Il Teatro La Scala e il biglietto delle fiamme

by Michela Conoscitore

È uno dei teatri operistici più celebri e importanti al mondo, tra i suoi palchi e gallerie risuonano ancora gli echi mitici di concerti diretti dai più grandi direttori d’orchestra. Le voci di tenori e soprani, entrati nella leggenda della musica lirica, hanno lasciato il segno in questo luogo che, ormai, conta più di duecento anni di storia. Ovviamente stiamo parlando del teatro La Scala, a Milano.

Ideato su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, la sua inaugurazione risale al 3 agosto 1778: quel giorno il golfo mistico accolse l’orchestra che suonò, per la prima volta, nel nuovo teatro meneghino L’Europa Riconosciuta di Antonio Salieri. La Scala detiene vari primati, tra questi fu il primo teatro d’opera in Europa a dotarsi dell’illuminazione elettrica, per scongiurare rovinosi incendi causati dalle lampade ad olio, allora utilizzate per l’illuminazione degli ambienti. Inoltre, per anni alla Scala stazionò una squadra di quattro pompieri. Ma perché tutta questa accortezza da parte della città verso il suo nuovo teatro?

La Scala sorge idealmente sulle ceneri del precedente teatro cittadino, il Regio Ducal Teatro, chiamato da tutti il Teatrino. Costruito nel 1717 dal parmense Giandomenico Barbieri, il vecchio teatro era sito vicino Palazzo Reale in via Rastelli. Tuttavia, le fondamenta de La Scala poggiano non solo sulle macerie del Teatrino, ma anche su una passione clandestina e rovente.

La costruzione del teatro lirico fu ordinata dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la quale mise a disposizione per l’edificazione uno spazio dove prima sorgeva la chiesa di Santa Maria della Scala. Di concerto col figlio, l’arciduca Ferdinando D’Asburgo, governatore di Milano, decisero in questo modo di mettere a tacere i malumori dei nobili milanesi in seguito alla vicenda poco chiara che riguardava la totale distruzione del Teatrino, causata proprio da un incendio avvenuto il 25 febbraio del 1776.

Milano, all’epoca, non era la metropoli odierna e i pettegolezzi si spargevano velocemente in tutta la città. All’origine dell’incendio del Teatrino, si racconta vi fosse la relazione adulterina della moglie di Ferdinando d’Asburgo, Maria Beatrice Ricciarda d’Este con il rampollo di una delle famiglie in vista dell’aristocrazia milanese, Giacomo Sannazzari della Ripa. Maria Beatrice, entrata a far parte della dinastia regnante più potente d’Europa, era sempre stata descritta come esuberante e briosa contribuendo con questa sua indole a svecchiare gli Asburgo, così impostati e datati. A Milano, al seguito del marito governatore, la nobile non aveva tradito la sua natura, collezionando diverse relazioni, delle quali Ferdinando era allo scuro. Eppure l’amore per Sannazzari, Maria Beatrice non riuscì a celarlo con la prudenza e la furbizia. I due folleggiavano gaiamente, e la notte di Carnevale del 1776, la coppia scelse di trascorrerla insieme proprio al Teatrino che, per quell’occasione, si convertì in salone da festa e convivio.

La mattina del 25 febbraio, Maria Beatrice inviò un biglietto a Giacomo, per confermargli il loro appuntamento. Malauguratamente la missiva, affidata ad un servitore, fu intercettata da Ferdinando che la lesse. Mantenendo la calma e meditando vendetta per il Sannazzari, l’Asburgo fece recapitare il biglietto al destinatario. Quella sera, quando la donna giunse al Teatrino, trovò ad attenderla il marito con dei gendarmi. Maria Beatrice fu portata a casa da Ferdinando, tra strepiti e grida, mentre Giacomo su ordine del governatore austriaco fu rinchiuso dentro il teatro, ormai vuoto, a cui fu dato fuoco.

Fu una notte di Carnevale che rimase impressa nella memoria dei milanesi poiché persero il loro teatro, e un uomo perse la vita. Ma non fu Giacomo a morire, bensì un suo amico: anch’egli aveva intercettato il biglietto prima di lui, e una volta letto decise di fare uno scherzo a Maria Beatrice, presentandosi al posto di Giacomo. Così, il pover’uomo morì carbonizzato tra le fiamme dell’incendio fatto appiccare dall’arciduca.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.