50 anni di Woodstock e le quattro verità sul leggendario festival

by Marianna Dell'Aquila

Sono passati cinquanta anni da Woodstock, il mitico Festival che ha cambiato il mondo della musica e del costume. E mentre si parla di farne un “remake” in occasione di un anniversario così importante (che però forse non si svolgerà), a me viene la curiosità di capire cosa sia stato Woodstock perché a quel tempo io non ero nata, ma oggi ascolto (come molti miei coetanei e non) la musica di artisti che hanno fatto la storia e che su quel palco ci sono stati. Digito su internet il nome “Woodstock” e con mia grande sorpresa la prima cosa che mi esce è “cittadina rurale della Contea di Sullivan” che non conta neanche 5000 abitanti. Mi viene subito da pensare di aver sbagliato qualcosa, forse ho digitato male le lettere, forse non ho visto bene i risultati di ricerca suggeriti dal sistema operativo. Allora ci riprovo, ma il risultato è sempre lo stesso. Che fine hanno fatto quelle centinaia di migliaia di persone (qualcuno parla di circa un milione) che le immagini di quei giorni ci hanno abituati a guardare?

Così scopro la prima verità: Woodstock non è stato fatto veramente a Woodstock. Cosa significa? Il famosissimo festival del 1969 si svolse in realtà nella piccolissima città di Bethel che si trova nello Stato di New York. Possibile? Sì, perché gli abitanti di Woodstock si opposero fortemente. Fu così che si decise di spostare il Festival nella città vicina dove un allevatore di nome Max Yasgur affittò agli organizzatori  un terreno di circa 2,5 chilometri. Mi metto a cercare delle immagini di Bethel e quello che vedo mi fa sorridere: case bianche e pulite, negozi in fila e merce ordinata sui marciapiedi, tante aree di verde dove fare escursioni e passeggiate. Mi fanno venire in mente le brochure di pacchetti vacanze adatti a famiglie con figli piccoli.

Che fine hanno fatto invece i Figli dei fiori? E i cantanti rock che hanno rivoluzionato il mondo della musica? Le immagini che oggi internet ci restituisce di quei luoghi non sono quelle di un posto affollato, dove migliaia di persone dai look più estrosi e disparati si sono mescolate condividendo un’unica grande esperienza rimasta nella storia della musica e della società. Non sembra il luogo eletto a tempio della cultura Hippie, in cui si è svolto uno dei festival più importanti della storia della musica e di cui si è tanto discusso anche per l’innegabile e diffusissimo utilizzo di Cannabis e LSD.

Seconda verità: Woodstock non è nato per essere il Festival di Woodstock, ma una piccola sala prove in una tranquilla provincia americana. Solo poco dopo averla aperta, i fondatori della sala di registrazione pensarono di fare un evento dal richiamo mediatico molto ampio e che, fondamentalmente, fosse per loro una fonte di guadagno (ma che poi si trasformò in evento gratuito). Parteciparono centinaia di migliaia di persone e nonostante l’ampio utilizzo di doghe, non ci furono incidenti. La stampa fu esortata a raccontare il contrario, a mettere in risalto e a ingigantire ogni tipo di problema, ma la verità è che il Festival di Woodstock di svolse senza nessun incidente grave nonostante le carenze organizzative.

Terza verità: a Woodstock non si sono esibiti solo i cantanti più famosi di quel periodo e non tutto andò liscio come l’olio. Quelli erano gli anni di John Lennon appena separato dai Beatles, dei Doors e dei Rolling Stones, c’erano anche Joni Mitchell, Bob Dylan e Frank Zappa all’apice della notorietà. Nessuno di loro tuttavia partecipò al Festival soprattutto per mancanza di accordi con gli organizzatori o perché ritennero di essere già troppo famosi per esibirsi su un palcoscenico ancora sconosciuto. In altri casi, invece, alcuni artisti minacciarono di non esibirsi sul palcoscenico per protesta nei confronti degli organizzatori E’ quello che successe, ad esempio, con The Who che minacciarono di non esibirsi sostenendo di essere pagati troppo poco. Dalle cronache di quell’evento e analizzando ciò che è successo dopo, sembra che il vero grande trionfatore di Woodstock sia stato Joe Cocker che grazie a quel concerto, dove si esibì da semi sconosciuto, ne uscì con una popolarità che avrebbe mantenuto fino alla sua scomparsa.

Quarta verità: Woodstock  non è stato solo un festival di musica. E’ stata l’occasione per migliaia di ragazzi americani di condividere un’esperienza senza precedenti che rimarrà nella storia dell’uomo come uno dei momenti più significativi del ‘900. Il Festival di Woodstock è stato un momento in cui migliaia di giovani hanno condiviso la stessa speranza di vivere in un mondo fatto di “Pace, Rock e Musica”, senza guerra (erano gli anni del Vietnam), capitalismo e bigottismo.  Una speranza che ha preso vita non solo grazie alla partecipazione di una folla di persone che ancora oggi è difficile quantificare, ma soprattutto con le canzoni e le voci degli artisti che si sono esibiti su quel palco (Janis Joplin, Jimi Hendrix, The Who, Joe Cocker, Santana, Joan Baez e molti altri) e che, ancora oggi, restano tra le più belle e indimenticabili di tutta la storia della musica.

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