Penultimatum al Sole24Ore

by Enrico Ciccarelli

Penultimi. Penultimi. Ma allora ditelo! Non bastava costringerci a Foggia tutti gli anni a leggere le inappellabili sentenze della classifica di un campionato che non esiste (perché sarebbe come dire nel calcio che giocano insieme squadre che devono mettere in campo sette giocatori altre che possono schierarne ventotto) che dovrebbe assegnare lo scudetto di una disciplina introvabile (è già ben difficile capire cosa sia la vita, figuriamoci la sua qualità).

No, ci dovevate anche infliggere l’onta suprema di farci arrivare penultimi. Che significa, state inguaiati, ma non avete diritto nemmeno a quei trenta secondi sul tg1. Ci viene negato lo sgradevole onore della maglia nera, il paragone con il capitano ed il cantante, l’attesa evangelica di essere i primi, la vincita di consolazione che un tempo il totocalcio garantiva a chi non azzeccava nemmeno un pronostico. È un po’ come se tornando dalla discoteca si incappi in un luttuoso sinistro stradale, ma di venerdì sera, sicché non venendo rubricata come strage del sabato sera, non ti si fili nessuno se non i parenti stretti: alla brutalità della dannazione si aggiunge la beffa dell’ordinarietà, l’insipiente mortificazione di non essere stati bravi neanche nel peggio. In cambio la deplorevole offa di poter dire, davanti alle strade dissestate, alle bombe del racket, ai lampioni spenti per insolvenza e a una selva di grassatori al cui cospetto Sgraffigna, il complice di Gambadilegno, è un monumento di virtù “Vabbé, sempre meglio che a Crotone!” (o Enna, Ragusa, Caltanissetta o altra misteriosa parola dell’Atlante del disagio). Contro ogni giusto diritto delle genti, il fine pena è mai. Perché sono decenni che siamo attaccati alla zona retrocessione come una patella sullo scoglio; ma non si retrocede mai. Ci viene negata la speranza di essere un domani, chissà, forse, ai piani alti della classifica della qualità della vita in Tunisia, in Libia, nella Macedonia del Nord! Ma noi siamo stanchi, sappiatelo, colleghi del Sole 24Ore: dei vostri numerini insulsi, delle vostre statistiche balzane, dei vostri paradossali apprezzamenti. Sappiamo che ci dileggiate scrivendo che siamo primi in assoluto nella classifica degli esposti contro l’inquinamento acustico nei capoluoghi. Pare ce ne siano in media quindici ogni centomila abitanti, altrove. Da noi zero. Proprio noi che abbiamo con il claxon delle nostre autovetture un rapporto di familiarità, confidenza e dipendenza simile a quello di Linus con la sua coperta! Fare esposti? E a chi? Quindi, cari colleghi dell’Arancione, cambiate registro oppure noi ce ne andiamo. Facciamo sul serio. È un ultimatum. Anzi, un penultimatum.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.