Castel Fiorentino: del luogo in cui Federico II morì, presto non resterà più nulla

by Maria Teresa Valente

“E tu, Federico, morirai in un luogo dal nome di fiore, davanti ad una porta di ferro”. Quando appena ragazzo lo Stupor Mundi udì queste parole da un astrologo scozzese, ne rimase profondamente turbato, e per tutta la sua incredibile ed avventurosa vita evitò di sostare nei luoghi il cui nome contenesse quella parola o che da essa derivasse, come ad esempio Firenze.

Poi nel novembre del 1250, durante una battuta di caccia nella Capitanata, si sentì improvvisamente male ed in maniera così dolorosa e violenta che non riuscì a tornare al Palazzo Imperiale di Foggia e le sue guardie lo condussero presso la più vicina Florentinum.

Alla fine del Duecento il cronista Saba Malaspina, vescovo della diocesi calabrese di Mileto, nella sua Rerum Sicularum Historia racconta che l’imperatore, dopo giorni di febbri e di agonia, destandosi fugacemente dal delirio, chiese dove si trovasse e, quando gli fu detto il nome del luogo, scoprendo che il suo letto era collocato di fronte ad una vecchia porta dai battenti di ferro murata, capì che la profezia si stava compiendo, ed esclamò: “Questo è il luogo della fine che mi è stata predetta. Sia fatta la volontà di Dio” (Fonte: Instoria).

Federico II Hohenstaufen, duca di Svevia e Imperatore del Sacro Romano Impero (1194-1250), sovrano colto ed illuminato che fece la storia del Mezzogiorno d’Italia, spirò dunque su di un colle nel territorio a sud del comune di Torremaggiore (FG), dove vi è il sito di Castel Fiorentino, antica città edificata dal Catapano bizantino Basilio Baiohannes intorno all’anno Mille.

Durante le lotte tra guelfi e ghibellini, che videro contrapporsi la chiesa e gli svevi, molte furono le città espugnate e distrutte in Capitanata tra cui nel 1255 Fiorentino, durante il papato di Alessandro IV, e nel 1269 Lucera ad opera di Carlo D’Angiò, poco dopo la morte di Clemente IV. Gli abitanti superstiti di Fiorentino si rifugiarono soprattutto nella vicina Torremaggiore e la città distrutta non si riprese più.

In occasione dei 750 anni dalla morte di Federico II (1250-2000) si sono svolti importanti festeggiamenti con l’apposizione di un cippo onorario nei pressi della stradina. Sul sito urbano, con il contributo di un cittadino tedesco, è stata collocata una stele ottagonale, una sorta di gnomone (orologio solare), che proietta la propria ombra e su cui vi è riportata una frase del cronista inglese Matteo Paris (1200-1259): “In quel tempo morì Federico, il più grande tra i Principi della Terra, stupore del mondo e meraviglioso innovatore”.

Nel 2007 è stato istituito il Parco Archeologico di Fiorentino dove è possibile, grazie alle strutture emerse e ai basamenti con conci squadrati, visitare gli spazi e i resti dell’antico borgo. Purtroppo, ad oggi, anziché valorizzare ulteriormente il sito, si assiste alla rapida scomparsa dei resti, che man mano stanno diventando ruderi che possono persino sfuggire all’attenzione dei passanti.

“Negli ultimi decenni, a partire dagli anni ’80, il sito è stato al centro dell’attenzione di archeologi e medievalisti”, racconta l’architetto di Manfredonia Francesco Sammarco, storico e stimato artista. “Quando mi recai una prima volta, agli inizi degli anni ’90, al di là delle notizie storiche e dei saggi di autori locali, mi piaceva pensare si trattasse di una sorta di piccola “acropoli”, simile a quella di Atene, ma con caratteristiche architettoniche e stili ovviamente diversi. Avevo ipotizzato persino un’equazione: i Greci stanno all’Acropoli come i Bizantini/Normanni stanno a Castel Fiorentino. Fiorentino nel mio immaginario è e rimarrà un’acropoli della Daunia”.

Sammarco quindi evidenzia come dai risultati delle ricerche e degli scavi dell’Università di Bari, dell’École Française di Roma e della Soprintendenza ai Beni A.A.A.S. della Puglia, emerga che qui vi fosse una vera e propria cittadella la cui struttura urbana ha consentito individuare edifici importanti ed elementi interessanti: la domus di Federico II, la cattedrale intitolata a San Michele Arcangelo, tratti di cinta muraria, una torre in parte conservata poggiante su un basamento “a scarpa” nella zona est che all’interno presenta una volta a crociera, cisterne e fosse granarie. “Sono emersi, inoltre, reperti quali ceramiche, vetri, colonne ancora in corso di studi e da cui si continuerà a scrivere la storia, quella vera, dell’importante sito di Capitanata”.

L’area è raggiungibile sia da San Severo (direzione sud-ovest), percorrendo la strada che porta a Castelnuovo della Daunia che da Torremaggiore, da cui dista circa 10 km in direzione sud. Per arrivare sul sito occorre fermarsi in prossimità della casa cantoniera; da qui, proseguendo lungo una stradina/tratturo sulla destra, si giunge ai piedi della collina ove lasciare l’auto e salire verso la cima a piedi. 

L’architetto Francesco Sammarco, nato nella città fondata dal figlio prediletto del Puer Apuliae (fanciullo della Puglia), lancia un grido di dolore: “Nel giro di poco tempo del luogo dove è morto uno dei più grandi imperatori della storia, Federico II, non rimarrà più traccia”.

Uno schiaffo che sicuramente non merita colui che alla Puglia legò gran parte della sua vita e la arricchì con costruzioni stupefacenti. Un esempio su tutti: Castel del Monte ad Andria.

L’auspicio è che l’allarme lanciato possa essere raccolto al più presto per strappare all’oblio Castel Fiorentino, ovvero per salvare un importante pezzo della storia della Puglia.

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