Il Teatro Petruzzelli fra scandali vecchi e nuovi

by Carmine de Leo

Due ricchi commercianti ed armatori baresi, Antonio ed Onofrio Petruzzelli, verso la fine dell’Ottocento fecero costruire a proprie spese quello che viene considerato ancora uno dei più importanti e grandi teatri d’Europa, che da loro prese nome.

Ancora oggi, nonostante alcune sgradevoli vicissitudini, questo bel teatro si può ammirare col suo elegante prospetto in corso Cavour a Bari.

I lavori per la sua costruzione durarono alcuni anni; iniziati infatti negli ultimi anni dell’Ottocento furono terminati definitivamente nei primissimi anni del secolo scorso. Il teatro fu poi inaugurato nel 1903 con la partecipazione di tutte le autorità cittadine e di un folto pubblico, che vedeva in questa nuova struttura d’intrattenimento un salto di qualità della città, che si arricchiva in tal modo di un interessante e nuovo contenitore culturale.

Di fronte a tanto entusiasmo, però, già dopo un quarto di secolo dall’inaugurazione del teatro Petruzzelli, si addensavano grigie nubi provocate da ricorsi e cause fra gli eredi dei due fondatori.

Il 30 dicembre del 1928 veniva a mancare Onofrio, uno dei due fratelli Petruzzelli, che rimasero celibi per tutta la loro esistenza.

La sorella Maria, invece, sposò l’ing. Messeni, che fu il progettista del loro teatro; alla dipartita di Onofrio si scatenarono presto gli appetiti dei componenti di questo ricco casato barese.

La Bari bene assistette quindi scandalizzata a tutta una serie di querele e ricorsi giudiziari che, con l’assistenza dei più noti avvocati dell’epoca, quali Re David, De Palma, Infolla, Capruzzi, De Marsico e Chiovenda, furono portate avanti per alcuni anni e segnarono la lotta fratricida fra i parenti di Onofrio, ovvero lo stesso fratello Antonio e i figli della defunta sorella Maria, vedova Messeni.

Il patrimonio di Onofrio era molto ricco e consisteva in vaste proprietà immobiliari, fra cui il gioiello di famiglia era rappresentato dal teatro fatto costruire insieme al fratello.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata la notizia dell’esistenza di un testamento olografo scritto di propria mano da Onofrio Petruzzelli solo qualche tempo prima di morire.

Il documento era stato vergato sulla carta intestata di un famoso e lussuoso hotel dell’epoca della località termale di Montecatini Bagni, il Gran Hotel Croce di Malta, ove Onofrio Petruzzelli era solito recarsi.

Questo testamento era stato depositato solo tre giorni dopo la morte di Onofrio, il 2 gennaio del 1929, dal nipote Emanuele Messeni, figlio della defunta sorella Maria, presso il notaio Ramunni di Bari alla presenta del pretore del mandamento.

Si trattava di un piccolo foglio di carta che scatenò un putiferio per le poche parole che vi erano scritte: Lascio mio solo erede mio nipote Emanuele Messeni, 12 settembre 1928. Onofrio Petruzzelli.

Com’era naturalmente prevedibile, la successiva pubblicazione del testamento di Onofrio Petruzzelli provocò subito una forte delusione fra gli altri parenti.

Il fratello Antonio e gli altri nipoti, fratelli di Emanuele Messeni, si rivolsero quindi al Tribunale di Bari e presentarono querela di falso per il testamento.

Avviata la causa nel gennaio del 1929, il Tribunale di Bari dispose ben presto una perizia calligrafica sull’autenticità del testamento olografo attribuito ad Onofrio Petruzzelli e scritto sulla carta intestata del Gran Hotel Croce di Malta.

L’esito del collegio peritale non fu unanime; infatti, la maggioranza dei periti concluse col riconoscere come autentica la calligrafia di Onofrio Petruzzelli.

Mentre alcuni periti, pur riconoscendo come autentica la firma di quest’ultimo, non ritennero la stessa cosa per il resto dello scritto e per la data apposta sul foglio.

Restava quindi il dubbio che il testamento olografo fosse stato scritto su un foglio bianco precedentemente firmato da Onofrio Petruzzelli.

Il Tribunale di Bari, uniformandosi al giudizio espresso dalla maggioranza dei periti, dopo ben tre anni dall’inizio del processo, caratterizzati da vari rinvii e da numerose udienze dedicate all’ascolto di diversi testimoni, nel 1931 emise una sentenza in cui veniva rigettata la querela di falso.

Nonostante tutto, le acque non si tacitarono e il gruppo di eredi soccombenti propose ricorso.

Il processo d’appello si protrasse per altri lunghi anni fino al 1933, fiaccando la resistenza delle parti in causa, che, intanto, ormai da ben cinque anni non godevano comunque del patrimonio del defunto Onofrio Petruzzelli, congelato dall’autorità giudiziaria in attesa dell’esito definitivo della vertenza.

I parenti, quindi, anche per porre fine a quello che ormai era considerato in Bari lo scandalo del secolo, il processo milionario protagonista del gossip di questa città, addivennero ad una transazione che avrebbe posto fine alla lunga vertenza giudiziaria.

Fu così che le parti in causa raggiunsero l’accordo di dividere il patrimonio del defunto Onofrio: il teatro andò tutto al nipote Emanuele Messeni, mentre agli altri eredi, oltre ad diritto di un palco riservato presso il teatro Petruzzelli, vennero assegnate alcune altre proprietà immobiliari del defunto.

Purtroppo, il futuro avrebbe riservato al prestigioso teatro barese altre disavventure, come il suo disastroso incendio doloso nell’ottobre del 1991 ed ancora, in tempi più recenti, altre vertenze sulla sua proprietà!

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