Un’Altra prospettiva per Manfredonia

by Rosa Porcu

Quest’estate, a luglio, a Mattinata, la Comunità che stava fondando il presidio di Libera, ha organizzato la presentazione del testo: Ti mangio il cuore, storia della quarta mafia garganica. Io ho acquistato subito il libro, ma più per dovere civile, con l’intento non di leggerlo, ma di regalarlo ad un amico. Invece già, in quella serata, nel corso degli interventi dei due autori, mi sono sentita chiamata.

Il libro sulla mafia garganica e la crisi

Il libro l’ho letto poi in Sardegna dai miei e, mano mano che procedeva il racconto, mi si presentavano tante domande. Soprattutto una però era inquietante: come mai non mi ero resa conto del contesto così de/gradato e per/colato dal “male” in cui vivevo?

L’omicidio di via Barletta a Manfredonia,  accaduto quasi di fronte alla scuola dove avevo insegnato per vent’anni, era di un  tale gravità da lasciarmi inebetita perché perpetrato da ragazzi e persino da una ragazza!

Ecco si, allora, anch’io avevo girato la testa dall’altra parte per non vedere nonostante la mia cittadinanza attiva. Poi mi chiedevo: davanti alla dilagante indifferenza connivente della società civile, sorda agli sforzi titanici della Magistratura inascoltata, che senso poteva mai avere il mio impegno di quattro anni come coordinatrice della Ricerca Partecipata per la Salute e per l’Ambiente a Manfredonia? Un secchio d’acqua nel mare!

Quel libro, per la verità indirettamente, mi forniva le ragioni profonde delle difficoltà immani incontrate dal Coordinamento Cittadino nel tentativo di coinvolgere la popolazione in un Progetto di risanamento del nostro territorio ferito a partire dalla questione della salute. Insomma, per molti giorni, sono stata in preda ad un senso di inutilità profonda mista anche a paura. Ho ripensato persino a quel collega sociologo di Bari che, tempo prima, davanti alla mia forte delusione per il ritiro di parte civile del Comune di Manfredonia nel processo contro l’Enichem, aveva affermato con convinzione: “è inutile che ti dai tanta pena, questa è una città già perduta”. 

Forse era vero. Ma si, forse avevano ragione anche i miei che ad ogni nuovo arresto nella provincia di Foggia negli ultimi anni, mi chiedevano ogni volta se avessi già fatto il biglietto per tornarmene in Sardegna.

Insomma posso dire che il libro sulla quarta mafia garganica mi ha spiazzata perchè ha strappato l’ultimo velo di protezione che avevo messo davanti ad una realtà quotidiana che non volevo e non voglio vedere. Come docente, in verità, sono stata sempre colpita dall’indifferenza, dalla sottovalutazione diffusa degli accadimenti da parte degli adulti, dal negazionismo della complessità dell’esistenza già evidente, a pensarci bene, nel rito consolatorio che accade nel quotidiano incontrarsi e salutarsi attraverso la domanda retorica e risposta, quasi sempre confermativa, del: “tutt a post”!

Il potere politico

Certo oggi è sotto accusa  la classe politica. Appartengo ad una generazione che crede che fare politica significhi assumere maggiori responsabilità tra cui quella di essere di esempio non solo nel rispetto della legge, ma anche dei fondamenti dell’etica comunitaria. Ma la gestione della politica è cambiata molto negli anni. Soprattutto è cambiata  la gestione del POTERE politico. Senza molte differenze, purtroppo, tra amministrazioni di centro-destra  e di centro-sinistra. Si è passati da una gestione della Politica come Servizio ad una gestione della politica come potere che significa come favore, come clientela, come arbitrio. Questa logica è opposta alla politica come servizio perché, pur non essendo dichiarata nelle intenzioni  (a volte nemmeno a sè stessi . .), crea ingiustizie, disuguaglianze, nepotismo, abusi, illegalità. Nascono così dis/torsioni della politica e dei politici che contribuiscono spesso a formare uomini (ma anche qualche donna) di potere arroganti, prepotenti che occupano la Casa Comune (Municipi, Assessorati, Presidenze ecc) come fosse casa Loro.

