Il Trabucco di Montepucci, un set perfetto dopo “La Legge”

by Teresa Rauzino

Nella storia del cinema, il trabucco di Montepucci viene visualizzato per la prima volta ne “Lo Sperone d’Italia”, un documentario dell’Istituto Luce girato nel 1943. Dopo le sequenze su scorci paesaggistici del Gargano interno, lo speaker annuncia: «Ci eravamo scordati che il Gargano è un paese essenzialmente costiero; il Lago di Varano, comunicante con il mare, conferisce un inatteso aspetto a questa regione».

La visuale lacustre e marina si stempera nell’immagine dei pescatori intenti a preparare le reti, con una zoomata sui pesci sguazzanti sott’acqua. Una diversa luminosità del mare, acqua di un azzurro profondo permeata di sole, segnala la presenza del mare aperto. Appaiono barche e pescatori che stendono le reti sulla spiaggia.

«Lungo la costa, le reti a bilancia formano tanti appostamenti per i favolosi cefali dell’Adriatico. I pescatori non hanno bisogno di muoversi troppo per fare buona preda» continua lo speaker. Spunta il Trabucco di Monte Pucci: un pescatore osserva il fondale da un albero sporgente sulle reti a bilancia poste sulla scogliera. Appare Peschici, erta sulla Rupe. A 90 metri emerge il suo Castello, precipitante a picco sul mare. La voce narrante evoca ulteriori suggestioni: «I paesi della costa sono piantati in alto sopra la roccia, visti dal mare, hanno un’apparenza inaccessibile e pittoresca, come antichi castelli. Accanto ad ogni paese, fra le rocce, si aprono lidi dolcissimi. Dietro sono le pinete… Odori di mare e di resina si confondono nell’aria».

Nel 1958, il trabucco di Montepucci divenne lo scenario ideale per le riprese di alcune sequenze del film italo-francese “La Legge”, tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1957 da Roger Vailland e girato dal regista Jules Dassin. La vicenda è ambientata in un villaggio corso (nell’edizione francese e nel romanzo, in Puglia); qui molti maschi corteggiano Marietta, bella e provocante ragazza del luogo. Chi vincerà? La legge è quella che i forti e i furbi impongono ai deboli. Il film non è un capolavoro, ma fra gli attori vi sono mostri sacri del cinema e del teatro europeo come Gina Lollobrigida, Paolo Stoppa, Vittorio Caprioli, Melina Mercouri, Yves Montand, Lydia Alfonsi, Gianrico Tedeschi, Pierre Brasseur, Marcello Mastroianni.

I trabucchisti di Montepucci divennero i figuranti del film. Essi ricordano ancora quell’evento eccezionale, come si evince dalle interviste raccolte da Angela Campanile: «Agli attori, ed ai nostri pescatori piaceva il vino, e diversi decalitri venivano tracannati ogni sera alla cantina sita nel centro storico di Peschici. La bellezza mediterranea di Gina Lollobrigida aveva contagiato tutti». Grandi e piccoli, presi dalla curiosità, si recavano a piedi al trabucco di Montepucci, set del film, per assistere alle riprese cinematografiche.

Il Festival Monde ha scelto un’immagine de La Legge

A Montepucci è ambientato anche “Le soleil des Scorta”, pubblicato in Italia col titolo “Gli Scorta”, romanzo dello scrittore francese Laurent Gaudé, che ha vinto il Premio Goncourt 2004. Narratore e drammaturgo, Gaudé ha pubblicato numerose pièces di teatro e altri due romanzi: Cris e “La Mort du roi Tsongor” (Prix Goncourt des lycéens 2002, Prix des Libraires 2003). La saga degli “Scorta” ha origine nel 1875 in uno sperduto villaggio della Puglia, denominato Montepuccio, dove il calore del sole sembra spaccare la terra e ogni cosa è immobile nell’aria infuocata!

Nel romanzo, la stirpe degli Scorta ha origine dall’unione violenta tra Luciano Scorta e Immacolata che mette al mondo Rocco, bastardo, assassino e stupratore come suo padre, che terrorizza la regione prima di sposare una demente e avere tre figli. Angustiati dalla miseria e dalla follia, i tre cercheranno di fuggire negli Stati Uniti ma, scacciati da Ellis Island, torneranno al paese, dove apriranno una tabaccheria. “Mangiatori di sole”, in eterna lotta contro la maledizione della loro terra, una terra che non riescono ad abbandonare, tanto le sono simili. La critica francese è stata prodiga di elogi per il romanzo. «Con il suo senso della narrazione, Laurent Gaudé non ci fa rimpiangere Tomasi di Lampedusa… Grande arte (l’Humanité)». «Uno scrittore che ha un tono classico, un ritmo perfetto. Un vero talento, decisamente (Madame Figaro)».

Ma “La Gazzetta del Mezzogiorno” ha stroncato, senza remissione di peccato, il libro di Gaudè. Il critico letterario Michele Trecca nell’articolo ‘Pugliesi trogloditi nel romanzo francese sul “solito” Sud’ scrive: «E’ l’ennesima rappresentazione folkloristica del Meridione (sub specie garganica: la storia, infatti, è ambientata a Peschici chiamata nel romanzo Montepuccio. Una ridicola summa di luoghi comuni sparati a tutto volume (e cioè al massimo della retorica, senza alcun filtro ironico). C’è l’intero campionario della tradizione sudata. Lo svolgimento è davvero da principianti con grandi colpi di teatro buttati lì e poi dimenticati: più che altro, infatti, servono a Gaudé come spunto per le sue buffe massime antropologiche. E così, tra una risata e l’altra, in un Meridione a parte, escluso dai fatti del mondo, che non vive la storia ma la subisce, dopo gli asini di Luciano ti ritrovi di botto i clandestini albanesi del pronipote Donato e tra le righe del romanzo il rimpianto dell’angolino esotico che non c’è più, o forse sì… grazie al dono (avvelenato) di chi come Gaudé – per amore della moglie garganica – viene dalla Francia a restituirci tarantelle, odori e sapori del tempo che fu». Il vero interrogativo – conclude Trecca – è: «Ma in Francia che cavolo scrivono o leggono per dare tanto credito a roba del genere?»

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