Un Patto per la sicurezza e la legalità nella città della Quarta Mafia. Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Nuovi modelli culturali per Foggia»

by Antonella Soccio

«Se c’è qualcosa da fare qui non è tanto incrementare l’azione di polizia giudiziaria già ottima, ma affermare una cultura della legalità per smontare le attività criminali e mafiose. Serve una ribellione culturale con creazioni di modelli culturali».
Crede nel valore pedagogico dell’informazione contro la mafia il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ha oggi presieduto il Comitato di sicurezza e ordine pubblico della città di Foggia in presenza del capo nazionale della Polizia, della commissaria straordinaria del Comune e dei massimi vertici della Squadra Stato in Capitanata e in Puglia.
L’occasione è stata quella di solennizzare una collaborazione già esistente tra gli apparati dello Stato con la sottoscrizione, firmato dal prefetto Maurizio Valiante, dal ministro e dalla commissaria Marilisa Magno del Patto per la sicurezza urbana e per la promozione ed attuazione di un sistema di sicurezza partecipata ed integrata a Foggia. Della durata di 2 anni. Per la città della quarta mafia è confermato un utilizzo di risorse importanti con un patto che “segna una traccia e affermi la percezione di vicinanza dello Stato tra i cittadini”.
4 le linee di intervento: videosorveglianza, sicurezza urbana, interventi per inclusione e solidarietà sociale con particolare attenzione ai giovani e azioni per la promozione della cultura della legalità.

Come si legge nel patto, le parti si impegnano a partecipare sotto il profilo del sostegno strumentale finanziario e logistico a programmi di finanziamento per la realizzazione di nuovi sistemi di videosorveglianza e video allarme ed integrazione degli impianti già esistenti adottando standard e apparati in grado di realizzare il diretto collegamento con la sale operative delle Forze di Polizia.

Il Comune si impegna a realizzare sistemi di interconnessione della sala operativa della Polizia locale della città di Foggia e ove possibile in ragione degli standard informatico telematici in uso agli Enti militari di quella del comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Prevista anche la messa in rete dei sistemi di videosorveglianza privati.
E ancora, lettori di targa da posizionare anche in aree rurali, in corrispondenza delle strade maggiormente utilizzate per reati predatori con postazioni individuate d’intesa con le maggiori forze di polizia. Le associazioni di categoria aderenti previa intesa con la Prefettura valuteranno la stipula di accordi con il concorso degli istituti di vigilanza.

Per i privati e condomini con più di 10 impianti che mettono in rete le loro immagini, il Comune si impegna ad introdurre una agevolazione fiscale per uno stanziamento fino a concorrenza annua di 200mila euro sotto forma di detrazione d’imposta pari al 50 per cento dei costi sostenuti. L’obiettivo è creare dei presidi di sicurezza territoriale nelle zone caratterizzate da un maggior degrado e disagio.

C’è già il Piano della Polizia locale, ma il Comune si impegna ad integrare l’elenco delle aree urbane in cui effettuare gli interventi di sicurezza integrata e sociale nonché di decoro urbano attraverso il contributo degli attori sociali.

Sono previste poi misure di rafforzamento dell’illuminazione pubblica e un impegno preciso sul fronte degli abbattimenti manufatti abusivi. Forte inoltre il capitolo contro il cyberbullismo e a favore delle scuole sicure.

In una recente intervista a La7, il ministro aveva paragonato la Quarta Mafia ai corleonesi per ferocia. Conferma questo dato, sebbene si tratti come ha detto di una “semplificazione”. «Mi sono compiaciuto di alcune operazioni recenti, come quella contro le occupazioni abusive. Ci sono le prospettive per andare avanti su alcuni di questi versanti che hanno valore non solo in termini di ripristino delle condizioni di legalità, ma anche della gestione del patrimonio pubblico».

«Dall’analisi che è stata fatta c’è una mafia che è inserita nei circuiti legali, poi c’è una mafia che forse per questioni di riposizionamenti, forse per reclamare il ruolo che immagina di dover avere nel panorama criminale nazionale, usa spesso fare azioni violente, che portano fino all’omicidio. I dati statistici dell’ultimo anno fanno registrare un incremento del numero di omicidi che è l’attribuzione che si fa ai temi di criminalità organizzata. L’azione di prevenzione che si può fare, quando si fanno incontri di questo tipo, si concentra anche e soprattutto sulla parte di quelli che sono i prosciugamenti degli interessi economici, le possibilità di condizionare l’economia e le amministrazioni e le istituzioni, che possono essere infiltrate da questo tipo di criminalità», è stata la sua risposta.

