Quegli italiani in Russia con Napoleone

by Carmine de Leo

Parteciparono alla sfortuna campagna di Russia con Napoleone alcuni pugliesi, come il generale Ottavio Tupputi di Bisceglie, il tenente Ferdinando Villani di Foggia, il capitano Giuseppe Mallardi di Polignao a Mare, il sottufficiale Matteo Petroni di Vieste  ed altri. 

Alla grande armata francese di Napoleone Bonaparte, nella sfortunata campagna militare della spedizione in Russia del 1812 – 1813 erano aggregati anche numerosi contingenti provenienti da diversi corpi degli eserciti di varie altre nazioni europee, come Prussiani, Polacchi ed anche vari reggimenti provenienti dalla penisola italiana.

Tra questi ultimi contingenti, diverse erano le rappresentanze degli stati preunitari italiani, tra essi vi era anche un corposo contingente militare proveniente dal Regno di Napoli, che costituiva allora il più vasto e popoloso stato della penisola italiana.

Si trattava, infatti, di una intera divisione formata da oltre 10.000 soldati di fanteria e circa 2000 cavalieri, divisi in 8 battaglioni di linea, due compagnie di marinai, una compagnia di artiglieri a cavallo, due squadroni di veliti a cavallo e due a piedi, soldati armati alla leggera e tre squadroni di Guardie d’Onore.

L’allora sovrano del Regno di Napoli, il generale francese Gioacchino Murat, cognato dello stesso imperatore Napoleone Bonaparte, venne posto a capo della cavalleria dell’intera armata, costituita da circa 50.000 uomini.

Fra i militari del contingente inviato dal Regno di Napoli alcuni provenivano anche dalla Puglia e dalla provincia di Capitanata e pochi, purtroppo, fra questi militari, riuscirono in seguito a tornare nella nostra regione dopo la clamorosa disfatta della grande armata napoleonica.

I militari italiani al seguito di Napoleone, furono in gran parte decimati, oltre che dal fuoco nemico degli eserciti russi, soprattutto dal rigido inverno; le unità che riuscirono a rimpatriare furono davvero molto esigue.

Sulle drammatiche vicende di questi militari provenienti dalle file dell’esercito del Regno di Napoli, è a noi pervenuta una preziosissima testimonianza manoscritta, una fonte storica unica, costituita dal diario che fu stilato quasi quotidianamente e per circa sette anni dal 1807 al 1815, durante la sua terribile esperienza della campagna militare in Russia, da un militare pugliese, un ufficiale per la precisione, il capitano dei lancieri Giuseppe Mallardi originario della cittadina di Polignano, di cui divenne poi anche sindaco per vari anni nella prima metà dell’Ottocento.

Questo reduce delle campagne napoleoniche, arruolatosi giovanissimo nell’esercito del Murat, fece parte nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1812 del contingente di cavalleria napoletana delle Guardie d’Onore che furono impegnate nella scorta all’imperatore Napoleone Bonaparte per raggiungere la città di Vilnius, attuale capitale della Lituania, episodio nella cui occasione il suo reparto fu letteralmente decimato dagli attacchi dei cosacchi e dai decessi per  congelamento.

Il capitano Giuseppe Mallardi cita nel suo prezioso diario, ricco di centinaia di pagine molto emozionanti, anche altri Pugliesi, in particolare, provenienti dalla provincia di Foggia, che parteciparono alla disastrosa campagna di Russia, come un sottufficiale del valoroso reggimento napoletano delle Guardie d’Onore originario Vieste, tal Matteo Petroni.

Un altro pugliese che seguì il re di Napoli Gioacchino Murat e la grande armata napoleonica nella disastrosa campagna di Russia, fu il marchese Ottavio Tupputi, nato a Bisceglie da una famiglia originaria di Andria, patriota e liberale destinato a chiudere la sua carriera militare col grado di generale.

Il marchese Tupputi si era arruolato giovanissimo nell’esercito napoleonico, a soli quindici anni, dopo la caduta nel 1799 della Repubblica Partenopea aveva seguito in esilio a Marsiglia il padre, che aveva partecipato ai moti rivoluzionari di quell’anno.

Nell’esercito francese, ben presto, Ottavio Tupputi, per le doti ed il valore sui campi di battaglia, fu protagonista di una rapidissima carriera militare, promosso dapprima luogotenente sul campo nella battaglia di Jena e poi, durante la campagna militare di Napoleone in Spagna, a soli 18 anni, capitano, fu insignito nel corso della campagna di Russia, soprattutto per i suoi meriti nelle battaglie di Smolensk, Wilna e Moscowa, della Croce della Legion d’Onore e nominato Cavaliere dell’impero.