Così è nato il cosiddetto SISTEMA (parole autorevoli sul funzionamento del sistema  sono state scritte dal nostro Arcivescovo Padre Moscone) tanto odiato dalla maggioranza  della popolazione che  lo subisce e per questo si scaglia, sbagliando, contro la Politica senza distinguerla più dal Potere. Insomma la Politica si è trasformata in una macchina del CONSENSO. E a me pare che, nemmeno coloro che ci sono dentro, hanno piena consapevolezza dei meccanismi negativi che mette in atto questa logica politica, tanto è diventato “naturale” organizzarla ed agirla. Bisogna fare così, mi dicono, altrimenti non si vince.

La Visione che manca

Allora che fare? Non ci sono ricette né basta  l’analisi. Manca soprattutto una VISIONE come affermano i maestri! Del resto, come dico ad una cara amica che ancora crede e lotta nel partito per cambiarlo, per poter Vedere, serve la distanza giusta per non cadere, senza nemmeno rendersi conto, nella con/fusione dell’appartenenza. Per poter Vedere insomma è necessario s/casarsi ossia riuscire a guardare da fuori la Casa, la “ditta” per riuscire a vedere dove si è smarrita la Visione. E non è questo il senso profondo della  Ri/generazione politica di cui tanto si avverte il bisogno o in altre parole della RI/FONDAZIONE della POLITICA? Per esperienza so che quando è in pericolo l’Essenziale, salvare il salvabile non basta più. Me lo insegnano le mistiche: quando è in pericolo il Senso profondo di un’Opera, è meglio scegliere la RINUNCIA per mettere in salvo l’Opera.  Alla fine, mi pare, sia anche la questione dell’attuale governo. Il precedente aveva oltrepassato la misura democratica  così, con un colpo di fortuna, è stata possibile  un’operazione di potere costituzionale per bloccare la pericolosa avanzata delle destre. Se la politica però, non riesce a vedere Oltre l’oggi (ecco, la Visione!), non trova cioè il Progetto della sua Rigenerazione, questo governo non avrà il Respiro sufficiente per durare. E a perdere ovviamente sarà soprattutto la Sinistra.

É troppo facile però dare addosso ai politici, magari lavandoci le coscienze –come accade– con una gara di insulti nei social per esprimere la nostra delusione ed il nostro rancore. La politica infatti è sempre più lo specchio della popolazione che sceglie ed elegge i rappresentanti a propria immagine e somiglianza. Dunque nessuno può ritenersi fuori perché, “anche se non ce ne siamo accorti, siamo lo stesso coinvolti”.

La matita  blu della Commissione

Allora, per quel che mi è dato di conoscere, mi sembra proprio che la Commissione, che ha analizzato gli atti dei diversi Comuni  inquisiti, tra i quali Manfredonia, seppure forse con la matita blu, abbia  voluto tracciare per tutti noi,  una linea di demarcazione decisa proprio in quella zona grigia di comportamenti scivolosi che possono  con/fondersi tra  lecito e illecito, permesso e vietato magari non sempre  dalla legge, ma da un codice etico che dovrebbe guidare i nostri comportamenti di cittadini e cittadine. Faccio un solo esempio che riguarda Manfredonia. Era vietato andare allo stabilimento balneare Bonobo sul litorale di Siponto? Certamente no. Ma se tutti sapevano di chi era la proprietà, perché i genitori lasciavano che i figli vi trascorressero le serate e si sentissero  addirittura cool a frequentarlo?

Torno a me.