Critico sul dato di sommerso delle denunce.«La Squadra Stato merita fiducia ed esiste una architettura dello Stato in difesa di chi denuncia».

Confermati i livelli di organico delle forze di polizia. «Non è una carenza diversa di quella che si registra a livello nazionale. Dedicheremo attenzione speciale col progressivo recupero del blocco del turnover. Foggia ha delle destinazioni non organiche in misura perfino maggiore rispetto alle aree metropolitane del Paese. Le azioni alto impatto saranno ripetute e rafforzate. Anche per le autorità giudiziarie ci sono nuovi discorsi da fare».

Focus nel corso del Comitato anche sulle ristrutturazioni del patrimonio rurale per l’accelerazione contro gli accampamenti dei ghetti. “Occorre dare dignità alla vita di questi luoghi. Vorrei che la stessa emotività che si ha per gli attraversamenti in mare ci fosse anche per la presenza di questi luoghi con prospettive di sistemazione”.

Cosa ci sarebbe stato se non ci fossero state interdittive e scioglimenti per mafia in territori ad alta penetrazione da parte della criminalità organizzata? Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non si è sottratto, accanto al Prefetto Maurizio Valiante e alla commissaria straordinaria del Comune d Foggia Marilisa Magno, ad una analisi sull’efficacia degli istituti legislativi antimafia quali le interdittive e le misure di scioglimento delle assisi comunali, che comportano lunghi commissariamenti come quelli del Comune di Foggia.

«È evidente che l’interdittiva antimafia non ha il compito di interessarsi se un’azienda fallirà una volta ricevuto quell’istituto, ma di preservare i circuiti economici e amministrativi dalla presenza di interessi distorti. L’interdittiva non può certo fermarsi al mero fatto della possibilità di una incidenza di fallimento», ha detto in esordio il ministro del Governo Meloni.

A suo avviso, la normativa antimafia si è fortemente evoluta e prevede già oggi “dei cuscinetti e delle compensazioni con interventi di natura collaborativa”. E ha spiegato: «L’amministrazione prima di usare uno strumento di natura interdittiva richiede la possibilità al soggetto interessato di poter integrare o modificare la compagine sociale preservando l’azione della parte sana dell’attività economica. La giurisprudenza ha anche ammesso il controllo e l’amministrazione giudiziaria per quelle imprese che si sono viste negare l’accesso in white list.

L’ordinamento ha presente di utilizzare al meglio la compensazione tra intervento di natura interdittiva e la preservazione del patrimonio produttivo dell’azienda».

Queste novità e aggiustamenti sulle interdittive potrebbero essere applicate anche allo strumento dello scioglimento dei comuni, secondo Piantedosi.

«Non v’è dubbio che l’istituto ha mostrato l’oggettiva difficoltà ad essere performante rispetto all’eradicamento delle infiltrazioni e alla rinascita dell’istituzione- ha ammesso il Ministro- ma i problemi a Foggia, ad esempio, sono talmente tanti che anche due anni di commissariamento sono pochi per riorganizzare l’ente. Eradicare le possibili infiltrazioni mafiose significa anche reimpostare l’azione amministrativa sulle gare d’appalto e sulla finalizzazione della governance. Ci sono state amministrazioni che anche in presenza di classi dirigenti che si ripromettevano di interpretare una stagione di rinnovamento sono state risciolte per fenomeni che avevano pervaso la struttura. Una riflessione va fatta e la porterò ai colleghi di governo: va trasposta la filosofia che sta animando le interdittive anche sullo scioglimento in modo da valutare formule intermedie di accompagnamento e di sostegno delle amministrazioni che registrano al proprio interno dei problemi con entità tali che non rendono conveniente la formula dello scioglimento. Occorre tenere fuori gli interessi criminali dall’amministrazione senza necessariamente decapitare l’ente».

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