Ottavio Tupputi

Partecipò alla campagna napoleonica in Russia come ufficiale ed aiutante di campo del generale Eduardo A. C. J. Mortier, comandante del corpo d’elite chiamato la Giovane Guardia Imperale.

Dopo la ritirata della grande armata napoleonica, tornato a Napoli, fu condannato a morte dal governo borbonico, pena poi commutata con l’ergastolo, grazie all’intervento presso la principessa di Floridia, amante e moglie morganatica del re, della sua fidanzata di quel tempo, poi morta di dolore, la marchesina Misuraca.

Il Tupputi, recluso nelle terribili carceri dell’isola di Favignana, solo nel 1831, grazie ad un’amnistia, riuscì a tornare in Puglia, nella sua natale Bisceglia.

Nel 1848, durante la breve parentesi liberale,  fu eletto deputato al parlamento del Regno di Napoli sciolto il governo liberare, fu costretto nuovamente a fuggire e poté tornare in Italia solo con il 1860, quando Garibaldi lo nominò generale comandante della Guardia Nazionale; il re d’Italia Vittorio Emanuele lo nominò poi senatore del Regno e Luogotenente generale ed Aiutante di campo.

Di altri pugliesi che parteciparono alla campagna napoleonica in Russia abbiamo notizie da altre fonti, come una serie di lettere di Ferdinando Villani, nato a Foggia nel 1785, già dragone a cavallo della legione di Capitanata e poi organizzatore del corpo delle Guardie d’Onore in occasione della visita del re di Napoli, allora Giuseppe Napoleone, fratello del Bonaparte, avvenuta  nel 1807 con grande sfarzo nella città di Foggia, nell’occasione le Guardie d’Onore scortarono il re dal palazzo della famiglia Ricciardi, situato in via Arpi, fino alla Cattedrale.

Ferdinando Villani, zio dell’omonimo scrittore e magistrato ottocentesco foggiano, apparteneva  ad una delle casate più in vista di Foggia, città in cui si conserva ancora il palazzo di famiglia con il suo poderoso ingresso nell’attuale via Manzoni.

Egli parteciperà alla campagna napoleonica in Russia con il grado di tenente delle Guardie Reali e perderà la vita nella Prussia occidentale, a Mesenburgh, il 4 gennaio del 1813.

Come annota lo stesso omonimo zio del Villani nel suo volume La Nuova Arpi, in riferimento alla campagna di Russia con Napoleone Bonaparte ed ai contingenti che partirono dalla Capitanata: S’istituì del pari una milizia di guardie d’onore. Essa formava un reggimento di cavalleria di quattro squadroni denominato – Reggimento delle Guardie d’Onore.

Un terzo di esso, a vicenda, era sempre in congedo per tre mesi, dovendosi però riunire tutto il corpo, senza eccezione, in ogni anno ne’ mesi di Ottobre, di Novembre e di Dicembre. Anche un distaccamento di esso partì per Napoli nel giorno 16 di marzo (1809) sotto la guida del tenente signor Ferdinando Villani, il quale fu poscia promosso a comandante, ed allora venne nominato tenente in suo luogo il signor Vincenzo Corigliano, marchese di Rignano.

Del tenente Ferdinando Villani si conservano presso l’archivio privato del signor A.V. una serie di lettere che egli scrisse dalla Russia per i suoi famigliari di Foggia, indirizzate in  particolare al fratello Carlo; in queste missive viene citato anche il sottotenente Gaetano Sabatini o Sabatino, compaesano del Villani; nel catasto settecentesco di Foggia sono presenti infatti due nuclei familiari con questo cognome.

Sempre da questa preziosa fonte costituita dalla corrispondenza tra Ferdinando Villani e la sua famiglia, apprendiamo della presenza fra le truppe italiane che seguirono il Murat e Napoleone nella campagna di Russia il solo nome di un altro militare pugliese, tal Raffaele,  anch’egli suo compaesano non meglio identificato.

Anche con lui il Villani era in buona confidenza, tanto che in una delle sue missive scrive: Raffaele sta benissimo e datene parte a’ suoi. L’istesso vi dico di Gaetanuccio e lo direte a sua madre; questa notevole familiarità conferma che i due compagni d’arme del Villani provenivano anch’essi dalla città di Foggia, con essi, stando a quanto scritto nella citata corrispondenza, il Villani si intratteneva spesso anche a pranzo e nello e durane le licenze.

Nell’agosto del 1812 il Villani viene nominato Ufficiale Pagatore del suo reggimento e scrive un una sua lettera da Danzica al fratello: fui nominato Ufficiale Pagatore del Reggimento e da allora, all’infuori de’ travagli di tavolino, fo una vita più agiata, mentre marcio in vettura invece di andare a cavallo e non fo più nessun servizio nella Compagnia.

