La leggenda dei fantasmi di Palazzo Donn’Anna

by Eugenio D'Amico

All’inizio della salita di Posillipo Palazzo Donn’Anna s’immerge nell’acqua che entra liberamente dall’arco che segna l’antico accesso dal mare, poiché Cosimo Fanzago a cui fu commissionato, volle sviluppare due ingressi monumentali, uno appunto dal mare e l’altro, parallelo alla strada che inizia a salire verso il Capo di Posillipo.

L’opera, affascinante per la sua maestosa bellezza ingentilita dalle curve barocche che lo caratterizzano, non fu mai completata e perciò le facciate, per buona parte prive di intonaco, presentano a vista il tufo delle mura portanti, così che il palazzo sembra diroccato e cadente, e forse anche per questo, anche se oggi ospita belle abitazioni residenziali, è tuttora accompagnato dalla sinistra fama di covo di fantasmi.

Secondo i pescatori che stendevano le loro reti nel mare di Posillipo, le ombre che si cercavano e si rincorrevano lamentandosi sulle terrazze a strapiombo sul mare erano gli spiriti degli amanti della Regina Giovanna che dove ora sorge il palazzo aveva una villa nei cui trabocchetti li precipitava dopo gli incontri amorosi, per evitare che rivelassero i suoi vizi e la sua lussuria.

In realtà per i napoletani che fondono nella Regina Giovanna le figure storiche della sfortunata Giovanna I d’Angiò e della depravata Giovanna II d’Angiò-Durazzo, attribuendole le disgrazie e i vizi dell’una e dell’altra, non vi è luogo di Napoli e dintorni, da Sorrento a Procida in cui la dissoluta regina non si sia accoppiata ammazzando poi il suo amante, ma almeno questa volta però le angioine sono innocenti ed i fantasmi del Palazzo raccontano tutt’altra storia.

Palazzo Donn’Anna, prende il nome da Donn’Anna Carafa della Stadera, principessa di Staglieno e duchessa di Sabbioneta che a seguito della morte del padre e dei fratelli divenne erede di un patrimonio enorme, tanto da essere considerata all’epoca “la prima dote di Europa”. Bellissima, ambiziosa e spregiudicata, Donn’Anna mirava molto in alto e poco più che trentenne accettò di sposare  don Ramiro Núñez de Guzmán, duca di Medina de las Torres avendo avuto assicurazione che sarebbe stato nominato Vicerè di Napoli, cosa che avvenne circa un anno dopo il suo matrimonio. Divenuta la donna più potente del Vicereame, Donn’Anna affidò a Bartolomeo Picchiatti e a Cosimo Fanzago che furono i principali esponenti del cosiddetto barocco napoletano, la costruzione di un Palazzo a Posillipo, sui luoghi in cui possedeva una villa ereditata dal padre. Siamo agli inizi degli anni quaranta del XVII° secolo, solo qualche anno prima della rivolta di Masaniello, e il palazzo di Donn’Anna già prima  ancora di essere completato diventò una vera e propria reggia frequentata da tutta la nobiltà spagnola e napoletana che accorreva alle frequenti e splendide feste che vi si tenevano ed agli spettacoli che venivano allestiti nel teatro che si affacciava sul mare di fronte allo splendido golfo di Napoli.

A palazzo viveva anche la bellissima Donna Mercedes de las Torres, giovane nipote del Vicerè che in una delle tante feste conobbe e s’innamorò del principe Gaetano di Casapesenna con il quale intrecciò una segreta relazione. Donn’Anna che era stata amante di don Gaetano intuì tuttavia qualcosa e, presa dalla gelosia cominciò ad odiare donna Mercedes di cui invidiava la gioventù e la fresca bellezza.

Le cose precipitarono a seguito di uno spettacolo allestito nel teatro del palazzo in cui i protagonisti, secondo la moda francese, erano tutti nobili. Donna Mercedes e don Gaetano recitarono con accenti così appassionati e sinceri i ruoli di padrone e di schiava innamorata loro assegnati che Donn’Anna non ebbe più dubbi sulla tresca che si consumava sotto i suoi occhi. Folle di invidia e di gelosia il giorno dopo affrontò la nipote intimandole inutilmente di interrompere la relazione. Le liti tra Donn’Anna e la nipote continuarono per più giorni fino a quando improvvisamente Donna Mercedes scomparve. Si parlò di una improvvisa crisi mistica che aveva spinto la bella Mercedes a chiudersi in convento, e tutti finsero di credere a questa giustificazione, pur sapendo che molto probabilmente donna Mercedes era stata colpita dalla vendetta di Donn’Anna.

Donn’Anna però non riuscì a riconquistare l’antico amante. Don Gaetano dopo avere a lungo e inutilmente cercato la sua Mercedes, lasciò Napoli. Frattanto il duca di Medina fu richiamato in Spagna per rispondere di appropriazioni ed abusi a danno di alcune famiglie napoletane e l’arrivo  e la presenza di un nuovo Vicerè ridimensionò la potenza di Donn’Anna, svuotando in breve le sale del palazzo dalla folla di aristocratici che le avevano popolate. Donn’Anna rimasta sola abbandonò allora il palazzo e si ritirò nella natia Portici dove morì di tifo, rosa dai rimorsi e dalla solitudine, a soli 37 anni.

Ma i pescatori di Posillipo ancor oggi affermano che soprattutto nelle notti di luna piena il fantasma di Donn’Anna si materializza sulle terrazze a mare dell’antico palazzo e con raccapriccianti lamenti si precipita a separare Mercedes e Gaetano che si cercano e si trovano nelle ombre dell’antico palazzo.

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