Le orecchiette galeotte, tra amori e sapori del Sud e del Nord

by Carmine de Leo

Fino alla prima metà del Novecento, le domestiche erano in gran parte belle ragazze provenienti dal Veneto, o dal Friuli,  regioni allora molto povere, interessate a grandi flussi migratori, tanto che gli altri Settentrionali additavano soprattutto i Veneti come i Terroni del Nord!

Non era raro trovare a servizio, presso famiglie benestanti foggiane o negli alberghi, delle belle e procaci ragazze bionde con gli occhi chiari e luminosi.

Queste belle tose, come sono chiamate in Veneto, naturalmente, molto spesso facevano girar la testa ai  focosi maschi del Meridione!

Tanti gli episodi che ci narrano di tresche amorose tra prestanti pugliesi e rosee e belle tose venete. Di uno ne siamo venuti a conoscenza per diretta memoria di famiglia, quello di don Michele V…. e la bella tosa Marianna.

Don Michele, bell’uomo, alto, capelli ed occhi scuri e magnetici, baffetti maliziosi alla Clark Gable e raffinata eleganza da buon tombeur de femme, lavorava presso il Tribunale di Foggia.

Gli uffici giudiziari della città di Foggia in quel tempo erano ubicati  presso un edificio costruito verso la fine dell’800 per ospitare delle scuole, poi trasformato in ospedale militare durante la prima guerra mondiale, in seguito sede del liceo e dal 1923 Palazzo di Giustizia; oggi sede universitaria, proprio nei pressi della Villa comunale.

Nelle strade vicine al Tribunale non era difficile trovare piccoli alberghi, che ospitavano avvocati, clienti e testimoni in trasferta.

In quei tempi non circolavano molte automobili e le comunicazioni ferroviarie e delle corriere non avevano la frequenza odierna; pertanto, in occasione di udienze che si protraevano per più giorni, era necessario prendere alloggio a Foggia.

Presso l’albergo R……., lavorava la bella tosa Marianna, procace contadinotta dagli occhi color del mare e dai capelli rossi, venuta dal Veneto in cerca di lavoro e fortuna nella nostra città.

Don Michele aveva una famiglia numerosa e la moglie S……, una bella brunetta dai grandi occhi neri, che ti fulminavano con lo sguardo.

La famiglia di don Michele era numerosa, nove figli di cui cinque donne e quattro maschi e per arrotondare il bilancio familiare, la moglie realizzava in casa vari tipi di pasta fresca, soprattutto troccoli ed orecchiette, testimoni della nostra più genuina gastronomia.

Questa pasta, una volta fatta asciugare, veniva poi venduta soprattutto agli alberghi che esistevano in quel tempo nelle strade vicine al Tribunale.

Lo stesso don Michele, procedeva a volte al trasporto della pasta fresca presso gli alberghi ed in una di queste occasioni conobbe la bella Marianna, che fu fulminata dal fascino mediterraneo del nostro don Michele.

Michele, peraltro, da buon meridionale focoso non poteva restare insensibile alla giovane cameriera veneta, vuoi per i colori della bella tosa, vuoi per il fisico procace!

Ed infine, da un incontro all’altro, da uno sguardo oggi e poi domani, la tentazione della buona gastronomia, della pasta fatta in casa, fu infine galeotta per una tresca amorosa tra don Michele e la bella Marianna, una tresca che unì il Sud al Nord tra sapori ed amori.

Le orecchiette erano consegnate anche da una figlia di don Michele, Eva, oggi quasi centenaria e madre di chi scrive, allora  bimbetta molto vispa, che una volta per caso scoprì il papà che baciava la Marianna.

La bimbetta, pur intuendo cosa succedeva, preferì maliziosamente tenere la bocca chiusa; si sa, le figlie femmine vogliono un gran bene ai propri papà!

Dopo pochi mesi, però, giunse all’orecchio di donna S…… che la Marianna si vantava in giro di aspettare un figlio dal focoso don Michele.

Diceria che andava subito stroncata e senza dir nulla al marito, S…….., colpita nel suo orgoglio, in compagnia della piccola Eva, decise di affrontare la bella tosa con un cesto di orecchiette speciali.

Giunta all’albergo, si recò nelle cucine e trovata Marianna le porse il canestro con le orecchiette; ma prima, scansata un po’ di pasta fresca, estrasse un coltellaccio che qui aveva nascosto.

Impugnato il pericoloso ed affilato arnese, con fare minaccioso invitò la tosa a guardarsi bene dal vantarsi di aspettare un figlio dal suo Michele, altrimenti le avrebbe tagliato la lingua!

Per dimostrarle che non stava affatto scherzando, con un taglio netto troncò una treccia dei biondi capelli di Marianna.

Pallida per la paura e terrorizzata dalla figura decisa di donna S…, la tosa esclamò urlando: mi non so nulla… mi non ghe’ detto nulla! io non so nulla, io non ho detto nulla! e subito scappò via dall’albergo per timore di altre aggressioni.

Per un paio di giorni non si ebbero più notizie di Marianna, si seppe in seguito che alcuni giorni dopo l’incontro con donna S…, piena di spavento, era salita sul primo treno in partenza per il Settentrione per raggiungere il suo natio Veneto!

Molte belle tose, comunque, venute in Puglia, restarono per anni presso le famiglie che le avevano preso a servizio, come cameriere, cuoche, bambinaie e governanti e parecchie di loro si unirono anche  in matrimonio con i bei giovanotti del Sud contribuendo ad unificare ancora di più la nostra bella penisola italiana.

Del resto, la storia c’insegna che per molti secoli furono molto intensi i rapporti tra le città della Puglia con il Veneto e, in particolar modo, con la Serenissima Repubblica di Venezia, soprattutto nelle città costiere della regione.

Anche a Foggia, per curare gli interessi dei vari commercianti veneti presso la Regia Dogana delle Pecore e gli acquisti di grosse partite di grano del Tavoliere, aveva sede una regolare rappresentanza diplomatica della Repubblica di Venezia.

La sede era ubicata proprio nelle vicinanza del Palazzo Dogana, presso il palazzo del console veneto, il marchese Filiasi, famiglia veneta trasferitasi a Foggia nel Settecento e proprietaria in piazza XX Settembre di una sontuosa residenza, oggi sede degli uffici amministrativi dell’Archivio di Stato di Foggia. 

Don Michele e la moglie

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