Mo vene Natale… nel centro storico in cerca di emozioni con la piccola Cloe

by Carmine de Leo

Una vecchia canzone dialettale sul Natale veniva pubblicata oltre cent’anni fa su un periodico locale satirico, stampato un tempo a Foggia, il “Don Chisciottino”.

Il ritornello di questa simpatica canzoncina,chiamata Mo vene Natale,  apparve nel numero di questo giornale che fu distribuito proprio alla vigilia di Natale, il 24 dicembre del 1905, pubblicato in prima pagina, nella seconda colonna.

Autore del testo della vecchia canzone dialettale fu il poeta Luigi Rispoli, la strofa pubblicata, destinata a sopravvivere nella memoria della tradizione locale fino ai nostri giorni,  è questa:

Mo vene Natale

Non tengo denare

Vacante è la trippa

e tra lla… lla… lla!

Me funo na pipa

e me vaco a cuccà

Poche parole che ancora oggi vengono pronunciate per indicare situazioni di povertà e noi ci siamo chiesti, stimolati da questo vecchio ritornello in musica, cosa resta del vecchio Natale? di quello di una volta nel nostro centro storico? fra le sue stradine dove un tempo l’atmosfera natalizia si percepiva sicuramente con più emozioni, anche grazie alla presenza di veri pastori, non quelli dei nostri presepi, ma uomini veri che passavano l’inverno con le loro greggi nei pascoli della Capitanata.

Abbiamo quindi intrapreso un piccolo viaggio seguendo i primi versi di questa vecchia canzoncina… Mo vene Natale… fra pensieri e ricordi fra le strette vie, sotto un suggestivo arco e fra questo o quel vetusto palazzo gentilizio e vecchie chiese testimoni di fede insieme a varie piccole Madonne e Santi che ci sorridono e ci fanno compagnia nelle loro edicole devozionali sparse qua e là nel borgo antico della città.

Un viaggio degli occhi, ma anche della mente e della fantasia, accompagnati dai ricordi insieme alla piccola Cloe.

Pian piano ecco memorie d’infanzia che, come d’incanto, magicamente si materializzano davanti agli occhi, erano nascoste in qualche angolo della mente, indelebili figure e ricordi del tempo che fu, che il Natale risveglia dall’oblio.

Sopite emozioni e sorrisi che rivivono negli occhi della piccola Cloe.

Eccoci, con la sua piccola manina stretta nella mia, passeggiare a caccia di genuine sensazioni natalizie in visita a questo o quel presepe, fra luminare e vecchie e più nuove melodie.

La piccola Cloe mi guarda speranzosa in attesa che io le sveli il Natale.

E’ preso fatto, imbocchiamo l’antica via ”Maestra delli Mercanti”, oggi via Arpi, passiamo sotto gli archi di Porta Arpana e già nell’aria si avverte il Natale che fu, che oggi sopravvive nelle luminarie che accompagnano un gigantesco albero che fa bella mostra di se nell’atrio nel Museo Civico, antica sede municipale ove un tempo il Natale veniva esternato con doni alimentari ai poveri della città.

Le sensazioni proseguono nella visione di tanti caratteristici presepi che fanno mostra di se in varie vetrine; singolare uno di piccole dimensioni nella vetrina di un negozio di antiquariato, con il Bambinello Gesù adagiato su una minuscola conchiglia, ove l’assenza della culla dispersa nel tempo e la fattura delle figurine che lo animano ci narra la sua vetustà.

Un passo qua ed uno là e lentamente, attraverso una stradina laterale, lasciamo l’antica via Arpi per incamminarci verso la Cattedrale per visitare il presepe di questa chiesa.

Ma ecco che in un vecchio vicolo ciottolato, un gustosa sensazione ci conquista, un odore di dolci che si diffonde nella stradina portato da qualche leggera folata di vento, esso ci annuncia il profumo delle cartellate, delle mandole atterrate, degli struffoli, dei taralli col vincotto e dei baci di dama, tutti dolci protagonisti del nostro Natale, prelibatezze di questi giorni di festa, dal ricco al povero, il profumo è sempre lo stesso e ci narra come le “cose buone” resistono al tempo!

Un languore ci assale e, come dire di no alla vocina della piccola Cloe, che implora un dolcetto con il suo nasino rosso dal freddo schiacciato sulla vetrina di una pasticceria!

