Il lume eterno, mistero e suggestione di uno scavo archeologico effettuato nel Settecento

by Carmine de Leo

Un’inedita corrispondenza tra Raimondo di Sangro, principe di San Severo, singolare e misteriosa figura di scienziato ed alchimista, gran maestro delle logge massoniche settecentesche napoletane ed il gentiluomo lucerino Girolamo Giordano, avvocato ed archeologo dell’Accademia Ercolanense ci fa conoscere un singolare episodio avvenuto nel corso di uno scavo nel Settecento.

Raimondo Di Sangro, principe di San Severo, singolare figura di scienziato ed alchimista, nato nel 1716 in Torremaggiore, trasferitosi a Napoli, fu gran maestro delle logge massoniche settecentesche napoletane, ma si mantenne sempre in contatto con la sua terra di origine e fu pure comandante di un reggimento in Capitanata, formato e finanziato, come era uso nel Settecento, da lui personalmente.

Autore di varie opere a stampa, tra cui una molto singolare e ormai quasi introvabile, pubblicata a Napoli nel 1756 in lingua francese Dissertation sur une lampe antique…

Strana pubblicazione in cui il principe discorre su un fenomeno misterioso e, almeno per quei tempi, inspiegabile, quello del lume eterno, ovvero di una misteriosa luce che durava nel tempo.

In questa sua opera Raimondo di Sangro scrive che era venuto a conoscenza che nelle Puglie, nella città di Lucera, si era verificato uno strano fenomeno nel 1753 nel corso dello scavo archeologico di un antico sepolcro; infatti, appena era stata aperta questa antica sepoltura, era apparsa una leggera fiamma!

Episodio singolare che aveva messo in fuga i manovali addetti allo scavo, spaventati ed inorriditi di fronte a questo fenomeno.

Il principe di Sangro, volendo conoscere i dettagli dello strano episodio accaduto a Lucera, per raffrontarlo con altri simili, scrisse ad un suo conoscente lucerino Gerolamo Giordano, gentiluomo locale di grande erudizione, appartenente all’omonima famiglia gentilizia di Lucera, che ebbe anche a Foggia un palazzo gentilizio, noto avvocato ed archeologo della famosa Accademia Ercolanense era nato nel 1718 in Lucera e terminò i suoi giorni in Napoli nel 1784.

Il Giordano, onorato della richiesta del principe, rispose che: Per adempiere ai suoi comandi, ho l’onore di dirle che i Governatori di questa comunità, avendo dato il permesso a tutti i cittadini di edificare nuove case sul suolo di quelle, che giacevano in rovina e abbandono all’interno della cinta muraria della città, si cominciò innanzitutto a fare molteplici scava menti e fra gli altri sul suolo della Madonna della Libera, nel fianco che guarda alla parte di S. Antonio Abate.

Essendo stata costruita Lucera sullo stesso sito dell’omonima città antica, durante gli scavi per le fondamenta di nuovi edifici, spesso venivano ritrovati ruderi di vetuste costruzioni e numerosi sepolcri.

Ancora oggi, del resto, non è poi tanto difficile ritrovare in cantine sotterranee dei vecchi palazzi lucerini ruderi delle fondamenta e tratti di mura di molto più antiche dimore.

In uno di questi scavi, prosegue il Giordano nella sua lettera  avendo scavato per circa trenta palmi ( 7-8 metri circa) di profondità, scoprirono una piccola camera a volta lunga dieci piedi, larga sei, alta otto (il piede equivaleva a circa 0,3349 metri); immaginando per caso che in essa vi fosse un tesoro nascosto, si riservarono di farne l’apertura nell’oscurità notturna  affinché l’eventuale tesoro restasse segreto, ma qui venne il bello!

Giunta la notte, demolirono la volta del locale ma una fiamma leggera, che si protese immediatamente dopo la prima apertura, li spaventò in modo da metterli in fuga e non osarono tornare di nuovo, se non in compagnia di due nobili del paese, che erano andati a consultare, e che li incoraggiarono a terminare la loro opera.

Ripreso lo scavo, trovarono uno scheletro umano e una quantità di lampade tutt’intorno ad esso” che risvegliarono in loro la falsa credenza sui lumi perpetui, sconfessata dal Giordano, che scrive come lo strano fenomeno delle accensioni sepolcrali è prodotto dai sali sottilissimi delle ossa” che, a contatto con l’aria, evaporano e svaniscono in forma di fiamma.

Nulla di sovrannaturale, pertanto, era accaduto durante lo scavo di Lucera.

Il principe di Sangro nella sua Dissertation del 1756 concordò con il Giordano scrivendo che L’idea di queste lampade eterne degli antichi non deve affatto essere considerata fantastica e favolosa.

Infine, a titolo di curiosità storica, a proposito di lumi e luci, verso la fine dell’Ottocento proprio a Lucera, cittadina protagonista della storia appena narrata, era attiva una loggia massonica dal singolare nome di Luce Appula, il cui maestro venerabile era tal Rocco de’ Ciocchi.

Circostanza fortuita, segno del destino o voglia di onorare gli antichi lumi eterni?

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.