Il diavolo, il vento e le suorine

by Carmine de Leo

Il diavolo è il protagonista di moltissime leggende e novelline di tutta la penisola italiana e qua è là, tra valli, coste e piccoli paesi, fra le stradine dei centri storici ed in ogni singolare luogo a cui la suggestione e la fantasia assegna una leggenda popolare, spuntano le sue corna, oppure i suoi zoccoli, o le sue terribili fiamme.   Ma a noi non fa certo paura!

Anche perché in tutte questa storie in cui i diavoli sono i protagonisti, i poveri diavoli, è proprio il caso di definirli così, fanno tutti una brutta figura, finendo infine il più delle volte sempre molto carichi di bastonate.

Cadute col passare dei secoli nel dimenticatoio degli anni, molte di queste storielle leggendarie che riguardano il maligno sono state dimenticate, perse nelle nebbie del tempo e solo la memoria orale, oppure antiche e rare cronache scritte, ne ricordano le vicende.

Molte volte, piccole o più grandi storie di questi poveri diavoli, ritroviamo pubblicate nelle prime riviste ottocentesche che si interessavano del folklore locale, pubblicazioni ormai dimenticate fra la polvere degli archivi ed in vecchie biblioteche.

Una di queste storie fantastiche, ambientata nella città di Foggia, fu pubblicata proprio in una di  queste riviste, quella intitolata Archivio per lo studio delle Tradizioni Popolari, rivista diretta dall’etnografo Giuseppe Pitrè e pubblicato a Palermo nel lontano 1901.

Si tratta di una novellina che vede il vento ed il diavolo come protagonisti mentre sono a spasso per le vie della città di Foggia, in Puglia.

Il vento, protagonista indiscusso della vasta pianura Dauna che circonda la città di Foggia, è annoverato dalla tradizione popolare come un genio negativo, pertanto, non è da meravigliarsi se in questa piccola leggenda lo vediamo protagonista insieme al diavolo, a passeggio con questa  massima espressione del male, tra le piccole vie e piazzette della città di Foggia!

Insomma, per farla breve, questi due terribili compari, sottobraccio, passeggiavano tra le vie della nostra città a caccia di anime da mandare all’inferno, quando ad un tratto, giunti innanzi alla cattedrale si fermarono nell’attigua piazzetta e qui, quel furbone del maligno, sempre ben informato, decise di visitare il conservatorio femminile dell’Annunziata.

Questo vecchio convento di suore, già antico ospizio per i pellegrini di passaggio per la nostra città di Foggia che si recavano a Siponto per raggiungere la Terrasanta via mare, dopo la sua soppressione, ha ospitato dapprima un convento femminile e poi varie scuole pubbliche; la chiesetta annessa al vecchio monastero, prima unita direttamente alla cattedrale, presenta oggi la sua piccola facciata accanto alla chiesa Madre ed ha ospitato pure per un certo periodo di tempo il Museo Diocesano.

Proprio nella piazzetta antistante questo antico convento femminile, oggi dedicata al letterato  Francesco De Sanctis e già chiamata in antico Largo del Duomo, il diavolo mentre sostava col vento, gli disse di aspettarlo per qualche minuto, il tempo di rubare qualche piccola anima nel monastero del’Annunziata.

Questo convento in passato era  molto affollato di giovanissime convesse ancora adolescenti e molte spesso rinchiuse nel monastero senza una sincera vocazione, ma solo per preservare tutto il patrimonio di famiglia da lasciare intatto per il primogenito, queste erano le usanze del tempo!

Era la famigerata legge del maggiorasco che imponeva di non dividere il patrimonio familiare, che doveva restare intatto e veniva ereditato dal solo figlio primogenito, tutti gli altri potevano intraprendere la carriera militare o quella ecclesiastica, le donne erano rinchiuse in convento, del resto una dote per matrimonio costava mediamente molti ducati, mentre la dote monacale aveva prezzi molto più bassi.

Queste circostanze facevano in modo che nei monasteri si potevano ammirare molti bei voli di suorine nel fiore della gioventù, tutte monache con poca o senza vocazione.

Il diavolo, pertanto, sapeva dove pescare le sue vittime, del resto egli frequentava la città di Foggia già da un po’ di tempo ed aveva già adocchiato le innocenti monachelle del convento dell’Annunziata, l’amore poi, come tutti sappiamo, non ha ostacoli ed è molto difficile liberarsene.

Travestitosi come uno dei due vecchi giardinieri addetti alla cura dei giardini del chiostro del convento, sotto false spoglie, riuscì ad introdursi all’interno del monastero, mentre il suo amico vento lo attendeva nell’antica piazzetta del Duomo.

Dal giardino del chiostro, con un veloce battito di ali raggiunse immediatamente il primo piano del chiostro, in un’area riservata alla clausura.

Qui, infatti, sotto le ariose arcate del corridoio aperto si affacciavano le piccole celle di clausura delle giovani monache.

Dato uno sguardo molto veloce all’interno delle piccole stanzette, guarda di qua e guarda di là,  scelse una delle suorine più belle, che già nelle sue precedenti escursioni aveva attratto la sua attenzione per la bellezza ed il pallore del suo volto!

Questa suorina innocente era la figlia del nobile di Maio, una delle famiglie più in vista della città di Foggia, che fu costretta come molte altre dalla legge del maggiorasco a prendere i voti contro la sua volontà.

Quel giorno, forse perché non si era ancora abituata ai ritmi giornalieri della vita del convento, era stata colta da un momentaneo malore e si riposava pallida e tranquilla sul modesto giaciglio della sua celletta.

In un batter d’occhio, anzi di ali, il diavolo, attratto dalla bellezza e dal pallore della fanciulla, apparve alla stessa.

La monachella innocente, turbata dall’improvvisa apparizione del maligno, svenne alla sua vista.

Il diavolo con i suoi zoccoli di caprone aveva provocato un po’ di rumore ed attirato quindi l’attenzione di altre suore ospiti del monastero, che ben presto riempirono il corridoio del loggiato di grida di terrore.

Questa situazione fece affrettare il maligno che, presa tra le braccia la giovane suora svenuta, volò via dal cortile lontano dal centro urbano della città di Foggia verso la campagna aperta, dimenticando il suo compare vento nella piazzetta.

Quest’ultimo, dopo aver aspettato varie ore, spazientito dall’attesa, visto che il diavolo non tornava ancora, per la rabbia, si mise a soffiare più forte che poteva.

L’alito del vento raggiunse ben presto il diavolo in volo e lo risucchio subito in un piccolo vortice, trascinandolo insieme alla povera suorina verso la piazzetta davanti all’antico convento dell’Annunziata.

Qui il povero belzebù, ormai stanco di volare e sfiancato dal forte flusso del vento, si liberò presto del peso della suorina e questa, risvegliatasi per la caduta ed intuito il pericolo, si rifugiò senza indugio nella chiesa del convento, mentre il vento se la rideva del rapimento messo in atto dal suo maligno amico e miseramente fallito!

E fu così, che anche questa volta, il dialovo restò a bocca asciutta!

*Nella foto in evidenza “Incubo” di John Henry Fussli

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