In altra missiva dell’ottobre del 1812, indirizzata Sempre a suo fratello Carlo, con toni forse un po’ più nostalgici, scrive: Noi andiamo in Russia ed in conseguenza non ho più speranza di ricevere vostre lettere, giacché ci allontaniamo di molto. Intanto amatemi di cuore. Bacio mille volte le mani alla cara mammà ed alle care zie, abbraccio teneramente Andrea, Grazia Maria, Onofrio e Teresina e di cuore ti do mille abbracci.

Presentimenti, chissà, fatto sta che verso la fine di ottobre dello stesso anno,  in una lettera alla madre scrive: Raccomandatemi a Maria Santissima e cercandovi la Santa Benedizione vi bacio con ogni rispetto le mani.

Il contingente del Villani è ormai partito da Danzica e si avvicina sempre più alla grande armata napoleonica; raggiunta Vilnius, l’attuale capitale della Lituania, è da qui che il 20 novembre del 1812 il tenente Ferdinando Villani scrive l’ultima lettera a noi pervenuta ai suoi famigliari con toni divenuti sempre più tragici: E’ incredibile il freddo di questi luoghi e siamo ancora al mese di novembre; intanto speriamo che il Cielo ci voglia conservare la salute. Addio: conservatevi, giacché il sonno m’invita andare a dormire.

Frasi sempre più drammatiche, un Addio nel grande sonno del gelo del rigido inverno russo ? chissà!

Non sappiamo di preciso come morì Villani, presumibilmente per i postumi da congelamento, così come molti altri suoi camerati, oppure per ferite inferte dalle truppe cosacche, durante la ritirata della grande armata napoleonica; conosciamo solo la data della morte, avvenuta, come abbiamo già accennato, a Mesenburgh, il 4 gennaio del 1813, appena pochi mesi dopo le sue ultime lettere.

Più fortunato fu invece un altro pugliese, il marchesino di Rignano Vincenzo Corigliano, giovane ufficiale anch’egli facente parte del reggimento delle Guardie d’Onore napoletane.

Le lettere di questo giovane ufficiale, conservate per anni dai suoi eredi nell’archivio di famiglia, sono state pubblicate parzialmente negli atti di un convegno italo-russo tenutosi nel 2012 proprio sugli Italiani che parteciparono alla campagna di Russia del 1812 con la grande armata napoleonica.

Da queste lettere veniamo a conoscenza che il marchesino Vincenzo Corigliano, ormai quasi in fin di vita, dopo la disfatta dell’esercito napoleonico, riesce ad ottenere un passaggio per l’Italia e Napoli nella carrozza di un generale e sulla via del ritorno, arrivato in Germania e sentendosi un po’ più sicuro della sua salvezza, invia disperato una lettera al padre il 3 febbraio del 1813 da Monaco di Baviera.

In questa accorata missiva, il marchesino Vincenzo Corigliano avvisa il proprio genitore che al suo ritorno dovrà sborsare la considerevole cifra di 1000 ducati per le spese affrontate nel corso del suo viaggio di ritorno.

Ecco uno stralcio di questa missiva:  Caro papà mio, ora che sto bene voglio dirti che in Danzica sono stato per morire ed al reggimento mi credevano già morto. Fui obbligato dunque a comprare una carrozza chiusa e partire in posta da Danzica, che era stata dichiarata piazza d’assedio, quasi moribondo … a Glogan mi sono unito col colonnello, presentemente generale, stando molto malato facciamo un viaggio comodo … al mio arrivo vi saranno mille ducati da pagare, vi prego non dire niente del mio arrivo a nessuno ed in particolare a Mariannina … il tremore cresce e non mi fido più.

Parole scritte in chissà quali condizioni di disagio da parte di un figlio al padre, parole che ci emozionano e ci fanno rivivere questa tragica ritirata; per sua fortuna, comunque, il marchesino riuscì infine a raggiungere Napoli e la salvezza.

Rimessosi poi in salute, morto il padre, Vincenzo Corigliano sarà l’ultimo marchese a detenere il feudo del paese di Rignano e tornato in età più matura a Foggia ricoprirà in seguito per molti anni la carica di Ricevitore Generale della Reale Cassa del Tavoliere, direttamente agli ordini dell’intendente, ovvero governatore, della Capitanata, Nicola Santangelo, che sarà poi nominato ministro dell’interno.

Il marchese, per ragione del suo incarico, dimorerà presso il palazzo dell’ex Dogana, poi sede dell’Intendenza e nel 1853 sarà anche nominato presidente del Consiglio Distrettuale Provinciale.

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