San Valentino, la festa del mistero. O del tutto

by Enrico Ciccarelli

Non sono fra i burbanzosi sopracciò che si impettiscono a rivendicare la loro estraneità alle ricorrenze commerciali. Sono proclive a seguire le suggestioni del consumismo, a onorare con pari zelo le pompe della religione e quelle del marketing. Però San Valentino mi dà da pensare, pur essendo un patito assoluto dei cuoricini, della bigiotteria, dei fidanzatini di Peynet e di qualunque melensaggine svenevole l’animo umano escogiti per celebrare l’amore.

Il punto è proprio lì. La festa della mamma celebra un dato di fatto assai credibile: la mamma è figuTa definita nelle sue qualifiche e nelle sue condotte. Con maggiore approssimazione si può dire lo stesso dei papà e dei nonni. Ma gli innamorati chi sono?

La qualifica vale, ad esempio, per gli amori non corrisposti, talvolta i più puri, di norma i più inutili, spesso i più stupidi? E vale nell’arido paesaggio di macerie che lasciano gli amori finiti, i sogni frantumati, le metamorfosi dottor Jeckyll-Mister Hyde nelle quali il nostro partner può prodursi, o in cui possiamo noi produrci ad esso?

La condizione prosegue, dura, permane negli amori sbagliati (posto che ve ne siano, di amori sbagliati), quelli nei quali e per i quali abbiamo dato il nostro peggio, che abbiamo difeso contro l’evidenza, che hanno indotto alcuni all’annientamento e altri allo stalkeraggio (è solo un modo di dire: lo stalking è persecuzione da brama di possesso, non amore)?

Si può parlare di innamoramento per quanti sono insieme da una vita, comodi e logori l’uno per l’altro come vecchie pantofole, nei quali la passione della scoperta è stata sostituita dalla placidità della conferma? E gli amori che sono spariti, travolti da accidente o sconvenienza, del tutto assenti dalla vita reale, ma presenti e protagonisti in forma di nostalgia o di rimpianto?

Insomma, festeggiamo perché siamo innamorati o perché vogliamo a ogni costo certificare (al partner, agli altri, a noi stessi) che lo siamo? I fiori e i cioccolatini, i pensieri affettuosi e le cene romantiche sono espressione di un’emozione o risposta a una chiamata alle armi? Il punto è che l’amore (che Francesco Alberoni distingue dall’innamoramento, ma magari è una trovatina inconsistente) è un mistero. Anzi, per dirla con Emily Dickinson, «che l’amore è tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore» È ragionevole una Festa del Tutto? Secondo me no. In ogni caso, voi che festeggiate San Valentino (e a tutti voi auguro ogni felicità) potreste provare a esaudire il desiderio (no, la preghiera) formulata da Hugh Wystan Auden (poeta inglese, 1907-1973) in questo testo leggendario. Auguri.

La verità, vi prego, sull’amore

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore

Alcuni dicono che l’amore è un bambino

e alcuni che è un uccello

alcuni dicono che fa girare il mondo

 e altri che è solo un’assurdità,

e quando ho chiesto cosa fosse al mio vicino

sua moglie si è seccata e ha detto

che non era il caso di fare queste domande.

Può assomigliare a un pigiama

o a del salame piccante dove non c’è da bere?

Per l’odore può ricordare un lama

o avrà un profumo consolante?

È pungente a toccarlo, come un pruno,

o lieve come morbido piumino?

È tagliente o ha gli orli lisci e soffici?

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

I libri di storia ne parlano

solo in piccole note a fondo pagina,

ma è un argomento molto comune

a bordo delle navi da crociera;

ho trovato che vi si accenna nelle

cronache dei suicidi,

e l’ho visto persino scribacchiato

sulle copertine degli orari ferroviari.

Ha il latrato di un cane affamato

o fa il fracasso di una banda militare?

Si può farne una buona imitazione

con una sega o con un pianoforte Steinway da concerto?

Quando canta alle feste, è un finimondo?

O apprezzerà soltanto musica classica?

La smetterà quando si vuole un po’ di pace?

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

L’ho cercato nei chioschi del giardino

ma lì non c’era mai stato:

ho anche esplorato le rive del Tamigi

e l’aria balsamica delle terme.

Non so cosa cantasse il merlo

o che cosa dicesse il tulipano,

ma certo non era nel pollaio e nemmeno sotto il letto.

Sa fare delle smorfie straordinarie?

Sull’altalena soffre di vertigini?

Passerà tutto il suo tempo alle corse,

o strimpellando corde sbrindellate?

vrà idee personali sul denaro?

È un buon cittadino o mica tanto?

Ne racconta di allegre, anche se un po’ audaci?

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

Quando viene, verrà senza avvisare,

proprio mentre mi sto grattando il naso?

Busserà la mattina alla mia porta,

o là sull’autobus mi pesterà un piede?

Arriverà come il cambiamento improvviso del tempo?

Sarà cortese o spiccio il suo saluto?

Darà una svolta a tutta la mia vita?

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore

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