Amore e spionaggio del primo ‘900, una Mata Hari italiana processata dalla Corte d’Assise di Lucera nel 1915

by Carmine de Leo

Durante gli anni della prima guerra mondiale i sospetti e le paure per eventuali episodi di spionaggio da parte delle potenze nemiche come l’impero Austro-Ungarico e la Germania erano all’ordine del giorno.

Vittima di questo clima di caccia alle streghe fu, nel 1915, un’avvenente signora veneta, Ermenegilda Graziani, ritenuta una piccola Mata Hari da inquirenti molto fantasiosi.

A dire il vero anche a Bari ci fu il fermo di alcuni frati che dal loro convento, non si sa per cosa, pare effettuassero delle segnalazioni con degli specchi verso il mare e le barche di passaggio, ma poi  si risolse con una completa assoluzione dei poveri monaci.

La nostra piccola Mata Hari, invece,  fu arrestata nel giugno del 1915 e detenuta per molti mesi, più di un anno, fino al settembre del 1916.

In questo periodo ebbe luogo un lungo processo che si svolse innanzi alla Corte d’Assise di Lucera, competente in quel periodo per tutta la provincia di Foggia.

Alla signora veneta fu affibbiata una pesate imputazione, ovvero quella di alto tradimento e spionaggio per aver “rilevato segreti politici e militari concernenti la sicurezza dello Stato Italiano ad agenti dell’Austria e della Germania”.

In particolare, la nostra Mata Hari locale era stata accusata di aver tenuto una corrispondenza più o meno segreta con il console austro-ungarico residente sull’altra sponda del mare Adriatico, nella cittadina di Durazzo, oggi in Albania.

Tra i diversi testimoni chiamati a deporre innanzi alla corte d’assise di Lucera vi furono vari professori, alcuni avvocati, qualche diplomatico e diversi militari.

Con tutte queste persone Ermenegilda Graziani aveva avuto contatti personali ed anche epistolari e, soprattutto, con la gran parte di essi aveva avuto anche rapporti sentimentali.

La signora, originaria del Veneto, era nata a Padova nel 1874 e la sua attività lavorativa ufficialmente era quella di  rappresentante di lingerie di una ditta milanese.

Durante i suoi viaggi commerciali nel Meridione era stata colpita da febbri molto  alte dovute  ad una infezione di tifo contratta a Bari.

In questa circostanza aveva perduto in un furto tutto il suo prezioso campionario di lingerie; alcuni ladri avevano approfittato della lunga degenza di Ermenegilda Graziani per sottraglierlo.

In questo periodo la povera signora conobbe un impiegato del consolato germanico di Bari e da qui iniziarono i suoi guai! 

Guarita dal tifo e spostatasi a Foggia nel maggio del 1915, in questa città fu parecchio malvista dal personale degli alberghi e pensioni in cui alloggiava.

Si era alle soglie della prima guerra mondiale ed il suo accento settentrionale, cui si aggiungeva il fatto che non avesse un campionario dei prodotti che cercava di vendere, ma solo dei cataloghi a stampa,  alimentava i sospetti che la stessa fosse una spia.

La città di Foggia, del resto, proprio  durante la prima guerra mondiale era considerata un centro di interessi strategici molto importanti, dato che la non lontana ed opposta sponda adriatica era territorio nemico.

Proprio sul Gargano, infatti, in località San Nicola Imbuti, sulla sponda lago di Varano, era appena stata costruita una segretissima base di idrovolanti, oggi abbandonata, ma che fu in uso fino agli anni ’50 del Novecento e che resta attualmente uno dei luoghi più suggestivi del promontorio garganico, una piccola città fantasma!

Denunciata per spionaggio la signora fu arrestata e detenuta per molti mesi presso il casa di reclusione di Lucera; strazianti e molto commoventi sono le sue lettere dal carcere, conservate presso la Sezione di Archivio di Stato di Lucera  ed indirizzate direttamente al Procuratore del Re che era titolare dell’inchiesta a suo carico: il mio triste stato …  Sola al mondo come disgraziatamente mi trovo vengo completamente abbandonata da tutti. Nessuno si occupa di me depositata in questo misero tugurio come addirittura fossi una bestia, anziché una creatura.

Nella non poca corrispondenza dal carcere, conservata fra la documentazione processuale, Ermenegilda  Graziani si era professata subito innocente ed al Presidente della Corte d’Assise di Lucera scriveva…Sono una disgraziata figlia d’Italia, non una delinquente.

I reati a carico della Graziani erano abbastanza gravi e se fosse stata giudicata da un tribunale militare molto probabilmente sarebbe stata condannata a morte per fucilazione, come la più famosa Mata Hari.

Per sua fortuna, la Suprema Corte di Cassazione, alla quale erano stati trasmessi gli atti processuali, decidendo definitamente su un ricorso relativo alla competenza a giudicare la Graziani, risolse che la stessa doveva essere giudicata dalla magistratura ordinaria e quindi tutta la documentazione processuale a suo carico fu trasmessa alla Regia Procura di Lucera, competente per territorio.

La sede di Lucera era competente in quanto il sospetto era proprio che la Graziani avesse rilevato ai Tedeschi informazioni sulle difese costiere della Capitanata e la base segreta di idrovolanti di San Nicola Imbuto sul lago di Varano.

Durante varie ed affollate udienze innanzi alla Corte d’Assise di Lucera furono interrogati diversi testimoni ed analizzata più attentamente tutta la corrispondenza sequestrata alla Graziani.

La vicenda di questa sospetta Mata Hari italiana si concluderà infine con un’assoluzione, chiesta dallo stesso Procuratore del Re ed il rimpatrio nella sua città natale di Ermenegilda Graziani.

Della favorevole conclusione del processo, nell’occasione, ne parlarono anche alcuni giornali dell’epoca e più recentemente la scrittrice Antonella Fiore ha pubblicato un libro su questa particolare vicenda processuale.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.