Donne foggiane di carattere: quando una rivolta delle Terrazzane salvò statue e madonne dei frati Cappuccini!

by Carmine de Leo

Le vicende storiche della nostra città sono state caratterizzate per ben due volte dalla soppressione di una buona parte dei monasteri, sia maschili, che femminili.

Molti erano i conventi presenti sia all’interno dell’antico circuito delle mura cittadine, che nell’immediata periferia di Foggia.

Questi sorgevano soprattutto lungo le vecchie strade ed i tratturi  che si diramavano verso altri paesi vicini e lontani.

Una di queste antiche arterie era il tratturo che conduceva all’Aquila e scorreva all’incirca lungo l’attuale via Cappuccini, toponimo che prende il suo nome dal convento che, proprio in fondo a questa strada, sorgeva nel luogo dell’attuale parco dell’Iconavetere.

Questo convento, costruito verso il Cinquecento con l’annessa chiesa della Madonna di Costantinopoli dai pastori transumanti, dopo l’Unità d’Italia, con le leggi di soppressione di molti ordini religiosi, fu abbandonato dai frati ed il patrimonio del monastero incamerato dallo Stato.

Trasformato il convento in una caserma di cavalleria, quasi tutti gli arredi sacri, comprese molte statue e dipinti, furono inventariati per essere venduti o trasferiti, nei casi più favorevoli, in altre chiese della città.

L’organismo istituzionale che gestiva i beni dei conventi soppressi era la Cassa Ecclesiastica, controllata dal Prefetto, figura appena istituita, che aveva sostituito, dopo l’Unità d’Italia,  l’Intendente e poi Governatore della Capitanata.

Nel 1863, proprio pochi anni dopo l’unificazione, era prefetto di Foggia l’avvocato Giuseppe De Ferrari, già prefetto di Lecce era stato trasferito a Foggia il 24 agosto 1862, questi voleva trasformare la chiesa di Gesù e Maria in un Museo ove raccogliere tutte le statue delle chiese e monasteri appena soppressi nella città di Foggia.

Ma non aveva fatto i conti con la devozione delle donne Terrazzane !

Il De Ferrari ordinò quindi il trasferimento in Gesù e Maria di varie statue e dipinti provenienti dall’ex monastero dei Cappuccini e depositate in Sant’Eligio, nel cuore del quartiere delle Croci e non lontano dal convento soppresso.

Vicinanza che aveva permesso alla popolazione femminile del quartiere, le Terrazzane, di continuare l’adorazione per queste statue.

Avuta notizia delle intenzioni del prefetto molte Terrazzane si erano date appuntamento nello slargo innanzi alla chiesa di Sant’Eligio sin dalle prime ore del mattino.

Gli incaricati del Prefetto, pertanto, giunti sul luogo con dei carretti per attuare il trasferimento delle statue, trovarono una nutrita folla di ostinate Terrazzane, decise a tutto, che li aspettava per ostacolare il loro lavoro.

L’episodio è riportato in una relazione dell’epoca conservata presso il fondo Affari Ecclesiastici dell’Archivio di Stato di Foggia: Essendoci portati nella chiesa di S. Eligio, giuntivi appena, un insolito vocio e proprio di ammutinamento, ci ha avvertiti che non poca gente di quel rione, parte nella chiesa e parte fuori, faceva rimostranze di dispiacenza pel tramutamento delle prefate statue,non ad altro fino che per conservarne l’antica adorazione. Inutile tornava ogni ragione, perché fossero quelle rimostranze cessate, le quali erano di donne ed in senso meramente pacifico !                                    erano tali che ne àn consigliati di far sosta .

Le Terrazzane salvarono le statue e gli incaricati della prefettura dovettero desistere dalle loro intenzioni, mentre il prefetto stesso De Ferrari  fu trasferito appena l’anno dopo, il  20 agosto 1864, a Caserta.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.