odore di spregiudicatezza, al punto da far ipotizzare addirittura (ma al momento la cosa non è confermata) il clamoroso arruolamento del sindaco di Foggia Franco Landella (ieri Forza Italia, oggi Lega, domani chissà).

Dichiarazioni estremamente critiche sono venute dal consigliere regionale Paolo Campo e dal vicepresidente dei deputati Pd Michele Bordo, ma anche dal segretario regionale Marco Lacarra. In forme meno plateali pare abbia formulato più di un rilievo anche l’assessore regionale Raffaele Piemontese, che di Emiliano è il vice.

Hanno torto. Perché non si può criticare un ghiro perché dorme o un barbagianni perché va in giro di notte. Emiliano sta facendo solo quello che ha sempre fatto e che ha sempre dichiarato di voler fare. Non perché sia un trasformista o una persona senza valori; perché l’unica sua stella polare è l’empatia, il desiderio di avere il consenso del maggior numero di persone possibile, anche di quelle fra loro incompatibili. Pd, Cinquestelle, Casa Pound, Rifondazione comunista, Forza Italia? Non importa, tutto fa brodo. Basta che ci sia il consenso. E ce l’ha, come hanno dimostrato le ultime regionali.

Sapete quando si dice “c’è chi può e chi non può”? Emiliano può. Può inserire nelle liste candidati ritenuti impresentabili dalla Commissione Antimafia, candidare nelle sue liste il vicesindaco di un’Amministrazione Comunale sciolta per mafia e inserire nella rosa dei suoi consiglieri il sindaco di un’altra, ma restare un campione della legalità. Può avere una gestione disastrosa della pandemia, oscillando in altalena fra bonus per ricevimenti nuziali in presenza e allarmi rossi per ondate che non arrivano, fra inviti ai turisti a venire in Puglia e ripetute chiusure delle scuole alla didattica in presenza, che è una cosa che gli piace particolarmente. Tanto c’è sempre qualche paura o isterismo da sfruttare, qualche alibi d’occasione, qualcuno a cui dare la colpa.

È una novità? Macché! È quello che ha fatto per il Piano di Sviluppo Rurale miseramente naufragato, per la raccapricciante vicenda della Xylella, per il gasdotto; è quello –fidatevi- che si appresta a fare per il Recovery Plan. Può. E lo farà. Avrà ragione a farlo, perché –dati alla mano- i cittadini pugliesi sono con lui.

Quindi mi spiace dover ammettere che, inseguendo sciocchezze come il principio di non contraddizione di quel tale Aristotele, mi sono permesso di criticarlo, talora perfino aspramente. Michele Emiliano ha ragione in re ipsa, che dica e faccia una cosa o che dica e faccia il suo contrario. Perché forse non ha le idee molto chiare, magari non realizza che i provvedimenti dei Tar o del Consiglio Superiore della Magistratura non si ignorano e non si sbeffeggiano con trucchetti da dozzina, può darsi che abbia qualche difettuccio; però è tanto, ma tanto, ma tanto simpatico. Quindi può. Alla prossima.

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