La luce del Bambinello… una storia natalizia

by Carmine de Leo

Di racconti di Natale ve ne sono molti, leggende e storie vere si fondono nella fantasia delle novelle più o meno emozionanti, tristi o allegre, a seconda dell’ispirazione del luogo.

Protagonista delle storie di Natale, però, è molte volte l’emozione, una emozione accompagnata anche dalla nostalgia per tradizioni, luoghi e personaggi oggi ormai scomparsi

Nel cuore dei vecchi centri urbani non è difficile ritrovare atmosfere del tempo che fu e la ricorrenza del Natale facilita la nostra immaginazione.

In Puglia, nella città di Foggia, in una delle aeree più suggestive del suo centro storico, si ergono due antichi edifici collegati tra loro da un antico passaggio settecentesco.

Infatti, a seguito del terremoto che distrusse quasi completamente la città di Foggia nel 1732, le suore del monastero dell’Annunziata, acquistarono il palazzo diruto dell’antica sede della Regia Dogana della Pecore e le restaurarono unendo anche i due corpi di fabbrica del loro monastero e della Dogana con un arco.

Dopo la soppressione del monastero, da molti anni ormai entrambi gli edifici ospitano un istituto scolastico e l’antico passaggio, chiamato Arco dell’Annunziata, si può ancora ammirare in Via Mastrolillo; le due costruzioni  mostrano ancora oggi un aspetto decoroso con gli ingressi principali in piazza Federico II di Svevia per l’ex Doganae in piazza Francesco de Sanctis per l’ex convento dell’Annunziata.

Scomparse le monache e la Regia Dogana con il suo via vai di pastori transumanti, la suggestione dell’antico arco è accompagnata da una leggenda popolare che ha come protagonista il Bambinello del presepe natalizio.

Le monache attenuavano la noia della clausura, come in altri monasteri della città, realizzando pasta fresca e dolci che poi donavano o vendevano ai loro benefattori; la produzione, naturalmente, veniva incrementata nel periodo natalizio e tra i vari dolci prodotti dalle operose mani  delle suorine vi erano anche i Bambinelli di pasta dolce da riporre nei presepi.

Questi piccoli Bambin Gesù erano molto richiesti ed anche Marietta, un’anziana vedova che abitava proprio sotto l’arco dell’Annunziata, nonostante la sua povertà, acquistava ogni anno un piccolo bambinello dolce per il suo piccolo presepe, per mangiarlo poi con gusto dopo il periodo natalizio.

Un tempo Marietta realizzava il suo presepe per i figli, ma col tempo, emigrati questi ultimi in altre città, era rimasta sola; lontani i suoi affetti, la povera vedova aveva preso l’abitudine di parlare col Bambinello e pareva quasi che il piccolo Gesù l’assecondasse con un luminoso sorriso, che dava luce al minuscolo vano terraneo ove abitava, illuminando, peraltro, anche il passaggio sotto l’arco delle suore.

Ormai avanti con gli anni, Mariettà non mangiò più il bambinello, lasciandolo al suo posto insieme al presepe, affinché le figurine gli facessero ancora compagnia, quasi fossero persone vere, con cui nella sua solitudine aveva preso a colloquiare!

Un bel giorno anche Marietta raggiunse il cielo, chiusa la sua casa, dispersi col tempo i pastori, i re Magi e la Sacra Famiglia col Bambinello, restò la misteriosa luce, che risplende a volte ancora sotto l’antico arco dell’Annunziata, vuoi per un gioco di riflessi dei raggi del sole, che cercano di penetrare nel cuore di quest’angolo del centro storico, vuoi per la notevole suggestione del luogo tra vecchia mura conventuali e l’acciottolato della via.

E così la luce del Bambinello, per la gioia di quei rari passanti che raggiungono l’antico arco delle monache ci ricorda ancora Marietta ed il suo presepe!

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