Secoli bui ma non troppo, la cultura tardoantica come non ve la sareste mai immaginata. L’intervista a Carla Cossu

by Germana Zappatore

Il Medioevo, croce e (un po’ meno) delizia per gli studenti. Siamo onesti: ai tempi della scuola una delle materie più invise è sempre stata la storia, in particolare quella dei cosiddetti ‘secoli bui’. Tante (troppe!) date da ricordare e orde di barbari dai nomi improbabili quanto impronunciabili. E poi la differenza fra Alto e Basso Medioevo, l’Impero Romano d’Oriente e quello d’Occidente, il feudalesimo, i Guelfi e i Ghibellini, le Crociate, ma anche carestie e pestilenze, eresie e scismi… Insomma, un mucchio di informazioni che soltanto in pochi ricordavano già all’indomani dell’interrogazione.

Sicuramente il Medioevo è un’epoca un po’ ingarbugliata. Ma probabilmente l’orticaria che ci assale al solo nominare l’età di mezzo è frutto anche delle scelte didattiche (almeno quelle dei nostri tempi). Nessuno ci ha mai detto – ad esempio – che una delle primissime testimonianze del volgare italiano si trova in una chiesa e recita “Fili de le pute, traite!” o che il vero ‘flagello di Dio’ per l’imperatore romano d’Occidente Valentiniano III fu la sorella Onoria che si era autopromessa sposa ad Attila promettendogli in dote mezzo Impero. Insomma, ‘sfumature’ storiche che avrebbero potuto cambiare il corso di studi di tanti di noi, ma che oggi potrebbero ridare linfa all’interesse delle nuove generazioni. Merito del web e di un blog dall’eloquente titolo ‘Secoli bui ma non troppo’.

L’autrice è Carla Cossu, una giovanissima ragazza che vive in Sardegna e che si è inventata questo contenitore di ‘personaggi e storie dal mondo tardoantico e medievale’ poco conosciuti ma estremamente interessanti e spesso esilaranti. Per la serie: quando la realtà supera la fantasia.

Noi di bonculture abbiamo contattato Carla per farci raccontare questo suo progetto sui generis.

Ciao Carla. Ci spieghi cos’è esattamente ‘Secoli bui, ma non troppo’?

Secoli bui ma non troppo è “la mia creatura”, come mi piace chiamarla. Un piccolo spazio, nato senza grandi ambizioni, in cui volevo condividere la mia passione per l’arte e la storia del Medioevo. Inizialmente le visualizzazioni non erano più di una decina al giorno e avrei potuto indovinare a occhi chiusi da chi provenissero: mia mamma, mio babbo, il mio fidanzato e qualche amico di buona volontà! Poi, a un certo punto, è scattata la magia del web: un articolo particolarmente fortunato ha rimbalzato sui social per qualche settimana e i visitatori si sono moltiplicati, raggiungendo cifre che non avrei mai sperato.

 Il progetto è ambizioso e doppiamente rischioso: parlare di cultura e in particolare di cultura tardoantica. Perché questa scelta?

Non so se parlare di cultura sia un progetto ambizioso. Io l’ho sempre vista in modo piuttosto semplice: la cultura non è materia alta, non è un bene d’élite e non deve essere per forza ostica. Tutto ciò che riguarda l’uomo è cultura. Parlare di cultura significa parlare degli uomini di oggi e di quelli di ogni epoca, cercare di interpretare le ragioni celate dietro le loro azioni, comprendere il senso che essi danno a qualsiasi aspetto della loro vita. La cultura tardoantica nello specifico, poi, è il mio grande amore dai tempi dell’università. Ho iniziato ad affezionarmi proprio a quel periodo perché lo vedevo un po’ bistrattato, sempre lasciato ai margini nei programmi scolastici e nei manuali. Col tempo ho scoperto che nessuna epoca, più di quella altomedievale, racchiude in sé le radici dell’Europa contemporanea. È come se, in quei secoli di transizione, si fossero dati appuntamento il mondo romano, il pensiero cristiano, le nuove culture dei popoli “barbari” venuti dal Nord e la neonata religione islamica. Se dovessimo fare un album fotografico per rappresentare ogni fase di vita della nostra identità europea, nel primo scatto, in culla, non potremmo che trovare lui, il Tardoantico.

