Canto di Natale, la storia del classico senza tempo di Charles Dickens

by Michela Conoscitore

Dietro la genesi di uno dei libri classici più amati di tutti i tempi, c’è una famiglia in ristrettezze economiche, con quattro figli da sfamare e un altro in arrivo. Tutto accadde nell’Inghilterra vittoriana, e quel nucleo famigliare in difficoltà era uno dei tanti che, in quel periodo, arrancavano per poter sopravvivere. A differenza di altre famiglie, però, questa portava un cognome importante. Dopo William Shakespeare e Jane Austen, sicuramente tra le glorie letterarie inglesi si può annoverare Charles Dickens, autore appunto di Canto di Natale, oltre che di Oliver Twist, David Copperfield, Grandi Speranze e Il circolo Pickwick.

Dickens era in debito con il suo editore e, da tempo, i suoi romanzi non riscuotevano abbastanza successo tra il pubblico. Doveva trovare una soluzione per poter far fronte alla difficile situazione famigliare, che lo scrittore britannico già aveva sperimentato in gioventù, poiché il padre John fu imprigionato per un periodo di tempo per debiti, e il giovane Charles fu costretto a lasciare la scuola e a trovarsi un lavoro. Quell’esperienza rimase impressa nell’animo di Dickens, tanto da trasporla spesso, in declinazioni differenti, in vari suoi romanzi ma, soprattutto, voleva evitarla alla sua famiglia.

L’epoca vittoriana, tranne che per l’alta borghesia e la nobiltà, non fu facile per la middle class e le fasce più povere della popolazione che dovevano letteralmente arrangiarsi per vivere, ogni giorno. Questa fu la situazione che si ritrovò a vivere Dickens, e non potette fare altro che sguinzagliare la sua immaginazione, associandola al difficile periodo che il popolo britannico sperimentava quotidianamente.

Canto di Natale, malgrado quel che comunemente si pensa, non è una classica storia-strenna natalizia, ma è la summa di quel che non funzionava in Gran Bretagna, nel 1843. Questa è una cifra stilistica di Dickens che, nel corso della sua carriera, ha sempre denunciato nelle sue opere le condizioni di indigenza in cui versavano i suoi connazionali, sperimentando poi anche in prima persona quelle situazioni, contingenti al periodo.

Lavoro minorile, mortalità infantile, povertà sono solo alcuni dei temi trattati in Canto di Natale che dall’anno della sua pubblicazione è stato forse uno dei pochi libri, nella storia della letteratura mondiale, a non andare mai fuori stampa. Quindi, sono centosettanta sei anni che l’umanità lo legge, riconoscendosi, forse, nel protagonista della storia, Ebenezer Scrooge. Al suo arrivo nelle librerie, Canto di Natale divenne immediatamente un classico non solo in Gran Bretagna ma anche negli Stati Uniti. Tutto questo successo, oltre che alla sapiente penna di Dickens, è da attribuire al cuore umano scisso, da sempre, tra bene e male, generosità e avarizia, egoismo ed altruismo. Poi, è risaputo che il periodo natalizio spinge frequentemente alla riflessione, a dei bilanci emotivi che sicuramente un romanzo come Canto di Natale, incoraggiano.

Charles Dickens non soltanto provvedette alla sua famiglia, ma il successo del libro lo rese, finalmente, uno scrittore di successo, la cui presenza fu richiesta in ogni parte del globo, per la presentazione del romanzo. Celebri erano le sue letture, come testimonia questo estratto di un articolo del New York Times del 10 dicembre del 1867, in occasione di una lettura che Dickens tenne a New York:

Quando è giunto all’introdurre i personaggi e alle prime battute del romanzo, la lettura si è trasformata in recitazione, e Mr. Dickens in questo frangente ha dimostrato un peculiare e straordinario potere. Il vecchio Scrooge sembrava essersi palesato davvero: ogni muscolo del suo viso, e ogni tonalità della sua dura e tirannica voce rivelava il personaggio.

La storia di Scrooge e del suo cammino di redenzione verso l’altruismo non ha bisogno di essere ricordata anche perché, rispetto alle apprezzate letture dickensiane, la nostra epoca può avvalersi di un altro potere, anzi un super potere, quello del cinema. Sono state innumerevoli le trasposizioni di Canto di Natale, già a partire dal1901, col cinema muto. Le più famose e recenti sono quelle con Alastair Sim del 1951, nel 1970 uscì quella dove Scrooge era interpretato da Albert Finney, in versione musical. Poi, S.O.S. Fantasmi con Bill Murray, del 1988, diventato ormai un classico televisivo a Natale, e le ultime due più recenti che fanno rivivere l’opera di Dickens secondo due differenti punti di vista: la versione in motion capture girata nel 2009 da Robert Zemeckis, impreziosita dalla straordinaria interpretazione di Jim Carrey, e l’ultima, del 2017, L’uomo che inventò il Natale con Christopher Plummer e Dan Stevens, che racconta proprio la storia dietro la storia del romanzo, ad essere protagonista quindi del film è lo stesso Dickens e non Scrooge.

Canto di Natale prosegue ad affascinare e ispirare tutti, nonostante la sua veneranda età, e ne è un esempio l’ultimo disco del cantante britannico Robbie Williams, The Christmas Present, una raccolta di canzoni natalizie in cui l’ex componente dei Take That ha pensato al romanzo di Dickens per distinguere le canzoni old style, da lui reinterpretate, e quelle più moderne, dividendole in Christmas Past e Christmas Future, chiaro richiamo ai fantasmi che visitano Scrooge nel romanzo, e che lo riportano sulla retta via.

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