Torna Zia Monaca a Foggia: Gaetana Capogna, la capofila dimenticata dei moti sociali del 1898

by redazione
zia monaca

Tempo di amministrative il 26 maggio 2019. Le città sono già colme di facce e santini. A Foggia la Congrega del Grano Arso ha scelto di affidare la sua campagna elettorale antagonista a Gaetana Capogna, detta Zia Monaca, classe 1862, che come hanno spiegato sui social, dopo aver affisso il manifesto per strada nei Quartieri Settecenteschi, era una donna volitiva e carismatica. Fu lei il 28 aprile 1898, a guidare la protesta delle plebi foggiane contro l’aumento del prezzo del pane. “Condusse popolani e terrazzani dinanzi agli uffici del Dazio, successivamente dati alle fiamme così come il prospicente municipio”.

“Saremo la voce lamentosa dei vecchi in attesa dal medico curante; le coronarie egoiste delle massaie alle casse del Convì; il battito cardiaco accelerato dei pensionati alle Poste centrali; il vittimismo congenito dei sopravvissuti alla retrocessione del ’95; il fatalismo applicato delle nonne che fanno i troccoli”, hanno illustrato quelli della Congrega per annunciare a chi si rivolgono.

Nei giorni scorsi il manifesto di Zia Monaca è stato imbrattato, le è stato cancellato il viso e le hanno scritto finanche “puttana”.

“Avete dato della puttana ad una figlia dei Quartieri Settecenteschi, ad una figlia di Foggia. Ad una donna coraggiosa e fiera, che guidò i Foggiani a ribellarsi all’ingiustizia. Avete cancellato il viso una madre morta 96 anni fa”, è stata la reazione.

Abbiamo chiesto qualcosa in più alla Congrega del Grano Arso e a Francesco Berlingieri su un personaggio storico, che quasi nessuno a Foggia conosceva e conosce.

Come nasce la tradizione di Gaetana Capogna e come è stata scovata dalla Congrega? Come mai una storia così forte è così dimenticata? 

Quella della Capogna non è proprio una tradizione. Anzi, non lo è affatto.
Noi sapevamo dei Moti del pane del 1898 (perché sfociano nell’eccidio di Milano, col generale Bava Beccaris che fa cannoneggiare la folla). E sapevamo della rivolta di Foggia. Ma i dettagli li ha scovati Raffaele De Seneen. Che ha scritto – come spesso gli capita – un libro di ricerca. È un appassionato, uno storico dilettante. Eppure. Grazie al suo impegno gratuito, abbiamo visto la foto di “zia Monaca” sul suo libro, a margine di una presentazione. E ce ne siamo innamorati. Era perfetta. Per incarnare l’ansia di rivolta pre-ideologica.
È dimenticata perché gli storici “ufficiali” dipendono dalle prebende pubbliche più di quanto non diano a vedere. O non vogliano sentirsi dire.
Sono dei conformisti travestiti da “voce critica” della città. Gli è rimasta solo la spocchia. E il giornale sotto braccio.
Accettano e divulgano solo ciò che non fa correre rischi. Se la piazza dice che a Foggia ci sono stati 23mila morti nelle incursioni anglo-americane del 1943, loro dicono che va bene. Se un presidente della Repubblica dice che Foggia merita la medaglia d’oro al valor militare, dicono che va bene. E tornano a sudarsi il salario su Federico II e la transumanza.
E così lasciano che a gestire gli ipogei ci siano dei volontari, più o meno preparati. 
E che gente come De Seneen si scontri coi mulini a vento per divulgare la storia della nostra comunità. Ora sta lavorando sulla figura di Silvestro Fiore. E sulla strage di ferrovieri del 1905. Avete mai sentito parlare di Fiore o dell’eccidio dei ferrovieri all’università degli studi di Foggia?

Resiste nei Quartieri Settecenteschi una fortissima tradizione popolare, ancora autentica, quanto è ricordata Capogna e in quali pratiche rivive, se rivive? 

No, a quel che ci risulta non c’è nessuna tradizione (o memoria) legata alla Capogna nei Quartieri settecenteschi.
Anche se, va detto, quando abbiamo realizzato il murale col suo volto, un’intera strada l’ha adottata. 

Una donna, nelle poche rivolte della città. Sono quasi sempre le donne a metterci la faccia. Anche nelle lotte per la casa attuali, le leader, benché poi subito riportate all’ordine dal voto organizzato, sono sempre donne. Che idea vi siete fatti su quest’aspetto?  

Le rivolte del 1898, rivolte per il pane, sono – specie in Puglia – rivolte al femminile. 
Sono le donne che hanno sulle spalle l’onere di dover sfamare i figli. Di far quadrare il bilancio. Di fare salti mortali per far sopravvivere la famiglia.
Sono loro che si accorgono dell’incidenza delle nuove tasse sabaude sulla quotidianità. Infatti, a Foggia il tumulto inizia alle 9:30. Orario da massaie in fila per la spesa, non da uomini al lavoro nei campi. Probabilmente è questo. La vicinanza ai problemi reali e l’impossibilità di evaderne fanno da sempre delle donne le capofila dei movimenti sociali.

C’è in altre città, al di là del voto delle amministrative, una rievocazione forte di cittadini in lotta? Ci sono altri modelli a Bari o altrove? 
Non so cosa accade negli altri posti. Ci sono state campagne con candidati improbabili al limite del goliardico, in passato (lo stesso Carlo Marx). Ma sempre per le “politiche”. Noi, dal 2004, ci concentriamo sulle “amministrative”. Perché ci piacciono di più.

La scelta artistica del manifesto, la Congrega andrà avanti nell’affiggere nuovi santini di Capogna?   

Sì, la Congrega continuerà la sua campagna elettorale intensificandola. Fino al 26 maggio. Oltre ai manifesti e ai mezzi della propaganda classica, abbiamo in serbo diverse iniziative pubbliche. Sapete che la sede elettorale è in via Mario Pagano 38, sì? 

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