Una caratteristica che contraddistingue i contenuti del blog è lo stile leggero e soprattutto ironico (a tratti sarcastico) che usi per far conoscere fatti e misfatti storicamente veri. Insomma, metti il miele sul bordo del bicchiere per rendere meno amara la medicina…

In generale credo che nella vita siano davvero poche le cose tanto sacre da non poterci scherzare su e inoltre, per un’imbranata cronica come me, l’ironia non è solo un approccio mentale, ma un’arma di sopravvivenza per confondere le acque e sembrare un po’ meno svampita. Certo, devo ammetterlo, ogni tanto con questi poveri medievali calco la mano e li maltratto un po’. Loro però non ci restano male, e non solo perché tanto sono morti da secoli: per me la storia medievale è come una di quelle vecchie amiche con cui si ha talmente tanta confidenza e di cui si ha talmente tanta stima, da poterla prendere in giro senza che ti porti rancore o che senta messo in discussione il suo valore. Nonostante ciò, non direi che la mia ironia sia un modo per indorare la pillola. Buttarla sul ridere mi viene naturale perché fa parte del mio carattere, ma la storia medievale è talmente bella, ricca e interessante di per sé, da non aver bisogno del mio contributo per essere addolcita!

 Il tuo blog tratta argomenti poco conosciuti però davvero divertenti (mi vengono in mente il post sui dipinti ‘più cessi’, ma anche quello delle morti ‘fantasiose’). Come ti vengono in mente questi argomenti?

Tantissimi di questi argomenti li ho conosciuti nel mio percorso universitario o in seguito, con le mie letture personali e… li ho trovati esilaranti! Già da tanti anni, ai margini dei miei libri, si affollavano vignette e annotazioni con cui sottolineavo gli aspetti più curiosi; magicamente poi, mi rendevo conto che, a distanza di mesi, le cose che ricordavo meglio erano proprio quelle su cui avevo riso. La nascita del blog è stata una semplice trasposizione dei miei appunti da una pagina di carta ad una pagina web. Il fatto poi che alcuni argomenti siano poco studiati a scuola è un po’ un residuo della didattica di un tempo, in cui c’era un programma statale obbligatorio che gli insegnanti erano costretti a rispettare. Già da vent’anni non è più così e oggi ogni insegnante avrebbe il diritto, in teoria, di portare in classe gli argomenti che preferisce, prediligendo quelli che ritiene più adatti e significativi. Il motivo per cui non lo facciamo è che siamo forse un po’ pigri e abitudinari.

Perché quelli del Medioevo secondo te sono secoli “non troppo” bui?

I secoli del Medioevo non furono affatto bui. Appaiono bui a noi, ma solo perché spesso, nel guardarli, indossiamo gli occhiali da sole scuri della modernità. A livello universitario le mie grandi maestre sono state materie come l’antropologia e l’iconologia, che mi hanno insegnato, per quanto possibile, a spogliare il mio sguardo dai pregiudizi dell’essere una donna europea del XXI secolo, per poter interpretare manufatti e avvenimenti attraverso l’analisi dei significati culturali propri di epoche diverse. Educare tutti quanti, e in particolare le nuove generazioni, a questo approccio culturale è fondamentale: non solo per rendere le persone più erudite, ma soprattutto per educarle alla pace, alla comprensione del diverso, al confronto con mentalità storicamente o geograficamente distanti. È facile che un quadro del Duecento ci appaia brutto o che la condotta di un capo barbarico del VI secolo ci sembri insensata e crudele: esercitiamoci però a capirne il senso; probabilmente il brutto resterà ai nostri occhi brutto e il crudele resterà crudele, ma certamente rimarremo affascinati dall’averne compreso il significato e vedremo sotto un’ottica diversa sia il passato che il presente.

 Chi è Carla Cossu? Rivelaci qualcosa di te…

Chi è Carla Cossu… Be’, direi che è un curioso personaggio con un’identità in via di definizione e questa indefinitezza per ora non le dispiace. D’altronde, come dice una canzone che ascolto spesso ultimamente “Nemmeno da vecchi si sa cosa faremo da grandi”. Approssimando un po’ possiamo dire che sono un’esordiente insegnante di Scuola Media, alle prese con un Corso di Specializzazione che mi permetterà di diventare insegnante di sostegno. Anche se ho ancora tantissimo da imparare, la scuola mi piace tanto: mi piacciono i ragazzi, la loro unicità, gli occhi accesi di speranza, rabbia o timidezza che ognuno di loro ha. L’altra mia grande passione poi è la scrittura. Quando avevo vent’anni scrivevo delle poesie bruttarelle e pesanti come macigni sul mio animo sensibile e tormentato… ora invece tormento i lettori del mio blog con il racconto di personaggi e fatti del mondo medioevale e direi che così siamo più contenti (e leggeri) tutti!

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