Il dolce monaco è pronto da mangiare! Uno squisito dolce che si realizzava in occasione della festività dei morti

by Carmine de Leo

Nel folclore popolare molto spesso la religiosità si sposa felicemente con la tradizione gastronomica di questo o quel territorio. Varie sono infatti le ricette collegate alle diverse festività che da secoli scandiscono i mesi dell’anno, in particolare, è molto sentita nei paesi mediterranei, quella della ricorrenza del morti nel mese di novembre, occasione in cui, secondo un’antica ricetta tramandata di madre in figlia veniva realizzato, forse per stemperare la ricorrenza dedicata ai defunti, uno squisito monaco di pasta dolce.         

Tra i ricordi, quelli dell’infanzia sono forse i più belli; tra essi, i più gustosi, sono quelli legati alle tradizioni gastronomiche.

Il calendario scandiva un tempo anche ritualità gastronomiche che si rinnovavano di anno in anno; come molte tradizioni, però, particolari ricette e tavolate legate a questa o quella festa, col passare degli anni, sono andate disperse.

Per quanto riguarda le tradizioni gastronomiche, invece, è il caso di dire che tendono a perdere i loro genuini sapori per disperdersi nelle regole della commercializzazione, come tante pietanze, soprattutto dolci, che non si realizzano ormai più nelle nostre case, ma vengono prodotte in serie da ditte specializzate, come panettoni, taralli, ecc.

In particolare, uno di questi dolci casalinghi era davvero singolare, specialmente per la sua particolare forma: “il monaco”.

Scomparso dalle tavole delle nostre festività, il dolce monaco non ebbe fortuna sui banchi delle pasticcerie e dei supermercati, dove non  è mai apparso ed è stato relegato solo tra i ricordi della tradizione popolare orale tramandata da madre in figlia e nipoti!

Troppo difficile, forse, appariva trasformare la sua realizzazione da casalinga ad industriale; ma quali erano i profumi, i sapori e le forme di questo dolce ?  

La sua forma è intuibile dal suo stesso nome: “il monaco”, infatti, il suo  aspetto era quello di un semplice fraticello!

Un gustosissimo frate, spesso rappresentato grassottello e realizzato con una pasta dolce utilizzata per i taralli e col vincotto, che serviva a renderlo anche scuro come l’abito monacale.

Nel suo complesso, l’aspetto ed il profumo di questo particolare dolce era molto invitante, anche se  l’abito monacale incuteva veramente un certo rispetto prima di affondare i denti nella sua pasta scura.

Ogni dubbio, però, si dissolveva appena i primi bocconi di questo particolare dolce: una gamba, un braccio o, addirittura, la testa intera del monaco, si scioglievano nella nostra bocca.

La nonna materna dello scrivente, donna Soccorsa, realizzava per il giorno dei morti una piccola comunità di “dolci monaci”, dato l’elevato numero dei nipoti, allegra brigata che invadeva la cucinaper divorare come diavoli i poveri frati !

Per chi ha avuto la fortuna di assaporare questo dolce della nostra tradizione gastronomica, il profumo della pasta arricchita dal vincotto, non si dimentica facilmente e proprio in questo periodo, durante la festa dei morti ci pare di sentirlo ancora.

Infatti, il dolce monaco veniva realizzato proprio in queste settimane, testimone atavico di chissà quale antica tradizione sacrificale, quando il vincotto era abbondante per la recente vendemmia.

La tradizione vuole che, come altre pietanze, il nostro “dolce monaco” provenga dalle cucine dei nostri monasteri e veniva offerto ai fedeli  nel mese di novembre, insieme al buon vino novello prodotto negli stessi conventi.

Nella storia gastronomica dei paesi del Mediterraneo, però, il monaco non rappresenta l’unico dolce santo, perché anche in altre particolari ricorrenze si realizzavano pietanze collegate alla religione: come i tarallini di S.Biagio, oppure i baci di S.Lucia, chiamati anche baci di dama squisiti dolcetti alle mandorle che i Crociati, si proprio loro, gli antichi cavalieri che difesero la Terra Santa, diffusero in tutta l’Europa e tante altre squisite pietanze ormai dimenticate!

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