“Subito misure concrete contro la sofferenza dei cittadini, non forniamo alla criminalità un humus formidabile per il reclutamento”. L’analisi del sindaco di San Severo Francesco Miglio

by Antonella Soccio

San Severo nella Puglia Nord come altre città del Sud prima della pandemia stava combattendo una dura battaglia contro l’illegalità diffusa, il racket, la malavita che attaccava i commercianti e la parte sana della società, fatta di lavoro, rispetto delle regole e iniziativa privata. Il sindaco Francesco Miglio aveva inserito la città dei campanili in una fitta rete di prassi positive, a suon di comitati di ordine pubblico in Prefettura e piani particolareggiati per il centro storico barocco, di estrema bellezza, senza dimenticare gli eventi, come i Battiti Live e tante altre attività di piazza, e la cultura nello splendido Teatro Verdi.

Il virus però ha rattrappito, per ora, ogni orizzonte di sviluppo, impoverendo il tessuto economico e sociale, rinsecchendo le relazioni, i consumi, la spinta vitale, a fronte di un aumento dei depositi bancari, segno di paure e prudenza da parte dei ceti “garantiti”.

Cosa ne sarà di città che già erano sul crinale dell’incertezza, dopo tanti sacrifici per interrompere la catena del contagio, che causeranno povertà e inevitabili chiusure di attività commerciali e piccole imprese creative? Come si potrà assicurare coesione sociale?

Noi di bonculture lo abbiamo chiesto al primo cittadino sanseverese, che ha risposto con la franchezza che gli è solita.

Sindaco Miglio, che ne pensa della protesta napoletana? Come si sta orientando rispetto alle ordinanze possibili? Lei è stato tra coloro che per primi hanno criticato l’ultimo Dpcm: ritiene che San Severo sia una piazza calda?

Ho già manifestato a carattere formale tutta la mia perplessità su queste prerogative date ai sindaci, ma nutro delle perplessità anche sulla efficacia di tali misure. Il combinato disposto del Dpcm e delle ordinanze del presidente della Regione Puglia è abbastanza chiaro: vediamo che sopratutto per i ragazzi, fino alle 18 è consentito consumare in piedi e sostare dinanzi a bar, locali e altre attività di questo tipo, dopo le 18 invece non è più consentito di stazionare ma si deve consumare ai tavoli, per un numero di massimo 6 persone. Ciò significa che dalla lettura facile del Dpcm si evince che c’è un divieto di stazionamento nei pressi di bar, ristoranti, pub, pizzerie, ma ciò mi porta a dire che una ordinanza del sindaco rispetto al divieto di stazionamento è un ultroneo rispetto alle previsioni della normativa nazionale. Nella mia città ritengo che non ci siano siti che debbano prevedere un rafforzamento del divieto di stazionamento con una mia ordinanza. D’altro canto in questo momento, facendo riferimento ai fatti di Napoli, andare ad appesantire la collettività con un insieme di provvedimenti restrittivi significa andare a stressare, ad esasperare un tessuto sociale che è già fortemente scosso. In questo momento secondo me va detto con chiarezza che la situazione è difficile e va richiamato ognuno ad un forte senso di responsabilità e di collaborazione e di buon senso, ma andare a riempire di divieti e proibizioni la comunità significa portare la città ad una esasperazione eccessiva, come quello che è successo a Napoli, dove si susseguono sommosse. Mi chiede se San Severo è una piazza calda…è una piazza calda come tutte le altre. Anche nei Comuni più piccoli se si portano delle restrizioni così importanti le reazioni non potranno essere di accondiscendenza ma quanto meno di protesta. Bisogna essere molto prudenti, attenti, non farò ordinanze di chiusura di strade e piazze, perché non ne ravvedo la necessità. Dove si aggregano i ragazzi sono siti in cui insistono bar, pizzerie e ristoranti per i quali già dopo le 18 non si può stazionare. Non ci sono siti a San Severo in cui la gente si aggrega, ritengo di non dover adottare nessuna ordinanza in aggiunta quel che è già contenuto nella decretazione del Governo.

