Chiese e mulini ad acqua in una valle meravigliosa

by Carmine de Leo

Dal mare, tuffandosi con i propri tornanti nella profumata pineta di San Menaio, alcune rotabili salgono verso Vico del Gargano.

Queste strade attraversano uno scenario fantastico: a ogni curva un ritaglio di panorama sempre più nuovo e affascinante, fra gli alberi di carrubi e gli oliveti, ecco il mare poco lontano che ci appare in basso confondendo le sue sfumature con quelle del cielo.

Paesaggi stupendi, visioni fiabesche, rinfrescate da decine di piccole sorgenti e torrentelli, che scorrono quasi silenziosi accanto ai ruderi di vecchi mulini e rustiche chiesuole ormai abbandonate.

Fresche e purissime acque sorgive, fra cui le più importanti sono quelle di Canneto e dell’Asciatizzo, non disprezzabili appaiono anche l’Acqua di Pietra, quella della Castagnola, della Botte e tante altre.

Quasi tutte queste sorgenti, piccole e grandi, prendono nome da altrettante chiesette o romitori, sparsi fra le colline che degradano verso il mare; essi vennero fondati in questi luoghi pieni di pace e dalla natura stupenda per viverci in meditazione.

Due sorgenti gemelle sono quelle di San Biagio e San Nicola, poste a poca distanza fra loro, con i ruderi delle omonime chiesuole, già appartenenti alla Badia di Calena e poi a Tremiti.

Di San Biagio, sulle mura superstiti, è possibile notare ancora, sopra un piccolo portale con arco a sesto acuto, posto sul lato nord della modesta costruzione, uno stemma benedettino, in cui è raffigurata in rilievo una Croce su tre monti.

La chiesetta di San Nicola, a un’unica navata, con un piccolo abside, è ormai cadente e i suoi ruderi sono invasi dalla vegetazione.

Un’altra interessante chiesetta, anch’essa appartenuta alla badia di Calena, oggi, dopo alcuni restauri, è ancora in buono stato di conservazione; si tratta di quella dedicata a San Michele e già chiamata Sant’Angelo in Galo.

Costruzione di un bianco immacolato, vagamente a forma di torre, essa ci appare a una svolta della strada su un piccolo terrazzo panoramico, da cui l’Arcangelo Michele vigila sulla non lontana spiaggia di San Menaio e sulla pineta.

Altro edificio religioso costruito vicino a una sorgente, quella dei Pasinacci, è la seicentesca cappella della Madonna delle Grazie, che sorge a est di questa fonte, scendendo da Vico del Gargano verso Calenella.

Questa cappella è più comunemente chiamata la Chiesuola, forse per le dimensioni dell’edificio.

La più importante delle sorgenti è quella di Canneto, ove, da una caratteristica fontana, è possibile assaporare un’acqua la cui freschezza e purezza si associavano in un sapore gradevolissimo, oggi in parte sfumato.

Rinomata dagli abitanti di Vico del Gargano, la località di Canneto è conosciuta anche dai turisti che, d’estate, dalle vicine località marine, vengono qui a rifornirsi di acqua fresca.

Proprio l’abbondanza di acqua ha permesso di abitare da secoli questo luogo; la contrada ha infatti una storia millenaria.

Attigua alla fonte sorge una chiesetta dedicata all’Assunta, essa è l’ultimo avanzo dell’antico casale di Canneto, che appartenne al monastero di Santa Sofia di Benevento e poi a vari feudatari di Ischitella e di Vico del Gargano.

Il casale di Canneto è da tempo scomparso, pochissimi ruderi si notano ancora fra la fitta vegetazione a monte della sorgente; i suoi abitatori dovettero abbandonarlo forse a causa delle frequenti incursioni dal mare dei pirati barbareschi e si rifugiarono fra le mura delle più sicure cittadine di Rodi Garganico e di Vico del Gargano.

Proprio a Vico del Gargano, più in particolare, il culto per la Madonna di Canneto è ancora molto vivo nella tradizione popolare e inoltre, nel centro storico di questo paese, una chiesetta, oggi diruta, era dedicata a San Martino, a ricordo di altra titolata a questo stesso santo e già esistente nel casale di Canneto.

La chiesetta di Canneto si trova oggi in un luogo veramente affascinante, circondato dall’ombra di centinaia di profumati alberi da frutta, il silenzio vi regna sovrano, interrotto soltanto dal costante scrosciare dell’acqua della sorgente, che dalla viva roccia della montagna, si riversa in una vasca di colmata e da qui scende verso il piano, per poi raggiungere il non lontano mare e continuare il suo viaggio nell’immensa distesa azzurra che fra un ramo e l’altro riusciamo a scorgere da questa valle incantata.

(Estratto dal volume di Carmine de Leo, “Gargano, storia, arte, ambiente e leggende”, Foggia, 2009, volume non in vendita, ma consultabile gratuitamente presso le biblioteche locali e nazionali).

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