Lo s/paesamento dell’estate mi ha scosso, però, in qualche modo, mi ha preparata o almeno ha attutito l’urto del commissariamento del Comune di Manfredonia per infiltrazioni mafiose. E questo nonostante, consapevolmente, mi sia sentita in un certo senso anche coinvolta, dato che molta parte della Ricerca Partecipata si è svolta nell’aula del Consiglio Comunale di Manfredonia. La crisi estiva sicuramente però, ha messo alla prova la mia particolare collocazione. Da moltissimi anni, infatti, per poter fare Politica applico uno Sguardo Altro  trasversale. Questo mondo non mi piace e perciò  ho sempre lottato per cambiarlo. Sono stata per moltissimi anni militante a tempo pieno nel PCI e nella CGIL, ma non credo più nella politica politicante. La mia pratica politica parte dal  Desiderio di spingere OLTRE la Realtà iniqua che mi trovo a vivere.  L’ho imparato dalla pratica politica con le donne: guardare l’orizzonte, tenere lo Sguardo fisso sulla Stella polare del Bene, seguire la Visione, cercando tutte le mediazioni necessarie per far essere e per/seguire il Progetto. Mi supporta uno sguardo più libero che mi viene dall’essere donna di frontiera e che mi guida per riuscire a re/sistere nel DIS/ORDINE mantenendo la DISTANZA GIUSTA che mi permette di continuare a Vedere senza con/fondermi. Ad essere  cittadina di soglia  mi aiuta anche la mia sofferta  mancanza di  “appartenenza” familiare  (la domanda: “a chi  appartieni?” mi ha sempre spiazzata dolorosamente). Si, ho realizzato, dopo tanti anni, che il mio essere sarda radicata in questa realtà cittadina, mi ha permesso/mi permette due dimensioni sempre con/presenti: essere cioè dentro e fuori contemporaneamente. Nel corso del lavoro politico ho scoperto che la mia appartenenza a questo territorio, è, in un certo senso, più libera rispetto a quella delle mie/miei compagne/compagni della lotta cittadina perché non gravata dal peso della rabbia e del dolore per il terrore e la paura sofferti negli anni a causa della catastrofe continuata subita dal nostro Territorio a partire dagli anni ’70.

 La lotta delle donne di Manfredonia

 Mi sono legata a questa terra nelle lotte cittadine dell’88/89. In particolare attraverso il Movimento Cittadino Donne che ha messo sotto/sopra la Città di Manfredonia. Ho sentito allora di appartenere al Gargano, a quella Manfredonia migliore che provava a superare l’indolenza che aveva generato, senza ci si rendesse conto, assuefazione al mal/Essere. Mi sono sentita anch’io parte di quella popolazione, soprattutto femminile, che voleva finalmente uscire dall’ignoranza del non voler conoscere e sapere.

Quel SAPERE AUDE delle lotte della piazza sempre viva e traboccante nell’88/89, mi ha comunicato che non ero strana e dunque es/tranea, ma appartenevo anch’io a questa terra e perciò avevo la responsabilità di curarla, di dare di più alla Comunità che generosamente mi aveva accolta. Quelle lotte cittadine dell’88/89, purtroppo però, non hanno avuto risultati rispetto ai cambiamenti politico-economici gridati, studiati, desiderati, soprattutto dalle donne nella Progettazione di una Città Nuova. Quella lotta, durata due anni e approdata dopo dieci ad una Sentenza storica della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, era caduta infatti nell’INSENSATO a causa dell’arretratezza culturale dunque sociale e politica di questa Città.

 La Ricerca Partecipata sulla salute e l’ambiente a Manfredonia dal 2015 ha riaperto una porta alla speranza di cambiamento. Il Coordinamento Cittadino, grazie anche alle conoscenze fornite dalla Commissione di Studio composta da eminenti scienziati, ha ripreso in mano il filo rosso delle lotte cittadine dell’88/89 e sta provando a spingere per costruire  un Progetto di Futuro possibile per la nostra Città. Con lo Sguardo sempre fisso alla stella polare, nel  Coordinamento Cittadino della Ricerca Partecipata abbiamo lavorato molto, anche in solitudine, ma siamo fieri di aver   re/sistito alla rassegnazione rancorosa della popolazione tradita troppe volte dalle istituzioni e all’indifferenza ostile di una classe politica responsabile del modello di sviluppo che ha causato e sta causando tanti danni alla salute e all’economia della nostra Città dato che gli inquinanti sono ancora presenti. Manfredonia è un sito SIN (Sito Interesse Nazionale) e, grazie alla Ricerca Partecipata, alla fine del 2018 l’intero Consiglio comunale ha istituito, all’unanimità, la Casa della Salute e dell’Ambiente che inaugureremo a breve dove sarà possibile, finalmente, con/trattare, con le Istituzioni preposte, la BONIFICA PARTECIPATA. Da qui possiamo ripartire per incominciare a scrivere INSIEME un’ALTRA STORIA già in questi 18 mesi di commissariamento perché la Storia siamo noi!

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.