La marchesa De Carolis, eroina della rivoluzione napoletana del 1799

by Carmine de Leo

Un autore locale, Carlo Villani, scrive che nella piazzetta titolata: De Carolis, piccolo slargo che si apre lungo l’antico tracciato delle scomparse mura di Foggiac, era stato posto nel periodo in cui fu re di Napoli Gioacchino Murat, un busto di marmo che rappresentava la marchesa Francesca De Carolis, eroina della sfortunata Repubblica Partenopea che fu protagonista per pochi mesi dell’anno 1799.

Il monumento, però, come riferisce lo stesso Villani, nel 1815, al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli, fu rimosso e distrutto.

Questa notizia è messa però in dubbio da una evidenza molto più concreta, nella piazzetta in questione si affaccia il prospetto di un antico palazzo del centro storico di Foggia; esso è la magione dell’antica famiglia gentilizia dei de Carolis.

Ancora oggi, del resto, la piazzetta in questione si chiama, in ricordo del’omonimo casato: De Carolis ed il palazzo di questa famiglia fa da cortina al vecchio slargo.

Non vi sono comunque dubbi sull’importanza del personaggio storico rappresentato dalla marchesa Francesca De Carolis, nostra conterranea, nata da una famiglia di facoltosi commercianti di grano il 5 dicembre del 1754 in San Marco in Lamis.

In questo comune del promontorio garganico, nella strada dedicata alla marchesa De Carolis in occasione del bicentenario della sua nascita, fu posta anche una lapide commemorativa.

Francesca, donna peraltro molto bella, sposerà nel 1772 un gentiluomo della Basilicata, originario della cittadina di Tito, tal Scipione Cafarelli.

Questi esercitava la professione di consulente legale presso la corte borbonica di Napoli.

A causa del carattere irrequieto e delle idee liberali della sua consorte, però, cadde presto in disgrazia e restò senza lavoro.

La marchesa Francesca dovette quindi riparare dapprima in Inghilterra e poi in Francia, a Versailles, presso la sontuosa corte di re Luigi XVI, destinato poi ad essere ghigliottinato nel 1793 nel corso della rivoluzione francese.

Nella corte francese, infatti, proprio un suo zio, tal don Jacobo Andreace, era tra i consiglieri favoriti del re e viveva presso la corte di Versailles.

In Francia la De Carolis, donna molto colta, ebbe modo di conoscere da vicino il malcostume che regnava presso le corti d’Europa.

Molto sensibile alle idee liberali che si facevano strada verso la fine del XVIII secolo in Francia, la marchesa decise di trascrivere le sue negative impressioni sulla corte di Versailles in un’opera satirica intitolata: Le parrucche della corte, in cui con molta ironia tratteggiò personaggi ed intrighi dell’ambiente aristocratico francese al seguito del re Luigi XVI.

Il testo fu stampato con lo pseudonimo di Lux, non fu comunque difficile agli informatori del re scoprire chi veramente si celava dietro questo nome.

La De Carolis dovette perciò fuggire dalla Francia per non essere incriminata ed arrestata per lesa maestà.

Tornò quindi in Italia, a Napoli, da alcuni suoi lontani parenti; in questo periodo si era probabilmente anche già separata dal marito.

Nella città partenopea non pose freno alla sua vena rivoluzionaria e frequentò i circoli liberali, ove strinse amicizia anche con il medico e poeta Domenico Cirillo e con la scrittrice Eleonora Pimentel de Fonseca, patrioti che salirono in seguito sul patibolo dopo la caduta della Repubblica Partenopea nell’estate del 1799.

A Napoli, la marchesa De Carolis scrisse e dette alle stampe altri due libri: I nottambuli ed I delitti della corte di Napoli.

Entrambe queste due opere, come la precedente sulla corte di Francia, erano cariche d’invettive e satire contro il diffuso malcostume e la corruzione di nobili e cortigiani e dello stesso re di Napoli.

La pubblicazione di questi scritti provocò altri guai alla marchesa che infine, aiutata da alcuni vecchi amici, dovette fuggire precipitosamente da Napoli per sottrarsi all’arresto.
Gli eventi, intanto, incalzavano, si era ai primi mesi del 1799, la Repubblica Partenopea stava per nascere e la rivoluzione era alle porte.

Rifugiatasi nelle vicinanze di Foggia, presso la masseria Bruno, la marchesa incontrò altri cospiratori, fra cui tali: Festa, De Angelis, Ciancarella ed Antini.

Con l’appoggio di questi rivoluzionari e di altri,organizzò in poco tempo  una banda armata che, come scrive il già citato Villani, entrò poi nella nostra città, ormai libera dalla soldataglia borbonica fuggita precipitosamente nel febbraio del 1799.

Pochi mesi dopo, nel giugno del 1799, la Repubblica Partenopea che era stata costituita il 23 gennaio dello stesso anno, fu travolta dalla reazione borbonica, che si abbatté contro tutti i patrioti e la stessa De Carolis, arrestata come tanti altri rivoluzionari, fu poi giustiziata a Tito, paese di origine del marito, a soli 45 anni di età il 27 maggio del 1799.

Resta oggi il suo ricordo fra le pagine della nostra storia, quello di una donna, Francesca De Carolis, che si sacrificò per gli ideali di giustizia e libertà e pagò con la sua vita questa coraggiosa scelta per i tempi in cui visse!

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