Toscani a Foggia e Jorit a Napoli riqualificano le case popolari delle periferie

by Antonella Soccio

Matera 2019 Capitale della cultura sarà l’evento di fama mondiale dove Graffiti for Smart City, start up innovativa, attraverso la #digitalstreetart, creerà nuove infrastrutture, decorando 11 muri della città di Matera con mosaici in resina biobased, 100% biodegradabili nella loro componente vegetale.

Mosaico

Gli #smartwall saranno dotati di tecnologia che permetterà ai cittadini di connettersi ai muri in prossimità, attraverso i propri smartphone, sfruttando la tecnologia 5G, potendo così accedere ad una serie di servizi.

L’antica arte del mosaico incontra la tecnologia per riqualificare le periferie con servizi di IoT, “l’internet delle cose”. È l’idea di Salvatore Pepe, amministratore delegato e fondatore di Mosaico Digitale e il progetto Graffiti 4 smart city ha l’obiettivo di trasformare le periferie cittadini da non-luoghi isolati e marginali a punti di socializzazione in cui le persone possano sentirsi davvero una comunità.

11 spazi abbandonati della città di Matera saranno interpretati da artisti internazionali, come Oliviero Toscani.

Digital art

Non solo Matera però. In contemporanea ci sono anche Foggia, Bari, Napoli, Palermo, Milano, Toronto. A Foggia l’operazione è stata realizzata con la collaborazione dell’ente per l’edilizia economica e popolare, l’Arca Capitanata presieduta dall’avvocato Denny Pascarella. È “rivoluzione digitale”.

La foto di Oliviero Toscani scelta per il capoluogo della Daunia è molto efficace: un giovane di colore che fa una linguaccia nel cuore del Candelaro, quartiere popolare e spesso teatro di scontri mafiosi e di ammazzatine. Le piastre del Candelaro, come sono chiamate, sono arricchite da una foto colorata, con una lingua di un rosso intenso, a simboleggiare anche il sangue della Quarta Mafia, che si può vincere solo con l’irriverenza e l’arte.

Il messaggio della digital art è consolatorio, più rassicurante rispetto a quello di Jorit Agoth, l’artista classe 1990 napoletano specializzato in Street Art con mostre al Mann.

Il suo Pasolini a Scampia o il suo Che Guevara sdoppiato a San Giovani a Teduccio sono il simbolo di una Napoli fiera, anti Saviano, bollato come “servo del Capitale”.

Oltre la camorra

Sui social l’artista metropolitano ha scritto un manifesto di lotta: “Ad Aruba, in Argentina, in Cina e a New York, ad un vernissage mondano o mentre dipingo un muro, dal gallerista “colto” all’ uomo della strada, alla risposta “sono di Napoli” associano Gomorra, morti ammazzati, sangue e droga. Napoli non è mai comparsa tra le prime 50 città più pericolose del mondo (fonte il Sole 24 ore). Napoli non è nemmeno tra le 5 città in Italia con più omicidi, in un paese come l’Italia che è tra quelli con meno omicidi al mondo; 170′ dopo Canada e Svezia”.

E si chiede: “Perché nell’ immaginario mondiale Napoli è la culla del male?  Napoli è diventata ormai il set privilegiato di chi ha intuito l’affare descrivendola come concentrato di criminali sanguinari da incarcerare e reprimere. Di chi invece di lottare per migliorarla specula sui problemi. Di chi parla sempre e solo dei problemi e non di chi li causa. Nessuno nega il male o cerca di nasconderlo ma gli intellettuali veri sono come Pasolini al servizio del popolo, contro il potere, per la rivoluzione, che chiedevano scuola, lavoro e la fine della miseria. Gli intellettuali di oggi, per la maggior parte, sono al servizio del mercato, contro il popolo. Scampia vuole rivoluzione. Scampia vuole lavoro. Scampia è arte. Scampia è cultura”.

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