Ritorno bambino e la storia riparte, rivedo le mie nonne realizzare in casa le cartellate, che loro chiamavano i “riccioli di Gesù”, come quelli dei biondi capelli della piccola Cloe ed una piccola lacrima di nostalgia mi scende lenta sul viso.

La raccolgo in una mano ed ecco che, come in una sfera magica di cristallo, mi rivedo bambino come la piccola Cloe, mano nella mano con mio nonno a passeggio per il centro storico!

Ma la piccola lacrima si scioglie presto, mentre nella mia bocca una squisita cartellata assorbe l’acquolina figlia del loro profumo e mi riporta presto all’oggi.

Tutto si scioglie anche nella piccola boccuccia di Cloe che mi sorride felice mentre gusta questo dolcetto, testimone di un’antica e gustosa tradizione mai scomparsa  nel tempo, che rinasce puntale nei giorni di Natale.

Le nostre cartellate sono ormai consumate e dopo aver ripulito il musetto di Cloe dal vincotto rimasto sulle sue piccole labbra, eccoci infine nella piazza della Cattedrale.

Qui altre suggestioni natalizie ci aspettano, ecco diffuse nell’aria dolci melodie, peccato non siano più quelle della mia infanzia, quelle suonate dal vivo da veri zampognari scesi dall’Abruzzo, ma solo canzoncine vecchie e nuove diffuse da grandi altoparlanti.

Chissà dove sono finite le zampogne ed i pifferi di un tempo, originali testimoni di un più genuino Natale legato alla transumanza dei pastori abruzzesi.

Ma per la piccola Cloe queste melodie vanno bene lo stesso ed a tratto libera la sua manina e improvvisa una piccola danza, che accompagna con poche paroline…Gingle bells… Gingle bells… memorie del suo recente saggio d’asilo!

Terminata la piccola danza, silenziosi entriamo nella nostra Cattedrale e qui gli occhi di Cloe s’illuminano di gioia di fronte alla fantasmagoria di luci e colori.

Nella grande chiesa, fra statue che quasi si animano e sorridono alla piccola Cloe, ecco vecchine oranti sparse qua e là sui vecchi banchi di legno, con le loro facce rugose chine a pregare questa Madonna o quel Santo, che accennano saluti alla piccola Cloe.

La mia nipotina, con i suoi riccioli dorati come gli angeli degli altari gli fa tenerezza mentre cerca il presepe della Cattedrale e finalmente col suo minuscolo indice mi fa segno di averlo individuato in una cappella a sinistra dell’altare maggiore.

Il presepe della chiesa Madre, del resto, era ben visibile, composto com’è da gigantesche figure ridotte all’essenziale: Gesù, San Giuseppe, la Madonna e il bue e l’asinello!

Mi chiedo in silenzio, mentre sorrido a Cloe, dove sono finite tutte quelle piccole figure di pastorelli erranti, con le loro minuscole pecore, dove sono i re Magi, le piccole locande animate dagli avventori, le coppie di zampognari, l’acquaiolo con le sue piccole botti, le minuscole galline e gli asinelli, i boscaioli, gli angioletti oranti, le massaie, le giovanette al telaio, le vecchine col fuso e tantissime altre piccole figure che animavano i presepi di un tempo.

Cloe si ferma meravigliata davanti a questo presepe gigante, ma ben presto si accorge che mancano i re Magi che devono portare i loro regali a Gesù e sottovoce, un po’ intimorita dal silenzio della chiesa, mi chiede dove sono; forse anche un poco preoccupata per l’arrivo suoi regali!

Se manca chi porta i regali al Bambinello, chissà che anche Babbo Natale non li porti più anche a lei?

La piccola Cloe m’incalza ancora…nonno dove sono gli zampognari?

Non so cosa risponderle e fuggo dalla verità dicendole che li andremo a cercare per strada!
Le bugie hanno le gambe corte, gira di qua e gira di là, ecco viuzze e piccole piazze cariche di suggestione, ma nessun zampognaro le anima come un tempo con le sue dolci melodie e Cloe insiste…nonno dove sono gli zampognari?

Resto imbarazzato in silenzio ed infine la stessa piccola Cloe mi libera dall’inganno… nonno gli zampognari sono andati a mangiare, anche io ho fame, torniamo a casa!
Ci avviamo così sulla strada del ritorno e penso di nuovo alla vecchia canzoncina dialettale: Mo vene Natale.. Non tengo denare..Vacante è la trippa, ma  meno male che, nonostante tutto, noi possiamo riempire la nostra trippa!

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