Oggi noi, seppure le forze dell’ordine stanno facendo uno sforzo encomiabile per controllare il territorio, possiamo dire che esse sono comunque insufficienti rispetto ad un fenomeno diffuso nelle nostre città. Porre altri divieti renderebbe ancora più gravoso il loro lavoro e renderebbe inapplicabile la chiusura di strade e piazze, a cui sono contrario per una impostazione culturale, ma anche per una questione sostanziale: il divieto già c’è.

Un secondo lockdown o mini clausura, cosa comporterebbe per le città meridionali? Una città come San Severo così particolare, che stava lottando per la legalità, non rischia di frantumarsi in maniera esiziale?

Le restrizioni o i blocchi totali sarebbero un colpo molto duro, per tutto il Paese. Non ne farei una distinzione di natura geografica. Non direi solo le città meridionali o città complesse, come possono la mia o altre. Credo che il rischio esista anche per il Nord, perché nel momento in cui determinate attività sono colpite così pesantemente, con la possibile perdita di 1 milioni di posti di lavoro, quella nuova platea di disoccupati possono essere facilmente irretiti dalla criminalità, che certamente non ha burocrazia né i tempi lunghi della pubblica amministrazione, e dispone di una liquidità immediata e può andare a dare immediato soddisfacimento ad esigenze particolari. In questo momento il rischio c’è e se il blocco diventa necessario, indispensabile per salvaguardare la salute pubblica, io credo che contestualmente a questi provvedimenti vadano assunti dei sostegni alle famiglie e alle imprese immediatamente, prima che questi possano diventare preda di malavitosi, usurai e criminali. Questo sarebbe aggiungere al danno una beffa molto pericolosa. Un nuovo lockdown deve essere seguito da misure di sostegno alle famiglie, del tipo: se mi impedisci di lavorare mi devi dare lo stretto necessario per sopravvivere, per portare la mia famiglia ad un livello dignitoso di esistenza.

Ha in mente aiuti particolari per i commercianti, i ristoratori e quanti avevano alzato la testa contro la criminalità?

Sì, noi avevamo fatto una serie di esenzioni per i tributi locali, ma ritengo che siano pannicelli caldi rispetto ad una esigenza più importante e diffusa. Per quanto possa fare un Comune, e noi ci adopereremo per farlo, credo che l’intervento maggiore debba essere quello governativo. Se ti chiedo di non lavorare, ti devo dare le risorse per poter campare. Le riduzioni di un Comune aiutano ma sono insufficienti, rispetto ad una esigenza diffusa che da qui a qualche settimana potrebbe travolgerci.

Si parla molto della criminalità che cerca di ottenere consenso sociale in questa fase di crisi, lei che ne pensa? Ha avuto sentore di meccanismi di questo genere a San Severo?

Certamente, quando vi è un momento di disagio, di impoverimento, di sofferenza del tessuto sociale, quello è un humus formidabile per la criminalità che si propone immediatamente come alternativa ad uno Stato che non riesce a dare risposte immediate. Ecco perché dobbiamo evitare che i più deboli siano facile preda di criminali e usurai e malandrini vari. Il rischio c’è ed è vissuto da tutte le aree del Paese. A San Severo al momento non vedo dinamiche strane, dal mio osservatorio sento di poter dire che non si siano messe in moto dinamiche particolari in conseguenza dello stato di sofferenza di famiglie e imprese. Ma questo non mi porta a poterlo escludere nel futuro, ecco perché bisogna tenere alta la guardia, bisogna attenzionare il fenomeno e stare molto vigili e attenti.

Il Verdi, l’immenso e bellissimo Teatro di San Severo: ci sarà una stagione teatrale per quel che sarà consentito?

Sicuramente ci sentiremo con il Consorzio del Teatro Pubblico Pugliese di cui siamo soci e vedremo compatibilmente con le disposizioni che ci saranno di metter su una piccola stagione, con el varie restrizioni che ci sono, col distanziamento sociale e i posti ridotti. Ma è chiaro che è materia in su iudice questa, in fieri, in divenire. Aspettiamo di conoscere le future decisioni del presidente del Consiglio. Io non sono molto fiducioso, ma so che l’assessora alla Cultura Celeste Iacovino ha una interlocuzione col TPP per organizzare quello che sarà possibile. Ma aspettiamo di conoscere le future volontà del legislatore.

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